Mio marito è asessuale
Inviato: mar nov 12, 2013 4:21 pm
Scrivo in questo forum perché ho davvero bisogno di aiuto. Sto attraversando un periodo orribile della mia vita e spero che parlarne qui possa aiutarmi perché ho provato di tutto cercando di capire, risolvere, adeguarmi ma nulla ha funzionato e adesso sono sull'orlo di un serio cedimento psicologico, emotivo e nervoso.
Sono una donna estremamente passionale. Per me anima e corpo sono un tutt'uno. L'atto sessuale per me è paragonabile ad una celebrazione religiosa. Un inno alla vita, la celebrazione massima della bellezza, della perfezione e potenza della natura e dell'amore che due individui possono provare l'uno nei confronti dell'altro. Il corpo tramite l'atto sessuale diventa anima. E l'atto sessuale è l'unione perfetta e totale di due anime. E' necessario per me fare questa premessa in modo da rendere (o almeno cercare di redere) il dolore e la disperazione che provo in questo momento.
Conosco mio marito da una 11 di anni e siamo sposati da 6.
All'inizio il nostro rapporto era del tutto normale. Ci amavamo, stavamo bene insieme e facevamo sesso. All'inizio tanto, come è normale quando la passione è al massimo e lui era ben contento di soddisfare le mie fantasie e richieste (almeno io non ho mai avuto l'impressione del contrario).
Poi, direi quasi subito dopo i primi tempi, il sesso è cominciato a venir meno. L'iniziativa partiva sempre da me e lui a volte mi accontentava, spesso adduceva motivi (effettivamente comprensibili in quel determinato momento) per evitare di farlo.
Io naturalmente ne soffrivo. Ero nel pieno della mia gioventù e desiderio sessuale. Ma non davo peso eccessivo a questi suoi rifiuti, in primo luogo perché era evidentemente innamorato. Mi diceva che sono bella. Mi riempiva di carezze, abbracci e attenzioni anche se ho sempre notato fin dai primi tempi (all'inizio abbastanza inconsciamente) che non gradiva molto invece che ad accarezzarlo o toccarlo fossi io. Inoltre all'epoca sia io che lui condividevamo le nostre rispettive case con altre persone e lui diceva che questa cosa lo imbarazzava. Io rispettavo questo suo pudore.
Tuttavia più passava il tempo più avvertivo che qualcosa non andava, che qualcosa tra di noi non poteva funzionare e mi capitava di provare interesse per altri ma non capivo perché visto che ero convinta di amarlo sinceramente. Stavo bene con lui, mi piaceva parlare con lui, avevamo interessi e scopi comuni, nonostante una sua certa spigolosità di carattere che, devo dire, a volte mi turbava più dei suoi rifiuti verso il sesso. In un'occasione, prima di sposarlo, l'ho tradito. Poi però ho capito che volevo lui, che stavo bene con lui. Gli volevo bene e lui voleva bene a me e me lo dimostrava. E così nonostante i mei dubbi e vaghi presentimenti l'ho sposato.
Viviamo insieme da oramai 6 anni. Il sesso è stato un elemento estrememente raro, per nulla soddisfacente, sempre deludente, in questi lunghi anni. Lui non voleva farlo. Non voleva le mie carezze. Abbracci, tenersi mano nella mano, ok, nessun problema. Bacetti sulla fronte e buffetti sulla guancia, perché no? Di altro, nemmeno a parlarne. Quelle poche volte che abbiamo fatto sesso da marito e moglie lui voleva sempre che finisse tutto subito quindi niente baci e carezze ma solo raggiungimento dell'orgasmo, o mio o suo, il prima possibile. Come un qualcosa da fare per dovere. Un pensiero da togliersi visto che glielo chiedevo. Io naturalmente non capivo quale fosse il reale problema. Lui adduceva sempre le sue motivazioni (o scuse) comprensibilissime per chiunque (stanchezza da lavoro, dolori di vario tipo etc.) e io lo accettavo o meglio mi rassegnavo allo stato delle cose, anche se ero ben cosciente del fatto che la stanchezza da lavoro non può durare 365 giorni l'anno, per 6 lunghi anni. Tuttavia a poco a poco mi sono abituata alla situazione. Mi dicevo che forse non lo attraevo più sessualmente ma che di certo mi voleva bene, sempre nonostante quella sua spigolosità di carattere che però veniva compensata da altre piccole gentilezze, attenzioni, complimenti, abbracci e infantili baci che comunque mi concedeva. Ho capito che la sua visione dell'amore tra uomo e donna è diversa dalla mia. Lui ha un modo di concepire le cose per così dire "infantile", "innocente". Come se io fossi la sua "piccola bambina innocente" o, nel peggiore dei casi, il suo carino e divertente animaletto da compagnia. L'ho accettato. Perché gli volevo bene. Ho smesso di chiedere. Dormivano in letti separati. Reprimevo il desiderio quando sopraggiungeva. Cercavo di non guardare film a tema romantico o erotico per evitare di stimolare le mie pulsioni. Pensavo ad altro, mi tenevo accuppata con attività varie, mi convincevo che alla fine stavo bene ugualmente. Che il sesso e il contatto corporale non era poi così fondamentale. Ma non era vero nulla. Ero depressa. Infelice e sola. Tutti i miei sforzi di tenere in piedi il rapporto si sono rivelati un fallimento. E ora mi ritrovo in una situazione, di cui parlerò adesso, che fa di questo periodo uno dei peggiori se non il peggiore della mia vita.
