Asessualità e comunità LGBT+

Per tutto ciò che riguarda l'asessualità e gli asessuali.
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SilverKitsune
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Asessualità e comunità LGBT+

Messaggio da SilverKitsune »

La comunità LGBT+ è forse la più vicina a quella asessuale in termini di background e, in parte, anche di rivendicazioni. Vi sentite parte di essa, in quanto asessuali, oppure pensate di essere degli alleati più che dei membri? Avete delle esperienze con persone che ne hanno fatto parte, oppure con le associazioni stesse? Andreste a un evento di un'associazione LGBT+, per esempio un gay pride?
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Laser
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Re: Asessualità e comunità LGBT+

Messaggio da Laser »

No, non mi sento rappresentato dalla comunità e trovo molto difficile questa identità o identificazione.
Trovo che chi ha fatto (indubbiamente) delle scelte molto forti a livello sessuale, e per esperienza posso dire che pone il sesso in una posizione di centralità nella scala di valori della propria vita forse proprio in virtù di queste scelte, non possa avere cose in comune con me. Di fatto ho notato come non ci sia una comprensione tra la nostra comunità e la loro. Suona strano, ma la chiusura soprattutto da parte loro sembra essere spiccata.
Poi magari è una mia esperienza che non rispecchia quella che invece è la realtà comune. Ad ogni modo non mi sento di appartenere alla comunità LGBT. Mi sento agli antipodi, a dirla tutta, rispetto al loro pensiero...

Asphyxia
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Re: Asessualità e comunità LGBT+

Messaggio da Asphyxia »

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Sidhe
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Re: Asessualità e comunità LGBT+

Messaggio da Sidhe »

Abbiamo in comune il fatto di essere minoranze non-eterosessuali, ma in effetti poco altro. Questo non significa che non si possa essere amici o capirsi, e non significa che i loro diritti non siano importanti quanto i nostri e quelli di chiunque altro, o che i nostri diritti non siano importanti quanto i loro, e che non si possa essere collaborativi per simili questioni.
Ma in effetti quando parlo con qualche mio amico gay percepisco stili di vita molto diversi.
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ZilRaag
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Re: Asessualità e comunità LGBT+

Messaggio da ZilRaag »

La vicinanza al movimento LGBT, per me, da punto di vista personale, c'è senza condizioni, da un punto di vista "ideologico": rivendicano dei diritti sacrosanti.

In quanto comunità, a mio modesto avviso, penso che dovremmo evitare l'isolamento: nessuna minoranza ce l'ha mai fatta da sola ("prima vennero per gli ebrei" sia sempre di monito). Se c'è qualcosa che possiamo dare loro, dovremo farlo. "Alleati", penso che sia la parola giusta, anche se è una formica che si allea con un gigante...

Il problema è che "politicamente", la comunità Asex, in Italia, non è una minoranza: non esiste, ancora. Al massimo siamo trattati dai media come dei freaks (e ripeto, in un modo in cui non si azzardano più a trattare i gay), o come "l'ultima moda in fatto di sessualità", o come "quelli che non fanno sesso", per finire in ambienti non da circolo della letteratura a "ora ci sono anche i segaioli". Mi aspetto un servizio TV tipo "le Iene" che mostra gli asex assieme alla ragazzina eroinomane o prostituta, o a quello con quarantadue tatuaggi in faccia. Freaks, appunto, persone da non rispettare, gente strana.

Correggetemi se sbaglio (non sono del settore), ma credo che nel DSM ancora l'asessualità sia una malattia mentale, o un effetto di essa.

Siamo al principio di un lungo percorso, dobbiamo ancora iniziare ad essere presi sul serio dalla maggioranza delle persone che neanche sa che esistiamo e che non siamo uomini impotenti e donne senza libido che si sono inventati una scusa, politicamente, non andrei a cercare il pelo nell'uovo, se si apre una porta, entriamoci.

