Poeta della settimana
- Ermy
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mhh una volta la mia amica bibliotecaria(e anche poetessa) mi ha paragonato ad un poeta maledetto...(.si l'ho sempre saputo di essere stata maledetta dalla nascita...
così mi è venuta l'ispirazione..
perchè non parlare dei:
Poeti maledetti
Con l'appellativo di Poeti maledetti (Poètes maudits o anche solo Maudits) si definiscono quei poeti ai quali Paul Verlaine dedicò nel 1883 l'opera omonima. Essi vengono identificati principalmente in Tristan Corbière, Stéphane Mallarmé e Arthur Rimbaud; ma ai loro nomi vanno aggiunti, a buon titolo, anche quelli di Charles Baudelaire, Ph. Villiers de l'Isle-Adam e Joris Karl Huysmans.
Rifacendosi, in un certo senso, al movimento letterario denominato Parnassianesimo, sorto in Francia verso la fine degli anni 1860, i poeti maledetti interpretano simbolicamente la poesia, seguendo l'esempio di Charles Baudelaire.
La poesia, secondo questi artisti, è un modo per cogliere l'essenza profonda della realtà, che non è quella che percepiamo, ma qualcosa di misterioso e profondo. Il poeta diventa quindi una sorta di veggente in grado di rivelare questa realtà sconosciuta, e in merito a ciò risulta particolarmente significativa la Lettera al Veggente di Rimbaud.
Ma l'opera che si rivelò fondamentale per lo sviluppo della poetica dei poeti maledetti fu l'Arte poetica di Verlaine, che si rivelò, dal punto di vista tecnico, un manifesto della loro concezione simbolista della poesia.
L'appellativo venne usato anche in riferimento a Olindo Guerrini, poeta italiano vissuto verso la fine del XIX secolo e, in senso più lato, ad un altro autore italiano, Dino Campana, la cui poetica visionaria è stata spesso accostata a quella dei maudits.
I poeti maledetti sono celebri anche per l'uso sfrenato ed illuminante delle droghe: tra cui l'oppio, il laudano, l'assenzio.
così mi è venuta l'ispirazione..
perchè non parlare dei:
Poeti maledetti
Con l'appellativo di Poeti maledetti (Poètes maudits o anche solo Maudits) si definiscono quei poeti ai quali Paul Verlaine dedicò nel 1883 l'opera omonima. Essi vengono identificati principalmente in Tristan Corbière, Stéphane Mallarmé e Arthur Rimbaud; ma ai loro nomi vanno aggiunti, a buon titolo, anche quelli di Charles Baudelaire, Ph. Villiers de l'Isle-Adam e Joris Karl Huysmans.
Rifacendosi, in un certo senso, al movimento letterario denominato Parnassianesimo, sorto in Francia verso la fine degli anni 1860, i poeti maledetti interpretano simbolicamente la poesia, seguendo l'esempio di Charles Baudelaire.
La poesia, secondo questi artisti, è un modo per cogliere l'essenza profonda della realtà, che non è quella che percepiamo, ma qualcosa di misterioso e profondo. Il poeta diventa quindi una sorta di veggente in grado di rivelare questa realtà sconosciuta, e in merito a ciò risulta particolarmente significativa la Lettera al Veggente di Rimbaud.
Ma l'opera che si rivelò fondamentale per lo sviluppo della poetica dei poeti maledetti fu l'Arte poetica di Verlaine, che si rivelò, dal punto di vista tecnico, un manifesto della loro concezione simbolista della poesia.
L'appellativo venne usato anche in riferimento a Olindo Guerrini, poeta italiano vissuto verso la fine del XIX secolo e, in senso più lato, ad un altro autore italiano, Dino Campana, la cui poetica visionaria è stata spesso accostata a quella dei maudits.
I poeti maledetti sono celebri anche per l'uso sfrenato ed illuminante delle droghe: tra cui l'oppio, il laudano, l'assenzio.
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Arthur Rimbaud
da : "una stagione all'inferno"
Notte dall'inferno
Ho inghiottito una formidabile sorsata di veleno. - Sia tre volte benedetto il consiglio che mi è giunto! - Le viscere mi bruciano. La violenza del veleno mi torce le membra, mi rende deforme, mi schianta. Muoio di sete, soffoco, non posso gridare. E' l'inferno, la pena eterna! Guardate come il fuoco si ravvi- va! Brucio come si deve. Va', demonio!