Tutto è cominciato quando la mia situazione lavorativa è cambiata. Faccio un lavoro che mi permette di lavorare da casa. Per tanti anni il mio ufficio è stato il mio studio a casa. Passavo molto tempo da sola, lavorando al computer fatta eccezione per quelle volte in cui dei particolari progetti di lavoro richiedevano di incontrare il cliente di persona o di lavorarare in loco. Poi ho avuto un'interessante offerta di lavoro e per la prima volta mi sono ritrovata a lavorare in un ufficio giornalmente a contatto con altre persone.
Ora, una delle mie più grandi afflizioni è il fatto di essere bella e di avere un bel corpo. Vedo il desiderio negli occhi degli uomini e sono costantemente oggetto delle loro attenzioni. Ma io sono una donna piuttosto difficile. Non mi sento facilmente attratta dagli uomini a meno che non abbiano personalità interessanti, e soprattutto, fondamentalmente e nonostante quanto scritto sopra, sono fedele. Ebbene sì. Lo sono. In condizioni normali. Per natura non mi interessano le avventure. Quando amo, amo con tutta me stessa. Voglio solo il mio uomo.
Poi è successo quello che ha scatenato tutto e mi sta portando alla rovina. Ho ceduto alle attenzioni di un mio collega. Mi sono innamorata di lui ed era evidente che anche lui provava un forte e sincero sentimento per me. Ero pronta a lasciare mio marito. L'intesa era totale o almeno così credevo. C'era però un problema: anche lui era sposato. Non ho mai ben capito se a portare alla rottura sia stato il suo amore verso la moglie o la mancanza di coraggio nel compiere una scelta indubbiamente difficile e determinante per il futuro. Ad ogni modo lui ha deciso di troncare. E io ho cominciato a pensare al suicidio. Sono seguiti giorni orribili. Alla fine ho dovuto lasciare il lavoro. Ho scelto di tornare alla mia solita vita solitaria. Cercando di dimenticare, di domare il dolore. Odiando dal profondo mio marito che consideravo causa di tutto. Poco tempo dopo ho ricevuto un'altra offerta di lavoro. Ancora in un ufficio. Con altre persone. Ma questa volta, mi dicevo, sarebbe stato diverso. Mi sarei concentrata sul lavoro. Avrei respinto ogni tipo di attenzioni, lusinghe e tentativi di seduzione. Solo io, il mio computer e i miei "colleghi". Solo "colleghi". Sarò professionale. Mi dicevo. Ma ho fallito miseramente. Un altro uomo. Deciso ad avermi ad ogni costo. Innamorato e arso dal desiderio. Mi ha conquistata subito. La passione che vedevo emanare dal suo corpo era la mia stessa. Siamo finiti l'uno dentro l'altra come il ferro nel magnete. Ma sono stata scorretta. Gli ho tenuto nascosta la mia condizione. Non sapeva di mio marito. Non ho avuto il coraggio di dirglielo perché lo desideravo troppo e la nostra intesa sessuale ed emotiva era perfetta. Ma naturalmente i nodi vengono al pettine. Ho dovuto dirgli tutto e, com'è ovvio, lui si è allontanato da me. L'ho deluso e ferito. Sta soffrendo per colpa mia. Ma soffro anche io.