Penso che se c'è una comunità che ci somiglia e alla quale rivolgersi per chiedere appoggio (non è vergogna, AVEN è nata ieri, dopo tutto), sia quella LGBT. A chi rivolgersi altrimenti? Alla Chiesa cattolica? Ad oggi, non mi vengono in mente altri gruppi di pressione ai quali possiamo appoggiarci, e, ripeto, da soli, e in mancnza di "sponsor" (che so, una celebrità che fa outing, ma anche queste cose succedono di pari passo con la crescita di una comunità: 10 anni prima Tiziano Ferro se ne guardava bene dal dichiararsi in pubblico...), si rimane al punto di partenza.

Quindi, se c'è da partecipare a qualche evento come comunità (individualmente, è logico che sarebbe una cazzata) e portare la nostra esperienza, why not? Certo, non ci farà male. Al massimo, la porta aperta, ce la ritroviamo chiusa in faccia.
Il problema, caso mai, è se "loro" ci vogliono. E su questo si potrebbe aprire una voragine. Non ho letto commenti entusiasti della comunità gay su quella asessuale, sia in italiano che in inglese. E' ovvio che, a liberazione raggiunta o quasi, alcuni, tendano ad essere elitaristi.

Abbiamo da imparare da loro, senza scimmiottarli, perché siamo un'altra cosa, possiamo guardare quelle che sono state le tappe della loro liberazione, come si è passati (in meno di 50 anni da Stonewall, e in una quarantina alle nostre latitudini), dal prendere a sputi il "frocio del paese", a parlare in Parlamento, di leggi sull'omofobia e di matrimoni omosex, indietro, comunque alla maggioranza dei Paesi europei. Ricordiamoci che ancora fino all'inizio degli anni '70 anche l'omosessualità era iscritta nel DSM come malattia mentale. E tutto sommato, pochi anni prima, in molti Paesi occidentali, era reato. E in buona parte del mondo, purtroppo, lo è ancora.

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ZilRaag
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Re: Asessualità e comunità LGBT+

Messaggio da ZilRaag »

[quote="Asphyxia"]Concordo con Laser; nemmeno io mi sento rappresentat* dalla comunità LGBT in quanto sono sempre dei sessuali.[/quote]

Pensavo che asessualità non fosse sinonimo di sessuofobia.
Per quanto mi riguarda, ognuno deve vivere la propria sessualità (che poi è quello che chiediamo, giusto?).

Essere "solo" non eterosessuale, inoltre, è una delle ragioni per la quale non ho coraggio di fare outing in officina dove lavoro, perché ha paura di essere preso a sputi.
Diciamo che non è poco. Un po' come essere solo "non bianco" nel Sudafrica dell'Apartheid.

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Re: Asessualità e comunità LGBT+

Messaggio da Laser »

Uhm... non credo che ci si possa definire non-eterosessuali. O almeno, per quanto mi riguarda, sono eterosessuale. Un asessuale semplicemente potrei pensare che non prende in considerazione la differenza. Non ha interesse nella collocazione omo/eterosessuale.
Al contrario nella comunità LGBT è di primaria importanza l'identità, comprensibilmente. Per loro inoltre la sessualità è per definizione, basilare.
Sono tutte cose che ci pongono su piani molto differenti.
Beninteso, non dico che non si possa essere amici, o cercare di capirsi. Dico solo che non facciamo proprio parte della loro categoria, che vedo difficile collocarci in una comunità sessuale. Personalmente sono a parte, e mi sento benissimo rappresentato dalla mia categoria asessuale, che già prolifica di sufficienti sotto categorie (in cui inquadro già me stesso).

Ma noi recriminiamo qualcosa? Abbiamo diritti calpestati da difendere? Forse ancora ho vissuto poco nella comunità asex per avere un quadro completo, ma a me nessuno ha mai emarginato e di rado è successo che fossi giudicato per la mia sessualità (era in ogni caso più un "non comprendo bene quale strano tipo di creatura sei, ma non mi sembri pericoloso").