Avevo intravisto la conversione al bene e alla felicità, la salvezza. Come descrivere la visione, l'aria dell'inferno non tollera inni! Erano milioni di creature affascinanti, un soave concerto spirituale, la forza e la pace, le nobili ambizioni, che so?
Le nobili ambizioni!
Ed è ancora la vita! - Se la dannazione è eterna! Un uomo che si vuole mutilare è dannato sul serio, ve- ro? Mi credo all'inferno, dunque ci sto. E' l'adempimento del catechismo. Sono schiavo del mio battesi- mo. Genitori, avete fatto la mia infelicità e avete fatto la vostra. Povero innocente! L'inferno non può at- taccare i pagani. - E' ancora la vita! Più tardi, le delizie della dannazione saranno più profonde. Un de- litto, presto, che io cada nel nulla, secondo la legge umana.
Sta' zitto, ma stai zitto!... C'è la vergogna, c'è il rimprovero, qui: Satana che dice che il fuoco è ignobile, che la collera è terribilmente sciocca. - Basta!... Con gli errori suggeriti dagli altri, magie, falsi profumi, musiche puerili. - E dire che posseggo la verità, che vedo la giustizia: ho un giudizio sano e sicuro, sono pronto per la perfezione… Orgoglio. - La pelle della mia testa si dissecca. Pietà! Signore, ho paura. Ho sete, tanta sete! Ah! l'infanzia, l'erba, la pioggia, il lago sulle pietre, il chiaro di luna quando il campanile suonava dodici… il diavolo è al campanile, a quest'ora. Maria! Santa Vergine!... - Orrore della mia stu- pidità.
Laggiù, non ci sono forse anime oneste, che mi vogliono bene… Venite… Ho un guanciale sulla boc- ca, non mi sentono, sono fantasmi. E poi, nessuno pensa mai agli altri. Non avvicinatevi. Puzzo di bru- ciato, è sicuro.
Le allucinazioni sono innumerevoli. Proprio ciò che ho sempre avuto: niente più fiducia nella storia, l'oblio dei principi. Non parlerò: poeti e visionari sarebbero gelosi. Sono mille volte il più ricco, dobbia- mo essere avari come il mare.
http://www.arthurrimbaud.it/homepage.html
da : "una stagione all'inferno"
Notte dall'inferno
Ho inghiottito una formidabile sorsata di veleno. - Sia tre volte benedetto il consiglio che mi è giunto! - Le viscere mi bruciano. La violenza del veleno mi torce le membra, mi rende deforme, mi schianta. Muoio di sete, soffoco, non posso gridare. E' l'inferno, la pena eterna! Guardate come il fuoco si ravvi- va! Brucio come si deve. Va', demonio!
Avevo intravisto la conversione al bene e alla felicità, la salvezza. Come descrivere la visione, l'aria dell'inferno non tollera inni! Erano milioni di creature affascinanti, un soave concerto spirituale, la forza e la pace, le nobili ambizioni, che so?
Le nobili ambizioni!
Ed è ancora la vita! - Se la dannazione è eterna! Un uomo che si vuole mutilare è dannato sul serio, ve- ro? Mi credo all'inferno, dunque ci sto. E' l'adempimento del catechismo. Sono schiavo del mio battesi- mo. Genitori, avete fatto la mia infelicità e avete fatto la vostra. Povero innocente! L'inferno non può at- taccare i pagani. - E' ancora la vita! Più tardi, le delizie della dannazione saranno più profonde. Un de- litto, presto, che io cada nel nulla, secondo la legge umana.
Sta' zitto, ma stai zitto!... C'è la vergogna, c'è il rimprovero, qui: Satana che dice che il fuoco è ignobile, che la collera è terribilmente sciocca. - Basta!... Con gli errori suggeriti dagli altri, magie, falsi profumi, musiche puerili. - E dire che posseggo la verità, che vedo la giustizia: ho un giudizio sano e sicuro, sono pronto per la perfezione… Orgoglio. - La pelle della mia testa si dissecca. Pietà! Signore, ho paura. Ho sete, tanta sete! Ah! l'infanzia, l'erba, la pioggia, il lago sulle pietre, il chiaro di luna quando il campanile suonava dodici… il diavolo è al campanile, a quest'ora. Maria! Santa Vergine!... - Orrore della mia stu- pidità.