Ora sono sola, sola con mio marito. Le persone che mi conoscono sanno e mi giudicano e io mi vergogno e non ho più il coraggio di frequentarle. Ho lasciato il lavoro. Sono sprofondata nella depressione. La mia carriera sta andando a rotoli. Sto perdendo clienti. Mio marito all'inizio mi abbandonava a me stessa. Aveva intuito qualcosa e io avvertivo che si sentiva tradito. Poi ne abbiamo parlato. Abbiamo parlato della mia depressione, dell'impossibilità di reprimere le mie pulsioni (ma non ho ammesso di averlo tradito), della mia volontà di recuperare il nostro rapporto. Tuttavia non è servito a molto parlarne. Certo, lui ha messo un po' da parte quelle sue asperità e durezze, dimostrandosi più comprensivo del solito, dolce e pieno di attenzioni di vario tipo, tranne che sessuali, ovviamente. Lui insiste: non gli interessa farlo. E' stanco. Non prova desiderio. Non posso chiedergli l'impossibile, perché lui sta già dando il massimo, dice, cercando di venire incontro alla mia depressione. Non posso anche chiedergli il sesso, insiste. Ora è tutto palese. E' chiaro che la nostra situazione non cambierà mai. Sono consapevole che dovrei lasciarlo, soffro troppo, ma ho paura perché nonostante tutto mi rendo conto di che persona amabile e, per molti aspetti, preziosa sia, nonostante i suoi difetti. Ho paura di dovermene pentire un giorno, maledicendo le mie pulsioni. E ad ogni modo, in questo momento sono disoccupata. Non sono nelle condizioni psiologiche e fisiche di lavorare. Vivo chiusa in casa passando la maggir parte del tempo a piangere. Dipendo da lui. Non ho amici. Il dolore mi sta distruggendo. Continuo a pensare che dovrei uscire, andare in qualche locale e trovarmi un amante. Non mi sarebbe difficile. Ci riuscirei al primo tentativo, lo so. Ma vorrei evitarlo. Non è questo che voglio. Io voglio il sesso con l'uomo che amo. Non voglio vergognarmi di amare, di avere rapporti sessuali. Mi sento cattiva, sbagliata, egoista e squallida. E io ora mi chiedo: perché? Mi rivolgo a voi, asessuali. Perché? Come devo affrontare tutto questo? Cosa posso fare per venirne fuori? Per non morirne?
Grazie a chiunque avrà la pazienza di leggere questo fiume di parole e la bontà di rispondermi e di aiutarmi in qualche modo.
Sono una donna estremamente passionale. Per me anima e corpo sono un tutt'uno. L'atto sessuale per me è paragonabile ad una celebrazione religiosa. Un inno alla vita, la celebrazione massima della bellezza, della perfezione e potenza della natura e dell'amore che due individui possono provare l'uno nei confronti dell'altro. Il corpo tramite l'atto sessuale diventa anima. E l'atto sessuale è l'unione perfetta e totale di due anime. E' necessario per me fare questa premessa in modo da rendere (o almeno cercare di redere) il dolore e la disperazione che provo in questo momento.
Conosco mio marito da una 11 di anni e siamo sposati da 6.
All'inizio il nostro rapporto era del tutto normale. Ci amavamo, stavamo bene insieme e facevamo sesso. All'inizio tanto, come è normale quando la passione è al massimo e lui era ben contento di soddisfare le mie fantasie e richieste (almeno io non ho mai avuto l'impressione del contrario).
Poi, direi quasi subito dopo i primi tempi, il sesso è cominciato a venir meno. L'iniziativa partiva sempre da me e lui a volte mi accontentava, spesso adduceva motivi (effettivamente comprensibili in quel determinato momento) per evitare di farlo.
Io naturalmente ne soffrivo. Ero nel pieno della mia gioventù e desiderio sessuale. Ma non davo peso eccessivo a questi suoi rifiuti, in primo luogo perché era evidentemente innamorato. Mi diceva che sono bella. Mi riempiva di carezze, abbracci e attenzioni anche se ho sempre notato fin dai primi tempi (all'inizio abbastanza inconsciamente) che non gradiva molto invece che ad accarezzarlo o toccarlo fossi io. Inoltre all'epoca sia io che lui condividevamo le nostre rispettive case con altre persone e lui diceva che questa cosa lo imbarazzava. Io rispettavo questo suo pudore.