Ditemelo se sbaglio... cerco di comprendere tutto anch'io... :)

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Re: Asessualità e comunità LGBT+

Messaggio da Socratico85 »

Però io concordo con la categoria definita "in negativo" di "non-eterosessuale"... ci accomuna tutto ciò che non rientra nello stereotipo/identità dell'uomo ""normale""

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Sidhe
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Re: Asessualità e comunità LGBT+

Messaggio da Sidhe »

ZilRaag ha scritto:
Asphyxia ha scritto:Concordo con Laser; nemmeno io mi sento rappresentat* dalla comunità LGBT in quanto sono sempre dei sessuali.
Pensavo che asessualità non fosse sinonimo di sessuofobia.
Per quanto mi riguarda, ognuno deve vivere la propria sessualità (che poi è quello che chiediamo, giusto?).
Per come la vedo io ci sono due ambiti separati: primo, avere aspirazioni comuni circa l'ottenimento dei diritti di tutti e la liberta' di vivere liberamente la propria sessualita' (o vivere liberamente la propria non sessualita'); secondo, sentire a livello profondo di avere una comune visione della vita. Secondo me l'unione sul primo punto e' possibile, probabile e giusta, ma non sempre puo' esserci unione sul secondo punto, senza bisogno di parlare di sessuofobia o di non concomitanza di valori.
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Re: Asessualità e comunità LGBT+

Messaggio da Laser »

Zilraag, scusami se ho un'impressione sbagliata, ma sembri essere sul piede di guerra, e non ne capisco perché...
In quanto comunità, a mio modesto avviso, penso che dovremmo evitare l'isolamento: nessuna minoranza ce l'ha mai fatta da sola ("prima vennero per gli ebrei" sia sempre di monito). Se c'è qualcosa che possiamo dare loro, dovremo farlo. "Alleati", penso che sia la parola giusta, anche se è una formica che si allea con un gigante...

Penso che se c'è una comunità che ci somiglia e alla quale rivolgersi per chiedere appoggio (non è vergogna, AVEN è nata ieri, dopo tutto), sia quella LGBT. A chi rivolgersi altrimenti?
Uhm, evitare l'isolamento per "farcela"... fare cosa? Davvero, non capisco contro chi staremmo combattendo. Dovremmo avere appoggio per cosa? Non voglio essere provocatorio Zil... davvero non sento che il nostro gruppo stia combattendo contro nessuno.
Il problema è che "politicamente", la comunità Asex, in Italia, non è una minoranza: non esiste, ancora. Al massimo siamo trattati dai media come dei freaks (e ripeto, in un modo in cui non si azzardano più a trattare i gay), o come "l'ultima moda in fatto di sessualità", o come "quelli che non fanno sesso", per finire in ambienti non da circolo della letteratura a "ora ci sono anche i segaioli". Mi aspetto un servizio TV tipo "le Iene" che mostra gli asex assieme alla ragazzina eroinomane o prostituta, o a quello con quarantadue tatuaggi in faccia. Freaks, appunto, persone da non rispettare, gente strana.
Dai, non mi sembra siano stati mai così cattivi, con noi. Capisco possa dare fastidio il fatto che qualche giudizio ci sia sempre, ma la gente giudica anche -chessò- gli ambidesti, e tutto quello che non è socalmente "più che normale". E' l'uomo ad essere fatto così, ovunque tu ti possa trovare su questo nostro pazzo mondo... io credo che sia molto più probabile che ci lascino stare prestissimo, appena vedono che non facciamo notizia...
Correggetemi se sbaglio (non sono del settore), ma credo che nel DSM ancora l'asessualità sia una malattia mentale, o un effetto di essa.
mi sembra sia classificata come disfunzione sessuale. non mentale.
Comunque non ho la percezione, come ho già detto, di essere ghettizzato. Piuttosto può essere vero che ci guardano un po'come a bestie strane, ma in sostanza hanno, come giustamente hai detto, la curiosità dell'ultima novità, e passerà presto. Non ci metterà nessuno in croce. Semplicemente troveranno al volo qualcosa di più interessante.