Laggiù, non ci sono forse anime oneste, che mi vogliono bene… Venite… Ho un guanciale sulla boc- ca, non mi sentono, sono fantasmi. E poi, nessuno pensa mai agli altri. Non avvicinatevi. Puzzo di bru- ciato, è sicuro.
Le allucinazioni sono innumerevoli. Proprio ciò che ho sempre avuto: niente più fiducia nella storia, l'oblio dei principi. Non parlerò: poeti e visionari sarebbero gelosi. Sono mille volte il più ricco, dobbia- mo essere avari come il mare.
http://www.arthurrimbaud.it/homepage.html
- Ermy
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e la maledizione cotinua con il celebre Baudelaire...
Tristezze della luna
Nei suoi sogni la luna è più pigra, stasera:
come una bella donna su guanciali profondi,
che carezzi con mano disattenta e leggera
prima d'addormentarsi i suoi seni rotondi,
lei su un serico dorso di molli aeree nevi
moribonda s'estenua in perduti languori,
con gli occhi seguitando la apparizioni lievi
che sbocciano nel cielo come candidi fiori.
Quando a volte dai torpidi suoi ozi una segreta
lacrima sfugge e cade sulla terra, un poeta
nottambulo raccatta con mistico fervore
nel cavo della mano quella pallida lacrima
iridescente come scheggia d'opale.
e, per sottrarla al sole, se la nasconde in cuore.
ammetto che come poesia è poco asex...ma certe poesie....non hanno alcuna connotazione sessuale...e sono semplicemente belle..
Tristezze della luna
Nei suoi sogni la luna è più pigra, stasera:
come una bella donna su guanciali profondi,
che carezzi con mano disattenta e leggera
prima d'addormentarsi i suoi seni rotondi,
lei su un serico dorso di molli aeree nevi
moribonda s'estenua in perduti languori,
con gli occhi seguitando la apparizioni lievi
che sbocciano nel cielo come candidi fiori.
Quando a volte dai torpidi suoi ozi una segreta
lacrima sfugge e cade sulla terra, un poeta
nottambulo raccatta con mistico fervore
nel cavo della mano quella pallida lacrima
iridescente come scheggia d'opale.
e, per sottrarla al sole, se la nasconde in cuore.
ammetto che come poesia è poco asex...ma certe poesie....non hanno alcuna connotazione sessuale...e sono semplicemente belle..
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Spleen
Quando il cielo basso e greve pesa come un coperchio
Sullo spirito che geme in preda a lunghi affanni,
E versa abbracciando l'intero giro dell'orizzonte
Una luce diurna più triste della notte;
Quando la terra è trasformata in umida prigione,
Dove come un pipistrello la Speranza
Batte contro i muri con la sua timida ala
Picchiando la testa sui soffitti marcescenti;
Quando la pioggia distendendo le sue immense strisce
Imita le sbarre di un grande carcere
Ed un popolo muto di infami ragni
Tende le sue reti in fondo ai nostri cervelli,
Improvvisamente delle campane sbattono con furia
E lanciano verso il cielo un urlo orrendo
Simili a spiriti vaganti senza patria
Che si mettono a gemere ostinati
E lunghi trasporti funebri senza tamburi, senza bande
Sfilano lentamente nella mia anima vinta; la Speranza
Piange e l'atroce angoscia dispotica
Pianta sul mio cranio chinato il suo nero vessillo.
(Baudelaire)
Quando il cielo basso e greve pesa come un coperchio
Sullo spirito che geme in preda a lunghi affanni,
E versa abbracciando l'intero giro dell'orizzonte
Una luce diurna più triste della notte;
Quando la terra è trasformata in umida prigione,
Dove come un pipistrello la Speranza
Batte contro i muri con la sua timida ala
Picchiando la testa sui soffitti marcescenti;
Quando la pioggia distendendo le sue immense strisce
Imita le sbarre di un grande carcere
Ed un popolo muto di infami ragni
Tende le sue reti in fondo ai nostri cervelli,
Improvvisamente delle campane sbattono con furia
E lanciano verso il cielo un urlo orrendo
Simili a spiriti vaganti senza patria
Che si mettono a gemere ostinati
E lunghi trasporti funebri senza tamburi, senza bande
Sfilano lentamente nella mia anima vinta; la Speranza
Piange e l'atroce angoscia dispotica
Pianta sul mio cranio chinato il suo nero vessillo.