Tuttavia più passava il tempo più avvertivo che qualcosa non andava, che qualcosa tra di noi non poteva funzionare e mi capitava di provare interesse per altri ma non capivo perché visto che ero convinta di amarlo sinceramente. Stavo bene con lui, mi piaceva parlare con lui, avevamo interessi e scopi comuni, nonostante una sua certa spigolosità di carattere che, devo dire, a volte mi turbava più dei suoi rifiuti verso il sesso. In un'occasione, prima di sposarlo, l'ho tradito. Poi però ho capito che volevo lui, che stavo bene con lui. Gli volevo bene e lui voleva bene a me e me lo dimostrava. E così nonostante i mei dubbi e vaghi presentimenti l'ho sposato.
Viviamo insieme da oramai 6 anni. Il sesso è stato un elemento estrememente raro, per nulla soddisfacente, sempre deludente, in questi lunghi anni. Lui non voleva farlo. Non voleva le mie carezze. Abbracci, tenersi mano nella mano, ok, nessun problema. Bacetti sulla fronte e buffetti sulla guancia, perché no? Di altro, nemmeno a parlarne. Quelle poche volte che abbiamo fatto sesso da marito e moglie lui voleva sempre che finisse tutto subito quindi niente baci e carezze ma solo raggiungimento dell'orgasmo, o mio o suo, il prima possibile. Come un qualcosa da fare per dovere. Un pensiero da togliersi visto che glielo chiedevo. Io naturalmente non capivo quale fosse il reale problema. Lui adduceva sempre le sue motivazioni (o scuse) comprensibilissime per chiunque (stanchezza da lavoro, dolori di vario tipo etc.) e io lo accettavo o meglio mi rassegnavo allo stato delle cose, anche se ero ben cosciente del fatto che la stanchezza da lavoro non può durare 365 giorni l'anno, per 6 lunghi anni. Tuttavia a poco a poco mi sono abituata alla situazione. Mi dicevo che forse non lo attraevo più sessualmente ma che di certo mi voleva bene, sempre nonostante quella sua spigolosità di carattere che però veniva compensata da altre piccole gentilezze, attenzioni, complimenti, abbracci e infantili baci che comunque mi concedeva. Ho capito che la sua visione dell'amore tra uomo e donna è diversa dalla mia. Lui ha un modo di concepire le cose per così dire "infantile", "innocente". Come se io fossi la sua "piccola bambina innocente" o, nel peggiore dei casi, il suo carino e divertente animaletto da compagnia. L'ho accettato. Perché gli volevo bene. Ho smesso di chiedere. Dormivano in letti separati. Reprimevo il desiderio quando sopraggiungeva. Cercavo di non guardare film a tema romantico o erotico per evitare di stimolare le mie pulsioni. Pensavo ad altro, mi tenevo accuppata con attività varie, mi convincevo che alla fine stavo bene ugualmente. Che il sesso e il contatto corporale non era poi così fondamentale. Ma non era vero nulla. Ero depressa. Infelice e sola. Tutti i miei sforzi di tenere in piedi il rapporto si sono rivelati un fallimento. E ora mi ritrovo in una situazione, di cui parlerò adesso, che fa di questo periodo uno dei peggiori se non il peggiore della mia vita.
Tutto è cominciato quando la mia situazione lavorativa è cambiata. Faccio un lavoro che mi permette di lavorare da casa. Per tanti anni il mio ufficio è stato il mio studio a casa. Passavo molto tempo da sola, lavorando al computer fatta eccezione per quelle volte in cui dei particolari progetti di lavoro richiedevano di incontrare il cliente di persona o di lavorarare in loco. Poi ho avuto un'interessante offerta di lavoro e per la prima volta mi sono ritrovata a lavorare in un ufficio giornalmente a contatto con altre persone.
Ora, una delle mie più grandi afflizioni è il fatto di essere bella e di avere un bel corpo. Vedo il desiderio negli occhi degli uomini e sono costantemente oggetto delle loro attenzioni. Ma io sono una donna piuttosto difficile. Non mi sento facilmente attratta dagli uomini a meno che non abbiano personalità interessanti, e soprattutto, fondamentalmente e nonostante quanto scritto sopra, sono fedele. Ebbene sì. Lo sono. In condizioni normali. Per natura non mi interessano le avventure. Quando amo, amo con tutta me stessa. Voglio solo il mio uomo.