Non ho letto commenti entusiasti della comunità gay su quella asessuale, sia in italiano che in inglese. E' ovvio che, a liberazione raggiunta o quasi, alcuni, tendano ad essere elitaristi.
persone che combattono prevalentemente per la propria affermazione sessuale difficilmente creeranno un legame per chi, blandamente, non si cura affatto dei loro problemi (legati alla sessualità), considerandoli superflui e lontani dal proprio modo di pensare. Non li biasimo.
Però il sentimento, nel mio caso è reciproco. Combattono una crociata che nonsarà mai la mia.
possiamo guardare quelle che sono state le tappe della loro liberazione, come si è passati (in meno di 50 anni da Stonewall, e in una quarantina alle nostre latitudini), dal prendere a sputi il "frocio del paese", a parlare in Parlamento, di leggi sull'omofobia e di matrimoni omosex, indietro, comunque alla maggioranza dei Paesi europei. Ricordiamoci che ancora fino all'inizio degli anni '70 anche l'omosessualità era iscritta nel DSM come malattia mentale. E tutto sommato, pochi anni prima, in molti Paesi occidentali, era reato. E in buona parte del mondo, purtroppo, lo è ancora.
dici cose giuste, ma in che modo questo è comparabile alla nostra condizione (che io invece considero pacificamente lontana dai riflettori, dove si sta piuttosto sereni)?
Non siamo in guerra, non credo si senta un bisogno generale di affermazione e i nostri problemi al limite sono altri.
Continuo a non capire perché tu sia tanto arrabbiato e reazionario...

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Laser
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Re: Asessualità e comunità LGBT+

Messaggio da Laser »

Socratico85 ha scritto:Però io concordo con la categoria definita "in negativo" di "non-eterosessuale"... ci accomuna tutto ciò che non rientra nello stereotipo/identità dell'uomo ""normale""
Sì, Socratico, avevo pensato alla definizione con questo risvolto, effettivamente. Però non posso che rifiutarla per le ragioni già esposte. Non possiamo dividere il mondo in quelli neri e quelli bianchi. Perché noi siamo quelli... viola? grigi? un altro colore a caso?
E come lo siamo noi altri avranno altri colori e altre categorie. noi non dobbiamo per forza rientrare in una di queste.
Perché "ci sono gli etero e poi ci sono tutti gli altri", è davvero riduttivo, e non fa onore a nessuno di quei "tutti gli altri", che magari sentono di avere un'identità un pochino meglio definita.
Per la stessa ragione non vedo perché un omosessuale dovrebbe voler far parte della nostra categoria. Lui ha una sessualità da difendere. Noi rappresentiamo la vacuità delle sue basi. Strano che non siano incazzati loro, con noi... :)

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Laser
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Re: Asessualità e comunità LGBT+

Messaggio da Laser »

Sidhe ha scritto: Per come la vedo io ci sono due ambiti separati: primo, avere aspirazioni comuni circa l'ottenimento dei diritti di tutti e la liberta' di vivere liberamente la propria sessualita' (o vivere liberamente la propria non sessualita'); secondo, sentire a livello profondo di avere una comune visione della vita. Secondo me l'unione sul primo punto e' possibile, probabile e giusta, ma non sempre puo' esserci unione sul secondo punto, senza bisogno di parlare di sessuofobia o di non concomitanza di valori.
Ehm, ma noi non siamo liberi di vivere liberamente la nostra sessualità? Che è di base asessuale, una contraddizione in termini se pensi che a questo punto si potrebbe dire che non abbiamo poi tutte queste esperienze da vivere... Non voglio giocare con le parole Sidhe, era una battuta.
Però il punto resta il fatto che non ho l'impressione che la nostra comunità sia vessata in alcun modo. Nessuno ci sta impedendo di vivere la nostra asessualità. Al limite sono curiosi o ci ignorano. E' una situazione totalmente serena e rilassata.
Mi chiedo invece perché vorresti avere una "visione comune della vita" con un trans. o con una lesbica, se preferisci. Sono persone bellissime (io lavoro nell'ambiente dello spettacolo, ragazzi, so di cosa parlo, sia chiaro!). Ma non hanno una visione da condividere con noi. Siamo ad anni luce di distanza, sul fronte sessuale e le loro battaglie non ci riguardano neanche lontanamente.