(Baudelaire)
- Ermy
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Inno alla bellezza
Vieni dal ciel profondo o l'abisso t'esprime,
Bellezza? Dal tuo sguardo infernale e divino
piovono senza scelta il beneficio e il crimine,
e in questo ti si può apparentare al vino.
Hai dentro gli occhi l'alba e l'occaso, ed esali
profumi come a sera un nembo repentino;
sono un filtro i tuoi baci, e la tua bocca è un calice
che disanima il prode e rincuora il bambino.
Sorgi dal nero baratro o discendi dagli astri?
Segue il Destino, docile come un cane, i tuoi panni;
tu semini a casaccio le fortune e i disastri;
e governi su tutto, e di nulla t'affanni.
Bellezza, tu cammini sui morti che deridi;
leggiadro fra i tuoi vezzi spicca l'Orrore, mentre,
pendulo fra i più cari ciondoli, l'Omicidio
ti ballonzola allegro sull'orgoglioso ventre.
Torcia, vola al tuo lume la falena accecata,
crepita, arde e loda il fuoco onde soccombe!
Quando si china e spasima l'amante sull'amata,
pare un morente che carezzi la sua tomba.
Venga tu dall'inferno o dal cielo, che importa,
Bellezza, mostro immane, mostro candido e fosco,
se il tuo piede, il tuo sguardo, il tuo riso la porta
m'aprono a un Infinito che amo e non conosco?
Arcangelo o Sirena, da Satana o da Dio,
che importa, se tu, o fata dagli occhi di velluto,
luce, profumo, musica, unico bene mio,
rendi più dolce il mondo, meno triste il minuto?
(Baudelaire)
Vieni dal ciel profondo o l'abisso t'esprime,
Bellezza? Dal tuo sguardo infernale e divino
piovono senza scelta il beneficio e il crimine,
e in questo ti si può apparentare al vino.
Hai dentro gli occhi l'alba e l'occaso, ed esali
profumi come a sera un nembo repentino;
sono un filtro i tuoi baci, e la tua bocca è un calice
che disanima il prode e rincuora il bambino.
Sorgi dal nero baratro o discendi dagli astri?
Segue il Destino, docile come un cane, i tuoi panni;
tu semini a casaccio le fortune e i disastri;
e governi su tutto, e di nulla t'affanni.
Bellezza, tu cammini sui morti che deridi;
leggiadro fra i tuoi vezzi spicca l'Orrore, mentre,
pendulo fra i più cari ciondoli, l'Omicidio
ti ballonzola allegro sull'orgoglioso ventre.
Torcia, vola al tuo lume la falena accecata,
crepita, arde e loda il fuoco onde soccombe!
Quando si china e spasima l'amante sull'amata,
pare un morente che carezzi la sua tomba.
Venga tu dall'inferno o dal cielo, che importa,
Bellezza, mostro immane, mostro candido e fosco,
se il tuo piede, il tuo sguardo, il tuo riso la porta
m'aprono a un Infinito che amo e non conosco?
Arcangelo o Sirena, da Satana o da Dio,
che importa, se tu, o fata dagli occhi di velluto,
luce, profumo, musica, unico bene mio,
rendi più dolce il mondo, meno triste il minuto?
(Baudelaire)
Ho sempre adorato leggere i cosidetti poeti "decadenti", maledetti.
VERLAINE
La morte
Come un mietitore la cui falce cieca
abbatte il fiordaliso e insieme il duro cardo,
come piombo crudele che nella corsa brilla,
sibila e inesorabile fende l'aria a colpirvi;
così l'orrenda morte si mostra sopra un drago,
passando tra gli umani come un tuono,
rovesciando, folgorando ogni cosa che incontri
impugnando una falce tra le livide mani.
