[quote="Laser"]Zilraag, scusami se ho un'impressione sbagliata, ma sembri essere sul piede di guerra, e non ne capisco perché...
Chiedo scusa io se ho dato questa impressione, è che quando si parla di politica (questa *è* politica) tendo ad accendermi un po'. Vecchie abitudini da circolo ARCI. Sorry.
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In quanto comunità, a mio modesto avviso, penso che dovremmo evitare l'isolamento: nessuna minoranza ce l'ha mai fatta da sola ("prima vennero per gli ebrei" sia sempre di monito). Se c'è qualcosa che possiamo dare loro, dovremo farlo. "Alleati", penso che sia la parola giusta, anche se è una formica che si allea con un gigante...
Penso che se c'è una comunità che ci somiglia e alla quale rivolgersi per chiedere appoggio (non è vergogna, AVEN è nata ieri, dopo tutto), sia quella LGBT. A chi rivolgersi altrimenti?
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Uhm, evitare l'isolamento per "farcela"... fare cosa? Davvero, non capisco contro chi staremmo combattendo. Dovremmo avere appoggio per cosa? Non voglio essere provocatorio Zil... davvero non sento che il nostro gruppo stia combattendo contro nessuno.
Contro, spero sempre di no. Ma per il proprio riconoscimento sociale, sì. Anche se siamo infinitamente più "sdoganabili" dei gay (ad esempio in famiglia), tanto per rimanere sul solito parallelismo, possono esserci problemi, per qualcuno. Io penso a come ho vissuto questa cosa a 17 anni, per esempio (quindi un paio di ere geologiche fa), quando non si parlava proprio di asessualità come "cosa normale". Se posso, volgio provare a contribuire a dare una "bussola", un punto di riferimento, a un ragazzino di quell'età, oggi, perché non debba passare quello che ho passato io. Per questo servono visibilità e riconoscimento.
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Il problema è che "politicamente", la comunità Asex, in Italia, non è una minoranza: non esiste, ancora. Al massimo siamo trattati dai media come dei freaks (e ripeto, in un modo in cui non si azzardano più a trattare i gay), o come "l'ultima moda in fatto di sessualità", o come "quelli che non fanno sesso", per finire in ambienti non da circolo della letteratura a "ora ci sono anche i segaioli". Mi aspetto un servizio TV tipo "le Iene" che mostra gli asex assieme alla ragazzina eroinomane o prostituta, o a quello con quarantadue tatuaggi in faccia. Freaks, appunto, persone da non rispettare, gente strana.
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Dai, non mi sembra siano stati mai così cattivi, con noi. Capisco possa dare fastidio il fatto che qualche giudizio ci sia sempre, ma la gente giudica anche -chessò- gli ambidesti, e tutto quello che non è socalmente "più che normale". E' l'uomo ad essere fatto così, ovunque tu ti possa trovare su questo nostro pazzo mondo... io credo che sia molto più probabile che ci lascino stare prestissimo, appena vedono che non facciamo notizia...
Non è il giudizio cattivo, anzi: magari!
Il problema è che vedo questa cosa dell'"ultima moda", come un modo per non prenderci sul serio: "e' una moda: passerà". No: è una condizione e non cambia con la prossima estate. Ed è una cosa seria, perché è la nostra vita, e non un cappello o una borsa.
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Correggetemi se sbaglio (non sono del settore), ma credo che nel DSM ancora l'asessualità sia una malattia mentale, o un effetto di essa.
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mi sembra sia classificata come disfunzione sessuale. non mentale.
Comunque non ho la percezione, come ho già detto, di essere ghettizzato. Piuttosto può essere vero che ci guardano un po'come a bestie strane, ma in sostanza hanno, come giustamente hai detto, la curiosità dell'ultima novità, e passerà presto. Non ci metterà nessuno in croce. Semplicemente troveranno al volo qualcosa di più interessante.
Considera che io non so che differenza ci sia tra disfunzione sessuale e mentale: il mio rapporto con la psicologia si ferma alla conoscenza del fatto che Freud portava gli occhiali.
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In ogni modo, penso che anche come "disfunzione", si debba cominciare a discutere...
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Non ho letto commenti entusiasti della comunità gay su quella asessuale, sia in italiano che in inglese. E' ovvio che, a liberazione raggiunta o quasi, alcuni, tendano ad essere elitaristi.
