Philophobia
Philophobia
Articolo trovato casualmente in rete e praticamente sono io qualcun altro si riconosce?
http://www.lapelle.it/paura-di-amare
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- Celeste
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Re: Philophobia
Considerandomi aromantica per orientamento, l'idea della philophobia mi sta un po' stretta, allo stesso modo in cui mi starebbe stretta l'idea di un blocco per spiegare la mia asessualità.
Comunque non è la prima volta che ci penso, quindi dico la mia...
Un paio di anni fa due miei amici (che mi conoscono abbastanza) mi avevano fatto in occasioni diverse due diagnosi; il primo sosteneva che avevo la sindrome dell'abbandono e il secondo che andavo a cercarmi situazioni sentimentali "impossibili in partenza" perchè pensavo che quando poi sarebbero fallite ne avrei sofferto di meno "perchè lo sapevo già".
(Nessuno dei due sapeva del mio orientamento ovviamente, anche perchè non lo conoscevo neanche io)
Per quanto so io di me adesso, posso dire di essere consapevole di due cose:
1) ho la stessa capacità di affezionarmi e di soffrire "per amore" di un romantico;
2) in una relazione di coppia "standard" mi sono sempre sentita abbastanza a disagio.
Ora, alla luce dei fatti può essere che in qualche modo queste siano le cause di vari miei atteggiamenti che hanno fatto supporre (erroneamente) ai miei amici quelle due "diagnosi".
Oppure è possibile che sia tutto vero, che i miei due amici avessero pienamente ragione, e che sia il mio orientamento a causarmi una reale philophobia.
(In ogni caso, ho sempre sofferto molto di più della famosa patologia "paura che qualcuno ci provi", piuttosto che della "paura d'amare" )
Comunque non è la prima volta che ci penso, quindi dico la mia...
Un paio di anni fa due miei amici (che mi conoscono abbastanza) mi avevano fatto in occasioni diverse due diagnosi; il primo sosteneva che avevo la sindrome dell'abbandono e il secondo che andavo a cercarmi situazioni sentimentali "impossibili in partenza" perchè pensavo che quando poi sarebbero fallite ne avrei sofferto di meno "perchè lo sapevo già".
(Nessuno dei due sapeva del mio orientamento ovviamente, anche perchè non lo conoscevo neanche io)
Per quanto so io di me adesso, posso dire di essere consapevole di due cose:
1) ho la stessa capacità di affezionarmi e di soffrire "per amore" di un romantico;
2) in una relazione di coppia "standard" mi sono sempre sentita abbastanza a disagio.
Ora, alla luce dei fatti può essere che in qualche modo queste siano le cause di vari miei atteggiamenti che hanno fatto supporre (erroneamente) ai miei amici quelle due "diagnosi".
Oppure è possibile che sia tutto vero, che i miei due amici avessero pienamente ragione, e che sia il mio orientamento a causarmi una reale philophobia.
(In ogni caso, ho sempre sofferto molto di più della famosa patologia "paura che qualcuno ci provi", piuttosto che della "paura d'amare" )
Nè più mi occorrono le coincidenze, le prenotazioni, le trappole, gli scorni di chi crede che la realtà sia quella che si vede.
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Re: Philophobia
Articolo interessante! Io mi rivedo nella frase "...sceglie di imbarcarsi in relazioni complicatissime, che difficilmente avranno un andamento lineare" ... ma nel mio caso, più che per difesa, penso mi succeda proprio perché tendono ad affascinarmi le persone che sembrano irraggiungibili e impossibili. Mi rivedo anche quando parla del pessimismo, difatti tendo a credere che l'amore eterno non esista quindi ogni storia d'amore che inizia ha per forza una sua fine, tuttavia mi piace pensare che qualche eccezione possa esistere.
Non ho mai avuto forti delusioni d'amore perché le mie storie sono finite ancora prima di iniziare (tra cui una, la più duratura, l'ho chiusa piuttosto bruscamente io perché non ne potevo più), per cui qualcosa di diverso in me c'è sempre stato e non è stato di certo causato da un fallimento relazionale.