Ricco, vecchio, giovane, povero, al suo lugubre impero
tutti obbediscono; nel cuore dei mortali
il mostro affonda, ahimè!, unghie di vampiro!
e sui bambini infierisce come sui criminali:
aquila fiera e serena, quando dall'alto dei tuoi cieli
vedi planare sull'universo quell'avvoltoio nero
non insorge il disprezzo (più che collera, vero?),
o magnanimo genio, nel tuo cuore?
Ma, pur sdegnando la morte e i suoi allarmi,
Hugo, tu sai appenarti per i poveri vinti;
tu sai, quando bisogna, qualche lacrima spargere,
qualche lacrima d'amore per chi non vive più
VERLAINE
La morte
Come un mietitore la cui falce cieca
abbatte il fiordaliso e insieme il duro cardo,
come piombo crudele che nella corsa brilla,
sibila e inesorabile fende l'aria a colpirvi;
così l'orrenda morte si mostra sopra un drago,
passando tra gli umani come un tuono,
rovesciando, folgorando ogni cosa che incontri
impugnando una falce tra le livide mani.
Ricco, vecchio, giovane, povero, al suo lugubre impero
tutti obbediscono; nel cuore dei mortali
il mostro affonda, ahimè!, unghie di vampiro!
e sui bambini infierisce come sui criminali:
aquila fiera e serena, quando dall'alto dei tuoi cieli
vedi planare sull'universo quell'avvoltoio nero
non insorge il disprezzo (più che collera, vero?),
o magnanimo genio, nel tuo cuore?
Ma, pur sdegnando la morte e i suoi allarmi,
Hugo, tu sai appenarti per i poveri vinti;
tu sai, quando bisogna, qualche lacrima spargere,
qualche lacrima d'amore per chi non vive più
- damadelcastello
- Junior
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- Iscritto il: mer apr 05, 2006 9:35 pm
- Località: alto adige
Come sempre i brani che scegli come firma mi lasciano senza parole...Ermy ha scritto:Temo un uomo di poche parole
temo un uomo che tace
l'arringatore - posso superarlo
il chiacchierone - posso intrattenerlo
ma colui che pondera
mentre gli altri spendono tutto ciò che hanno
di questo uomo diffido
temo che egli sia grande.
.....................................................................
- blueberyl
- A-frodite
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- Iscritto il: mer lug 27, 2005 4:52 pm
- Orientamento: Etero-Asessuale
- Località: dagli abissi della mia anima
Il poeta che vi introduco è Girolamo Comi.
Girolamo Comi, (Casamassella, frazione di Uggiano la Chiesa, LE, 23 novembre 1890 - Lucugnano, frazione di Tricase 3 aprile 1968), poeta italiano del XX secolo.
(peccato che fosse fascista...vabbè )
Da: CANTO PER EVA (1958)
Come un giardino schiuso a me d'accanto
di cui non toccherei fiore né frutto
tu, respirando in me generi un canto
che mi riempie e m'illumina tutto.
Gioia di un giorno, la tua ala trema
nella memoria come se volesse
arricchire l'attesa del mio essere
d'una germinazione non terrena.
Tu sei la primavera che aspettavo,
oh visione musica e figura
di un'arcana armonia da cui ricavo
l'essenza della gioventù futura:
fremito di un mattino che m'investe
con l'alito di tutto il suo celeste.
---------------------
O meraviglia.. Un viso
Per poco contemplato e che scompare
Ma poi nella memoria riappare
Tenacemente acceso di un sorriso
Che non si spegnerà …
Eva, se muore
L’avventura terrestre si riaccende
Il sogno umano ma trasfigurato
Dal fuoco di catartiche vicende
In selve d’ armonia nell’increato…
E tu mi appari più mitica e vera
Dentro l’ ora che fugge e trasferita
Già in altra sfera ma restituita
Alla tua originaria primavera.
----------------------
Arde il fiore di te nell’ atmosfera
Dei giardini terrestri dove il coro
Delle orchestre del sole – argento e oro –
Si confonde con la tua primavera.
Pari un raggio dell’asse della sfera
Nel suo circuito segreto e sonoro
Che in me entra ed echeggia in ogni poro :
essenza e fuoco della terra intera
Promessa di una gioia custodita
Nel palpito e nel ritmo dell’ attesa
Gemma e figura di un ‘ arcata vita .