E anche questa cosa poi è ridicola: sessuofobi? Ma secondo voi uno può soffrire di Acrofobia (Paura delle Grandi Altezze) se vive in un cottage in piena campagna? Non avrà esperienze che lo portino a temere le altezze. Continuando a vivere in campagna, magari penserà a quanto gli piacerebbe prima o poi salire su un grattacielo, senza sapere che scatenerebbe in lui un enorme panico.
Noi non possiamo essere sessuofobi nei confronti del sesso omosessuale. Un asex è ad anni luce dai problemi del sesso omosessuale perché non lo considera un'opzione (poi ci sono i Gray omosessuali, ma non me ne vogliano, nessun esempio è perfetto... ;) )

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klizia
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Re: Asessualità e comunità LGBT+

Messaggio da klizia »

Per rispondere alla domanda principale di questa discussione: personalmente mi sento un'alleata. Non mi sento parte della comunità LGBT ma mi sento vicina, sia sul piano politico (diritti, rivendicazioni, solidarietà) che sul piano pratico (andare ai pride o alle conferenze o altri incontri).
In passato, soprattuto durante l'università, ho partecipato a eventi organizzati da queste comunità e quando posso -con alcuni amici- vado alle manifestazioni e ai pride.
In ognuna di queste occasioni mi sono sempre trovata benissimo sia con le persone che con le idee e i progetti ma mi rendo conto che, la mia, è una vicinanza politica e ideologica così come il mio attivismo è solo di supporto perchè, appunto, sono un'alleata e non parte della loro comunità.

Quindi la domanda seguente (che mi pongo, io per prima, e ultimamente molto spesso!) è: andrei a un pride non con i miei amici ma con altri attivisti asessuali? E ci andrei non come attivista politica ma come persona asessuale? E la stessa domanda vale per le altre occasioni di contatto che ho avuto in passato e che (spero) tornerò ad avere in futuro: parteciperei a una riunione su questi temi come persona asessuale oltre che come semplice sostenitrice?
La risposta è: dipende dagli interlocutori, dal contesto, dall'occasione. In alcuni casi penso che tutti gli orientamenti dovrebbero confrontarsi insieme tra di loro, in altri casi penso che sia necessaria una giusta distanza proprio perchè non c'è una sovrapposizione totale.

E' vero che tutte le loro battaglie non sono le nostre ma alcune possono, indirettamente, riguardarci dato che anche tra noi ci sono asessuali che stanno in coppia con persone del proprio sesso o che altri di noi si confrontano anche con questioni che riguardano l'identità di genere. Su temi come questi abbiamo certamente da discutere con omosessuali e transessuali (e in futuro potremmo trovare temi da discutere anche con altri) quindi mi sembra naturale che su alcune cose si possa lavorare insieme in futuro. Il che non significa autoinvitarci in massa nella comunità LGBT facendo irruzione: realtà diverse possono collaborare insieme pur restando distinte e mantenendo ognuna le proprie caratteristiche.
A volte, e capisco che possa capitare a chi non lo vive, si tende a dimenticare che non tutti gli asessuali sono etero orientati, che non tutti gli asessuali vogliono stare nascosti e farsi passare per eterosessuali e che non tutti gli asessuali ambiscono a uno stile di vita rigorosamente etero e questo è da considerare quindi i discorsi per cui "noi non c'entriamo con loro" o "non ci riguarda per niente" non valgono per tutti e non valgono in ogni occasione e a ogni proposito.