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persone che combattono prevalentemente per la propria affermazione sessuale difficilmente creeranno un legame per chi, blandamente, non si cura affatto dei loro problemi (legati alla sessualità), considerandoli superflui e lontani dal proprio modo di pensare. Non li biasimo.
Però il sentimento, nel mio caso è reciproco. Combattono una crociata che nonsarà mai la mia.
La "crociata", come la chiami tu, a mio modesto avviso, non è tanto basata sull'affermazione sessuale in quanto tale (i gay ci sono sempre stati), ma è un confronto, in atto, tra chi vuole una società basata *esclusivamente* sulla famiglia di tipo tradizionale, e di chi vuole, per ideologia o per condizione, una società più aperta e "plurale" (bella parolina, proprio di moda). Altrimenti, anche solo numericamente, la comunità gay sarebbe stata sconfitta in partenza.
Se consideri che una parte consistente della comunità asex è probabilmente single (anche se non ho numeri spendibili al momento, ma è un'impressione), quindi lontani dall'esclusività della famiglia tradizionale, anche senza scegliere, siamo già in quella direzione per condizione propria, o per vicinanza, o per ideologia. Perché se non metti la famiglia tradizionale in discussione, non pensi neanche lontanamente di avere una sessualità diversa da quella "ordinaria".
Inoltre, mettere in piazza i problemi legati alla *propria* sessualità, cioé fare outing pubblicamente, rendere pubblico qualcosa, come la sessualità, di estremamente privato, ha un senso se questi problemi hanno una traduzione dal punto di vista sociale e politico, vale a dire nella vita di tutti i giorni, per sé e per chi è in una situazione simile. Altrimenti non ha nessun senso e rischia di diventare puro esibizionismo (e quindi, veramente, l'ultima moda), visto che, come giustamente dici, nessuno ci sta mettendo in croce, per il momento.
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possiamo guardare quelle che sono state le tappe della loro liberazione, come si è passati (in meno di 50 anni da Stonewall, e in una quarantina alle nostre latitudini), dal prendere a sputi il "frocio del paese", a parlare in Parlamento, di leggi sull'omofobia e di matrimoni omosex, indietro, comunque alla maggioranza dei Paesi europei. Ricordiamoci che ancora fino all'inizio degli anni '70 anche l'omosessualità era iscritta nel DSM come malattia mentale. E tutto sommato, pochi anni prima, in molti Paesi occidentali, era reato. E in buona parte del mondo, purtroppo, lo è ancora.
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dici cose giuste, ma in che modo questo è comparabile alla nostra condizione (che io invece considero pacificamente lontana dai riflettori, dove si sta piuttosto sereni)?
Non siamo in guerra, non credo si senta un bisogno generale di affermazione e i nostri problemi al limite sono altri.
Continuo a non capire perché tu sia tanto arrabbiato e reazionario...[/quote]
Per l'arrabbiato, chiedo nuovamente scusa a te e agli altri, se ho dato questa impressione.
Reazionario, no, dai. Sono sempre stato libero e libertario. Magari, non libertino, ma questo è un altro problema ;-)
Per quello che riguarda lo stare lontano dai riflettori, qualche volta si sta sereni, qualche volta, meno.
La visibilità, ti ripeto, se a me, e a quanto leggo a te, non cambia più di tanto la vita, a qualcuno la può cambiare. Ed infatti visibilità ed informazione (traduciamo così "education"?), mi sembra che siano alla base di questa comunità.
Personalmente, tutte le volte che ho deciso di impegnarmi in politica (perché, ripeto, questa è politica), l'ho sempre fatto per aiutare chi poteva stare peggio. Deve essere per questo che non ho fatto carriera
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Ci può essere chi legge il forum con un miliardo di domande nella testa (prima delle quali "cosa ho di sbagliato?"), il ragazzino, o la ragazzina che si sente diverso. Più visibilità per la comunità (ed il messaggio che questa è una cosa seria, non si "diventa" asessuali per ripicca, ho letto anche questa) può dare risposte che io, personalmente, non ho potuto avere, in quella fase. Oppure il 40enne che si è sposato la fidanzatina delle medie e che solo ora pensa "ma che c***o ho fatto?
Una comunità deve servire per dire agli altri "non sei solo, io sono come te, siamo in tanti". E per questo, stare sotto i riflettori (e non comodamente all'ombra, anche quando sembra che non ci siano ragioni apparenti), e indispensabile.