Non ho mai avuto forti delusioni d'amore perché le mie storie sono finite ancora prima di iniziare (tra cui una, la più duratura, l'ho chiusa piuttosto bruscamente io perché non ne potevo più), per cui qualcosa di diverso in me c'è sempre stato e non è stato di certo causato da un fallimento relazionale.
Quoto! In definitiva la penso anch'io così.Celeste ha scritto:Considerandomi aromantica per orientamento, l'idea della philophobia mi sta un po' stretta, allo stesso modo in cui mi starebbe stretta l'idea di un blocco per spiegare la mia asessualità.
53x+m³=Ø
Re: Philophobia
In gran parte concordo con quanto detto da Celeste.
Al di là del fatto che provo un'istintiva avversione rispetto a queste analisi pseudo-psicologiche da rivista femminile, un compendio di luoghi comuni, frasi fatte, già il titolo di questa "come mantenersi sana e bella" mi fa venire l'orticaria. Ma tralascio questo aspetto e cerco di rientrare nel merito dello spunto che è stato posto e che in realtà è interessante.
Allora questo tipo di "pippe" mentali sono esattamente quelle che mi opprimevano quando ancora non mi ri-conoscevo come asessuale e mi portavano a star male o meglio sentirmi inadeguata, mancante. Non capivo cosa c'era di sbagliato in me, perché ero diversa dagli altri e pensavo di essere un caso clinico e quindi in parte avrei potuto identificarmi in duemila patologie o descrizioni: blocco emotivo-psicologico, ansia sociale, timidezza amorosa, depressione, difficile rapporto con il corpo, problemi derivati dal rapporto con mia madre, esperienze negative passate, paura di soffrire o di essere abbandonata etc etc etc. Magari provavo pure ad informarmi o entrare in forum dove si trattavano questi argomenti dove si esponevano situazioni distanti anni luce e anche più complicate della mia e l'impressione era "ma anche meno" . C'era sempre un ma. O meglio qualcosa che alla fine non quadrava. Quel qualcosa ero io. Perché ero proprio io ad essere fatta in un certo modo sicché ho realizzato che non ho nessun caspita di blocco, di trauma o di problema. Non ho nessunissima paura di amare né di lasciarmi andare ai sentimenti, semplicemente la capacità di amare a questo mondo viene vista e vissuta in un modello univoco nel quale io non mi riconosco e quindi essendo asessuale e aromantica o sentendomi tale non mi vengono spontanee né naturali certe manifestazioni fisiche e psichiche di affetto, trasporto, legame. Ma non è sicuramente paura. E' solo differenza. E per me questa differenza non è un problema in sé quindi non mi aspetto né cerco soluzioni o cure per essa. I metodi (ma quali metodi poi: frasi da cioccolatino!) proposti per superare questa paura a me fanno paura perché per me sarebbero come "forzature", finzioni, menzogne. Prendo atto che da mosca bianca dovrò fare i conti con un mondo maggioritario di relazioni e dinamiche di un certo tipo e questo può essere problematico talvolta ma la mia soluzione non è cambiare quel che sono o aspettarmi che cambino gli altri, bensì solo prendere coscienza che io non sono come il resto del mondo (anche qui: ma anche meno, un piccolo mondo in fondo) si aspetta così come il mondo non è come io vorrei che fosse.
Quando devo spiegarmi a volte faccio questo esempio stupido: per me è come dire di avere paura della mammografia. Puoi avere paura del risultato di questo esame se temi di avere una qualche patologia ma della mammografia in sé non hai paura. Che c'è d'aver paura? Può essere sgradevole, scomodo, ma non genera terrore né dolore atroce né repulsione. Ecco però io non ho nessun trasporto o piacere o desiderio nel fare la mammografia se non c'è alcun bisogno. Per me il sesso e il trasporto romantico sono la stessa cosa.
Al di là del fatto che provo un'istintiva avversione rispetto a queste analisi pseudo-psicologiche da rivista femminile, un compendio di luoghi comuni, frasi fatte, già il titolo di questa "come mantenersi sana e bella" mi fa venire l'orticaria. Ma tralascio questo aspetto e cerco di rientrare nel merito dello spunto che è stato posto e che in realtà è interessante.
