Cariche di buste di frutta e verdura, la nonna propose una sosta al bar della piazza. Il sole era alto e la calura estiva cominciava a farsi sentire.
Sedute a uno dei tavolini esterni, le due cominciarono a scambiarsi opinioni sulla notte appena trascorsa.
"Credo che quelle pagine del diario appartenessero a zia Julianne, vero nonna? Accennava a qualche pericolo legato all'arrivo di un uomo, che era sicuramente Augusto, il pretendente di Charlotte"
"Sì. Vedi, la combinazione dei due amuleti del gatto ha creato un accesso, una via di comunicazione con i morti. Quello dev'essere stato il modo in cui zia Julienne cercava di passarci alcune informazioni, ma non hai letto abbastanza, mia cara Neva."
"Gli amuleti non ci sono più, è un guaio. Temo non riuscirò più a parlare nemmeno con il gatto!"
"Dobbiamo ritrovarli. Potrebbe averli presi il dottore mentre tu eri fuori dalla stanza, dubito li abbia ripresi il gatto. Che senso avrebbe?"
"Non lo so. Ma perché a colazione ti sei messa a raccontare quella storia su zia Catherine?"
"Perché penso che il dottor Atz abbia preso i documenti legati al suo caso, anche se tuo padre non lo ha detto chiaro e tondo. Credo dovremo fare un'altra incursione nel sottotetto per trovare gli originali"
Il cameriere del bar, Vincenzo, arrivò con le ordinazioni.
"C'è movimento, oggi, in paese!"
"Perché dici così, Vincenzo?" chiese incuriosita Neva, visto che al momento lei e la nonna erano le uniche clienti del bar e non aveva notato nulla che turbasse la solita sonnolenza del paese.
"Neanche un quarto d'ora fa sono venute delle persone da fuori"
"Turisti?"
"No, non credo. C'era una donna, credo abbia preso quella casa gialla in fondo a viale delle rimembranze. Con lei c'erano anche il Dottor Atz e un uomo che non conosco, forse il marito, non so. Si vede che la donna si fa seguire dal dottore."
"Perché lo pensi?" chiese la nonna.
"Per via del bambino, penso"
"Hanno un figlio?"
"La donna è incinta. Comunque non sono sicuro che siano quelli della casa gialla, sono forestieri. So solo che discutevano animatamente e che il cane mi ha fatto la pipì sullo zerbino"
Quando rientrarono a casa, Neva e Rosina trovarono un biglietto di Ludmilla che le avvertiva di non aspettarla per pranzo e che Maurizio sarebbe stato via per alcune commissioni.
"Nonna, io vado nel sottotetto, tu stai qui che se no svieni di nuovo e per oggi ne ho abbastanza di emozioni. Poi se stai male cosa faccio, io quel medico non lo chiamo, mi fa venire i brividi!"
"Metto su qualcosa da mangiare, tu dai un'occhiata in giro dove non abbiamo frugato l'altra volta"
Così Neva salì di nuovo nel sottotetto, armata stavolta di una buona torcia per frugare per bene in ogni angolo.
Iniziò da una vecchia credenza, dove trovò un imbuto di metallo, un piccolo cesto di vimini e tanta polvere. In un sacco nero di plastica c'erano due suoi vecchi vestiti di carnevale. Una scopa di saggina le cadde in testa dopo aver cercato di spostare una scala di metallo da imbianchino.
Fu il turno degli scatoloni, ma erano pieni di cianfrusaglie di casa: servizi di piatti mai utilizzati, una scatola di legno contenente un set di posate, un frullatore rotto, vecchi libri scolastici, uno scrigno di scarso valore pieno di bigiotteria da quattro soldi. Controllò anche dietro alla cyclette che la mamma aveva comprato per corrispondenza, ma vi trovò solo ragnatele e altra polvere.
Non era rimasto nulla in cui guardare. I documenti non c'erano.
Delusa, Neva scese a pranzare con la nonna.
"Forse prima di uscire tuo padre ha preso i documenti e li ha messi al sicuro da qualche parte"
"Potrebbe essere, sembravano importanti, per lui. Credi dovremmo frugare nel suo studio?"
"No, sarebbe meglio chiederglieli, anche se non saprei come giustificare questo interesse. Mi inventerò qualcosa. Ma per ora abbiamo ancora qualcos'altro su cui concentrarci. Ti ricordi che ti avevo detto che nella valigia avremmo trovato delle lettere e altre cose?"
"È vero nonna, ma non c'era nulla oltre al vestito da sposa"
"Apparentemente. Vieni con me"
Nonna e nipote sfilarono la valigia fuori dall'armadio a muro.
Rosina la aprì e tirò fuori il vestito, poi controllò qualcosa sul fondo.
"Prendimi un tagliacarte o qualcosa di simile, per favore"
Neva tornò con un taglierino e la nonna fece saltare qualche punto a una cucitura che percorreva un lato del perimetro della fodera. Dal suo interno saltarono fuori alcune buste, altre carte sparse e una chiave.
"Sono qui da molto tempo. Credo che il mio buon Benedetto volesse dirti di trovare questi oggetti, quando lo hai visto in sogno. Vedi, ci sono molti modi per comunicare con chi non c'è più"
La nonna mise da parte tutto il materiale ritrovato, a quando fece per chiudere la valigia, esitò.
"Neva, controlla il vestito"
"Cosa devo guardare?"
"Sollevalo"
La ragazza prese l'abito bianco e lo alzò reggendolo per le spalline, cercando di non farlo strisciare per terra.
Na nonna vi infilò dentro una mano e all'altezza delle ginocchia trovò qualcosa. Era una spilla da balia. Qualcuno aveva assicurato una busta di plastica sottile al vestito, la sfilò e quando la esaminò vive al suo interno alcune carte.
"Mi era sembrato... quando lo abbiamo trovato. Che fosse troppo pesante" disse la nonna mentre faceva scorrere le pagine trovate.
Si sistemò gli occhiali sul naso e sorrise: "ecco i documenti su zia Catherine".
Li sparse sul pavimento: c'erano i certificati di nasciate e di morte, una lastra e due pagine di referto medico, un ritaglio preso da un libro o una rivista. Quest'ultimo catturò la sua attenzione, parlava di veleni del Sud America, vi scorse la parola "curaro".
"Neva, riporta la valigia nel solaio, non si serve più. Poi daremo un'occhiata a tutto questo".
In quel momento suonò il campanello di casa: era l'insegnante di violino, Neva aveva completamente dimenticato la sua lezione.
Fiume - dardo