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ZilRaag
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Re: Asessualità e comunità LGBT+

Messaggio da ZilRaag »

[quote="Laser"]Zilraag, scusami se ho un'impressione sbagliata, ma sembri essere sul piede di guerra, e non ne capisco perché...
Chiedo scusa io se ho dato questa impressione, è che quando si parla di politica (questa *è* politica) tendo ad accendermi un po'. Vecchie abitudini da circolo ARCI. Sorry.


[quote]
In quanto comunità, a mio modesto avviso, penso che dovremmo evitare l'isolamento: nessuna minoranza ce l'ha mai fatta da sola ("prima vennero per gli ebrei" sia sempre di monito). Se c'è qualcosa che possiamo dare loro, dovremo farlo. "Alleati", penso che sia la parola giusta, anche se è una formica che si allea con un gigante...

Penso che se c'è una comunità che ci somiglia e alla quale rivolgersi per chiedere appoggio (non è vergogna, AVEN è nata ieri, dopo tutto), sia quella LGBT. A chi rivolgersi altrimenti?
[/quote]

Uhm, evitare l'isolamento per "farcela"... fare cosa? Davvero, non capisco contro chi staremmo combattendo. Dovremmo avere appoggio per cosa? Non voglio essere provocatorio Zil... davvero non sento che il nostro gruppo stia combattendo contro nessuno.

Contro, spero sempre di no. Ma per il proprio riconoscimento sociale, sì. Anche se siamo infinitamente più "sdoganabili" dei gay (ad esempio in famiglia), tanto per rimanere sul solito parallelismo, possono esserci problemi, per qualcuno. Io penso a come ho vissuto questa cosa a 17 anni, per esempio (quindi un paio di ere geologiche fa), quando non si parlava proprio di asessualità come "cosa normale". Se posso, volgio provare a contribuire a dare una "bussola", un punto di riferimento, a un ragazzino di quell'età, oggi, perché non debba passare quello che ho passato io. Per questo servono visibilità e riconoscimento.

[quote]
Il problema è che "politicamente", la comunità Asex, in Italia, non è una minoranza: non esiste, ancora. Al massimo siamo trattati dai media come dei freaks (e ripeto, in un modo in cui non si azzardano più a trattare i gay), o come "l'ultima moda in fatto di sessualità", o come "quelli che non fanno sesso", per finire in ambienti non da circolo della letteratura a "ora ci sono anche i segaioli". Mi aspetto un servizio TV tipo "le Iene" che mostra gli asex assieme alla ragazzina eroinomane o prostituta, o a quello con quarantadue tatuaggi in faccia. Freaks, appunto, persone da non rispettare, gente strana.
[/quote]

Dai, non mi sembra siano stati mai così cattivi, con noi. Capisco possa dare fastidio il fatto che qualche giudizio ci sia sempre, ma la gente giudica anche -chessò- gli ambidesti, e tutto quello che non è socalmente "più che normale". E' l'uomo ad essere fatto così, ovunque tu ti possa trovare su questo nostro pazzo mondo... io credo che sia molto più probabile che ci lascino stare prestissimo, appena vedono che non facciamo notizia...

Non è il giudizio cattivo, anzi: magari!
Il problema è che vedo questa cosa dell'"ultima moda", come un modo per non prenderci sul serio: "e' una moda: passerà". No: è una condizione e non cambia con la prossima estate. Ed è una cosa seria, perché è la nostra vita, e non un cappello o una borsa.