Allora questo tipo di "pippe" mentali sono esattamente quelle che mi opprimevano quando ancora non mi ri-conoscevo come asessuale e mi portavano a star male o meglio sentirmi inadeguata, mancante. Non capivo cosa c'era di sbagliato in me, perché ero diversa dagli altri e pensavo di essere un caso clinico e quindi in parte avrei potuto identificarmi in duemila patologie o descrizioni: blocco emotivo-psicologico, ansia sociale, timidezza amorosa, depressione, difficile rapporto con il corpo, problemi derivati dal rapporto con mia madre, esperienze negative passate, paura di soffrire o di essere abbandonata etc etc etc. Magari provavo pure ad informarmi o entrare in forum dove si trattavano questi argomenti dove si esponevano situazioni distanti anni luce e anche più complicate della mia e l'impressione era "ma anche meno" . C'era sempre un ma. O meglio qualcosa che alla fine non quadrava. Quel qualcosa ero io. Perché ero proprio io ad essere fatta in un certo modo sicché ho realizzato che non ho nessun caspita di blocco, di trauma o di problema. Non ho nessunissima paura di amare né di lasciarmi andare ai sentimenti, semplicemente la capacità di amare a questo mondo viene vista e vissuta in un modello univoco nel quale io non mi riconosco e quindi essendo asessuale e aromantica o sentendomi tale non mi vengono spontanee né naturali certe manifestazioni fisiche e psichiche di affetto, trasporto, legame. Ma non è sicuramente paura. E' solo differenza. E per me questa differenza non è un problema in sé quindi non mi aspetto né cerco soluzioni o cure per essa. I metodi (ma quali metodi poi: frasi da cioccolatino!) proposti per superare questa paura a me fanno paura perché per me sarebbero come "forzature", finzioni, menzogne. Prendo atto che da mosca bianca dovrò fare i conti con un mondo maggioritario di relazioni e dinamiche di un certo tipo e questo può essere problematico talvolta ma la mia soluzione non è cambiare quel che sono o aspettarmi che cambino gli altri, bensì solo prendere coscienza che io non sono come il resto del mondo (anche qui: ma anche meno, un piccolo mondo in fondo) si aspetta così come il mondo non è come io vorrei che fosse.
Quando devo spiegarmi a volte faccio questo esempio stupido: per me è come dire di avere paura della mammografia. Puoi avere paura del risultato di questo esame se temi di avere una qualche patologia ma della mammografia in sé non hai paura. Che c'è d'aver paura? Può essere sgradevole, scomodo, ma non genera terrore né dolore atroce né repulsione. Ecco però io non ho nessun trasporto o piacere o desiderio nel fare la mammografia se non c'è alcun bisogno. Per me il sesso e il trasporto romantico sono la stessa cosa.
"I never said 'I want to be alone'. I only said 'I want to be left alone'. There is all the difference in the world. " G.G.
Re: Philophobia
Io più che "paura dell'abbandono" è "paura delle rotture di coglioni che ci sono nel mezzo". La statistica non è a favore dei rapporti amorosi, quasi tutte le relazioni finiscono e non credo di essere così speciale da spuntarla sulla statistica quindi do per scontato che tanto prima o poi finisce, e per quanto tirare il cerotto via possa fare male poi passa. Però è il logorio quotidiano di dover rendere conto che c'è qualcun altro nella tua vita, una persona che ti fa scazzare e litigare, che ha il potere di renderti triste e così via; ovvio che no ci litighi tutti i sacrosanti giorni ma comunque dai il potere a qualcuno di rovinarti la giornata.
- Celeste
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Re: Philophobia
O.oEcate ha scritto:Però è il logorio quotidiano di dover rendere conto che c'è qualcun altro nella tua vita, una persona che ti fa scazzare e litigare, che ha il potere di renderti triste e così via; ovvio che no ci litighi tutti i sacrosanti giorni ma comunque dai il potere a qualcuno di rovinarti la giornata.
Sì? Io non ho mai avuto relazioni così bellicose....