Poi è successo quello che ha scatenato tutto e mi sta portando alla rovina. Ho ceduto alle attenzioni di un mio collega. Mi sono innamorata di lui ed era evidente che anche lui provava un forte e sincero sentimento per me. Ero pronta a lasciare mio marito. L'intesa era totale o almeno così credevo. C'era però un problema: anche lui era sposato. Non ho mai ben capito se a portare alla rottura sia stato il suo amore verso la moglie o la mancanza di coraggio nel compiere una scelta indubbiamente difficile e determinante per il futuro. Ad ogni modo lui ha deciso di troncare. E io ho cominciato a pensare al suicidio. Sono seguiti giorni orribili. Alla fine ho dovuto lasciare il lavoro. Ho scelto di tornare alla mia solita vita solitaria. Cercando di dimenticare, di domare il dolore. Odiando dal profondo mio marito che consideravo causa di tutto. Poco tempo dopo ho ricevuto un'altra offerta di lavoro. Ancora in un ufficio. Con altre persone. Ma questa volta, mi dicevo, sarebbe stato diverso. Mi sarei concentrata sul lavoro. Avrei respinto ogni tipo di attenzioni, lusinghe e tentativi di seduzione. Solo io, il mio computer e i miei "colleghi". Solo "colleghi". Sarò professionale. Mi dicevo. Ma ho fallito miseramente. Un altro uomo. Deciso ad avermi ad ogni costo. Innamorato e arso dal desiderio. Mi ha conquistata subito. La passione che vedevo emanare dal suo corpo era la mia stessa. Siamo finiti l'uno dentro l'altra come il ferro nel magnete. Ma sono stata scorretta. Gli ho tenuto nascosta la mia condizione. Non sapeva di mio marito. Non ho avuto il coraggio di dirglielo perché lo desideravo troppo e la nostra intesa sessuale ed emotiva era perfetta. Ma naturalmente i nodi vengono al pettine. Ho dovuto dirgli tutto e, com'è ovvio, lui si è allontanato da me. L'ho deluso e ferito. Sta soffrendo per colpa mia. Ma soffro anche io.
Ora sono sola, sola con mio marito. Le persone che mi conoscono sanno e mi giudicano e io mi vergogno e non ho più il coraggio di frequentarle. Ho lasciato il lavoro. Sono sprofondata nella depressione. La mia carriera sta andando a rotoli. Sto perdendo clienti. Mio marito all'inizio mi abbandonava a me stessa. Aveva intuito qualcosa e io avvertivo che si sentiva tradito. Poi ne abbiamo parlato. Abbiamo parlato della mia depressione, dell'impossibilità di reprimere le mie pulsioni (ma non ho ammesso di averlo tradito), della mia volontà di recuperare il nostro rapporto. Tuttavia non è servito a molto parlarne. Certo, lui ha messo un po' da parte quelle sue asperità e durezze, dimostrandosi più comprensivo del solito, dolce e pieno di attenzioni di vario tipo, tranne che sessuali, ovviamente. Lui insiste: non gli interessa farlo. E' stanco. Non prova desiderio. Non posso chiedergli l'impossibile, perché lui sta già dando il massimo, dice, cercando di venire incontro alla mia depressione. Non posso anche chiedergli il sesso, insiste. Ora è tutto palese. E' chiaro che la nostra situazione non cambierà mai. Sono consapevole che dovrei lasciarlo, soffro troppo, ma ho paura perché nonostante tutto mi rendo conto di che persona amabile e, per molti aspetti, preziosa sia, nonostante i suoi difetti. Ho paura di dovermene pentire un giorno, maledicendo le mie pulsioni. E ad ogni modo, in questo momento sono disoccupata. Non sono nelle condizioni psiologiche e fisiche di lavorare. Vivo chiusa in casa passando la maggir parte del tempo a piangere. Dipendo da lui. Non ho amici. Il dolore mi sta distruggendo. Continuo a pensare che dovrei uscire, andare in qualche locale e trovarmi un amante. Non mi sarebbe difficile. Ci riuscirei al primo tentativo, lo so. Ma vorrei evitarlo. Non è questo che voglio. Io voglio il sesso con l'uomo che amo. Non voglio vergognarmi di amare, di avere rapporti sessuali. Mi sento cattiva, sbagliata, egoista e squallida. E io ora mi chiedo: perché? Mi rivolgo a voi, asessuali. Perché? Come devo affrontare tutto questo? Cosa posso fare per venirne fuori? Per non morirne?
Grazie a chiunque avrà la pazienza di leggere questo fiume di parole e la bontà di rispondermi e di aiutarmi in qualche modo.