[quote]
Correggetemi se sbaglio (non sono del settore), ma credo che nel DSM ancora l'asessualità sia una malattia mentale, o un effetto di essa.
[/quote]
mi sembra sia classificata come disfunzione sessuale. non mentale.
Comunque non ho la percezione, come ho già detto, di essere ghettizzato. Piuttosto può essere vero che ci guardano un po'come a bestie strane, ma in sostanza hanno, come giustamente hai detto, la curiosità dell'ultima novità, e passerà presto. Non ci metterà nessuno in croce. Semplicemente troveranno al volo qualcosa di più interessante.

Considera che io non so che differenza ci sia tra disfunzione sessuale e mentale: il mio rapporto con la psicologia si ferma alla conoscenza del fatto che Freud portava gli occhiali. :-)
In ogni modo, penso che anche come "disfunzione", si debba cominciare a discutere...

[quote]
Non ho letto commenti entusiasti della comunità gay su quella asessuale, sia in italiano che in inglese. E' ovvio che, a liberazione raggiunta o quasi, alcuni, tendano ad essere elitaristi.
[/quote]
persone che combattono prevalentemente per la propria affermazione sessuale difficilmente creeranno un legame per chi, blandamente, non si cura affatto dei loro problemi (legati alla sessualità), considerandoli superflui e lontani dal proprio modo di pensare. Non li biasimo.
Però il sentimento, nel mio caso è reciproco. Combattono una crociata che nonsarà mai la mia.

La "crociata", come la chiami tu, a mio modesto avviso, non è tanto basata sull'affermazione sessuale in quanto tale (i gay ci sono sempre stati), ma è un confronto, in atto, tra chi vuole una società basata *esclusivamente* sulla famiglia di tipo tradizionale, e di chi vuole, per ideologia o per condizione, una società più aperta e "plurale" (bella parolina, proprio di moda). Altrimenti, anche solo numericamente, la comunità gay sarebbe stata sconfitta in partenza.
Se consideri che una parte consistente della comunità asex è probabilmente single (anche se non ho numeri spendibili al momento, ma è un'impressione), quindi lontani dall'esclusività della famiglia tradizionale, anche senza scegliere, siamo già in quella direzione per condizione propria, o per vicinanza, o per ideologia. Perché se non metti la famiglia tradizionale in discussione, non pensi neanche lontanamente di avere una sessualità diversa da quella "ordinaria".

Inoltre, mettere in piazza i problemi legati alla *propria* sessualità, cioé fare outing pubblicamente, rendere pubblico qualcosa, come la sessualità, di estremamente privato, ha un senso se questi problemi hanno una traduzione dal punto di vista sociale e politico, vale a dire nella vita di tutti i giorni, per sé e per chi è in una situazione simile. Altrimenti non ha nessun senso e rischia di diventare puro esibizionismo (e quindi, veramente, l'ultima moda), visto che, come giustamente dici, nessuno ci sta mettendo in croce, per il momento.

[quote]
possiamo guardare quelle che sono state le tappe della loro liberazione, come si è passati (in meno di 50 anni da Stonewall, e in una quarantina alle nostre latitudini), dal prendere a sputi il "frocio del paese", a parlare in Parlamento, di leggi sull'omofobia e di matrimoni omosex, indietro, comunque alla maggioranza dei Paesi europei. Ricordiamoci che ancora fino all'inizio degli anni '70 anche l'omosessualità era iscritta nel DSM come malattia mentale. E tutto sommato, pochi anni prima, in molti Paesi occidentali, era reato. E in buona parte del mondo, purtroppo, lo è ancora.
[/quote]

dici cose giuste, ma in che modo questo è comparabile alla nostra condizione (che io invece considero pacificamente lontana dai riflettori, dove si sta piuttosto sereni)?
Non siamo in guerra, non credo si senta un bisogno generale di affermazione e i nostri problemi al limite sono altri.
Continuo a non capire perché tu sia tanto arrabbiato e reazionario...[/quote]