Boh, forse è questione di carattere o forse è perchè non ho neanche mai avuto relazioni tanto "strette".
Per me anche vedersi una volta alla settimana e sentirsi una volta al giorno è proprio al limite, magari le mie sono state relazioni molto più "superficiali" e quindi non c'erano quasi nè motivi nè occasioni.
C'era uno con cui uscivo che diceva che le liti erano il segno che "ci si tiene", forse aveva ragione e io non ci tenevo poi così tanto
Nè più mi occorrono le coincidenze, le prenotazioni, le trappole, gli scorni di chi crede che la realtà sia quella che si vede.
Re: Philophobia
Non mi ritrovo affatto nell'articolo, non mi sono mai fatta troppi problemi... posto che so di essere fatta per i rapporti di coppia, se avessi trovato la persona adatta a me bene, non ne avrei avuto certo paura, se no pazienza.
Quella persona l'ho trovata e ne sono molto contenta ♥ ma non va tutto bene per miracolo... pariamo molto e siamo più che affini, se no non credo che saremmo sposati da quasi 9 anni
Conosco gente che è stata sposata un sacco di tempo ma non ha mai comunicato con il partner, o sapeva che quella persona non era adatta e se l'è sposata lo stesso, e poi si sono separati... io penso che molta gente abbia paura della solitudine e pur sapendo di non essere adatta alla vita di coppia se la fa andare bene con risultati disastrosi...
Quella persona l'ho trovata e ne sono molto contenta ♥ ma non va tutto bene per miracolo... pariamo molto e siamo più che affini, se no non credo che saremmo sposati da quasi 9 anni
Conosco gente che è stata sposata un sacco di tempo ma non ha mai comunicato con il partner, o sapeva che quella persona non era adatta e se l'è sposata lo stesso, e poi si sono separati... io penso che molta gente abbia paura della solitudine e pur sapendo di non essere adatta alla vita di coppia se la fa andare bene con risultati disastrosi...
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Re: Philophobia
Poveri cristi, che oltre a essere spaventati dall'idea di formare un legame romantico con qualcuno si devono pure sentir chiamare malati.
No seriamente, non vedo nemmeno il bisogno di scrivere un articolo del genere. Come tutte le paure, se una persona la VUOLE superare, PUO' superarla. Se la questione di fondo è un blocco psicologico, lo psicologo può aiutare. Se è solo perché si è appena usciti da una storia finita male, allora sarà il tempo a fare il suo corso. Se la paura si abbina a mancata voglia di formare una relazione, allora cazzi suoi, c'è pure gente che è felice restando single.
Bah!
No seriamente, non vedo nemmeno il bisogno di scrivere un articolo del genere. Come tutte le paure, se una persona la VUOLE superare, PUO' superarla. Se la questione di fondo è un blocco psicologico, lo psicologo può aiutare. Se è solo perché si è appena usciti da una storia finita male, allora sarà il tempo a fare il suo corso. Se la paura si abbina a mancata voglia di formare una relazione, allora cazzi suoi, c'è pure gente che è felice restando single.
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Re: Philophobia
In effetti io non credo che tutte le persone siano fatte per stare in coppia. D'altronde, una relazione amorosa rientra sempre nella definizione di "vita sociale". E ognuno ha la vita sociale che gli va: c'è chi ha tanti amici, c'è chi ne ha pochi ma gli va bene così, e c'è chi sta bene da solo (poi beh c'è anche chi non ha amici e vorrebbe averne, ma quello è un altro discorso ancora). Penso che alcune persone non siano in grado di coltivare una relazione a due.
Del resto esiste anche gente che non è portata per i rapporti d'amicizia; intendo l'amicizia vera, non quella superficiale. Perchè amore e amicizia sono due facce della stessa medaglia.
Del resto esiste anche gente che non è portata per i rapporti d'amicizia; intendo l'amicizia vera, non quella superficiale. Perchè amore e amicizia sono due facce della stessa medaglia.
Re: Philophobia
Stra-ri-quoto ogni tua parola, mi trovo perfettamente d'accordo, penso che si capisse dal mio scritto precedente ma ho preferito ribadirlo
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