In me alimenti un ‘ ansia ch’era accesa
E inconsapevolmente mi conduci
Alla sorgente delle somme luci
Girolamo Comi, (Casamassella, frazione di Uggiano la Chiesa, LE, 23 novembre 1890 - Lucugnano, frazione di Tricase 3 aprile 1968), poeta italiano del XX secolo.
(peccato che fosse fascista...vabbè )
Da: CANTO PER EVA (1958)
Come un giardino schiuso a me d'accanto
di cui non toccherei fiore né frutto
tu, respirando in me generi un canto
che mi riempie e m'illumina tutto.
Gioia di un giorno, la tua ala trema
nella memoria come se volesse
arricchire l'attesa del mio essere
d'una germinazione non terrena.
Tu sei la primavera che aspettavo,
oh visione musica e figura
di un'arcana armonia da cui ricavo
l'essenza della gioventù futura:
fremito di un mattino che m'investe
con l'alito di tutto il suo celeste.
---------------------
O meraviglia.. Un viso
Per poco contemplato e che scompare
Ma poi nella memoria riappare
Tenacemente acceso di un sorriso
Che non si spegnerà …
Eva, se muore
L’avventura terrestre si riaccende
Il sogno umano ma trasfigurato
Dal fuoco di catartiche vicende
In selve d’ armonia nell’increato…
E tu mi appari più mitica e vera
Dentro l’ ora che fugge e trasferita
Già in altra sfera ma restituita
Alla tua originaria primavera.
----------------------
Arde il fiore di te nell’ atmosfera
Dei giardini terrestri dove il coro
Delle orchestre del sole – argento e oro –
Si confonde con la tua primavera.
Pari un raggio dell’asse della sfera
Nel suo circuito segreto e sonoro
Che in me entra ed echeggia in ogni poro :
essenza e fuoco della terra intera
Promessa di una gioia custodita
Nel palpito e nel ritmo dell’ attesa
Gemma e figura di un ‘ arcata vita .
In me alimenti un ‘ ansia ch’era accesa
E inconsapevolmente mi conduci
Alla sorgente delle somme luci
"E' in noi un Regno che esiste ma non possediamo, ed è lo stesso che possediamo senza che esso esista"
- Ermy
- Maxi-Mitosi
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blueberyl ha scritto:Il poeta che vi introduco è Girolamo Comi.
Girolamo Comi, (Casamassella, frazione di Uggiano la Chiesa, LE, 23 novembre 1890 - Lucugnano, frazione di Tricase 3 aprile 1968), poeta italiano del XX secolo.
(peccato che fosse fascista...vabbè )
Da: CANTO PER EVA (1958)
Come un giardino schiuso a me d'accanto
di cui non toccherei fiore né frutto
tu, respirando in me generi un canto
che mi riempie e m'illumina tutto.
Gioia di un giorno, la tua ala trema
nella memoria come se volesse
arricchire l'attesa del mio essere
d'una germinazione non terrena.
Tu sei la primavera che aspettavo,
oh visione musica e figura
di un'arcana armonia da cui ricavo
l'essenza della gioventù futura:
fremito di un mattino che m'investe
con l'alito di tutto il suo celeste.
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O meraviglia.. Un viso
Per poco contemplato e che scompare
Ma poi nella memoria riappare
Tenacemente acceso di un sorriso
Che non si spegnerà …
Eva, se muore
L’avventura terrestre si riaccende
Il sogno umano ma trasfigurato
Dal fuoco di catartiche vicende
In selve d’ armonia nell’increato…
E tu mi appari più mitica e vera
Dentro l’ ora che fugge e trasferita
Già in altra sfera ma restituita
Alla tua originaria primavera.
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Arde il fiore di te nell’ atmosfera
Dei giardini terrestri dove il coro
Delle orchestre del sole – argento e oro –
Si confonde con la tua primavera.
Pari un raggio dell’asse della sfera
Nel suo circuito segreto e sonoro
Che in me entra ed echeggia in ogni poro :
essenza e fuoco della terra intera
Promessa di una gioia custodita
Nel palpito e nel ritmo dell’ attesa
Gemma e figura di un ‘ arcata vita .
In me alimenti un ‘ ansia ch’era accesa
E inconsapevolmente mi conduci
Alla sorgente delle somme luci
dettagli dettagli bluette....comunque molto bella