Per l'arrabbiato, chiedo nuovamente scusa a te e agli altri, se ho dato questa impressione.
Reazionario, no, dai. Sono sempre stato libero e libertario. Magari, non libertino, ma questo è un altro problema ;-)

Per quello che riguarda lo stare lontano dai riflettori, qualche volta si sta sereni, qualche volta, meno.
La visibilità, ti ripeto, se a me, e a quanto leggo a te, non cambia più di tanto la vita, a qualcuno la può cambiare. Ed infatti visibilità ed informazione (traduciamo così "education"?), mi sembra che siano alla base di questa comunità.
Personalmente, tutte le volte che ho deciso di impegnarmi in politica (perché, ripeto, questa è politica), l'ho sempre fatto per aiutare chi poteva stare peggio. Deve essere per questo che non ho fatto carriera :-)
Ci può essere chi legge il forum con un miliardo di domande nella testa (prima delle quali "cosa ho di sbagliato?"), il ragazzino, o la ragazzina che si sente diverso. Più visibilità per la comunità (ed il messaggio che questa è una cosa seria, non si "diventa" asessuali per ripicca, ho letto anche questa) può dare risposte che io, personalmente, non ho potuto avere, in quella fase. Oppure il 40enne che si è sposato la fidanzatina delle medie e che solo ora pensa "ma che c***o ho fatto?
Una comunità deve servire per dire agli altri "non sei solo, io sono come te, siamo in tanti". E per questo, stare sotto i riflettori (e non comodamente all'ombra, anche quando sembra che non ci siano ragioni apparenti), e indispensabile.

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Re: Asessualità e comunità LGBT+

Messaggio da SilverKitsune »

Laser, credo che per certi versi tu abbia una concezione un po' distorta della comunità LGBT. Non è soltanto il sesso che rivendicano, hanno tantissimi diritti in meno rispetto agli eterosessuali ed è loro sacrosanto diritto reclamarli. La comunità LGBT ha eccome una ragion d'essere, non sono gli hippie del '68, c'è molto di più di questo in quel che vogliono. Ci somigliano molto dal punto di vista sociale: la mancata comprensione/accettazione dei coetanei e delle altre persone vicine, il timore che un eventuale coming out possa finire male, la volontà di fare gruppo con altre persone del proprio stesso orientamento... E non dimentichiamo che non tutti gli asessuali sono eteroromantici. Ora, la mia domanda era principalmente nel collegamento tra comunità asessuale e comunità LGBT in quanto tali, ma già in termini di orientamento romantico tutti gli asessuali non-etero e non-aromantici potrebbero benissimo rivendicare gli stessi diritti degli LGBT.

E' una triste verità che alcune community di quel tipo non siano poi così aperte verso gli asessuali, come diversi di voi hanno notato (vi invito in proposito anche a leggere questa discussione e il topic di Gay-Forum in essa linkato). Io personalmente auspicherei una collaborazione più stretta, perché alla comunità asessuale farebbe solo bene, proprio per la questione di "sponsorizzazione" di cui parlava ZilRaag. Vedi, Laser, da un lato essere più "invisibili" degli LGBT va a nostro favore in quanto non abbiamo rivendicazioni da fare sui diritti legali, dall'altro però aumenta il carico sulle rivendicazioni sociali, in quanto se una persona è gay lo può scoprire già in "tenera" età perché sa che i gay esistono (a meno che non viva in un ambiente così socialmente bigotto da negarlo...) mentre per un asessuale ciò non succede. Deve avere la fortuna di trovare scritto "asessuale" o "asessualità" da qualche parte, approfondire per suo conto, e scoprire cosa significa. Alcuni asessuali lo scoprono in tarda età, dopo una vita che si sono sentiti sbagliati. Altri non lo scoprono proprio e continuano per tutta la vita a sentirsi sbagliati.
"I see now that the circumstances of one's birth are irrelevant; it is what we do with the gift of life that makes us who we are."

MBTI: INTJ

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