Ciao, Benvenuta sull’isola di Aven!
Nella tua presentazione hai detto di voler condividere esperienze, bene, sono felice di poterlo fare.
Sono sempre stato asessuale, ancora prima di conoscere il termine “asessualità”, questo è uno dei motivi per cui la fine della mia infanzia, tutta l’adolescenza e una piccola parte della mia giovinezza sono state un incubo!
Mi rendevo perfettamente conto del fatto che il mio interesse nei confronti dell’altro (così come del mio) sesso era inversamente proporzionale a quello di tutti gli altri miei coetanei: loro erano curiosi di scoprire la sessualità e impazienti di “provarla”, mentre a me dava il voltastomaco solo l’idea, loro amavano parlare di improbabili avventure semi erotiche che (a detta loro) avrebbero fatto, mentre a me gli stessi discorsi, mettevano profondamente a disagio, loro avevano “soddisfazione” nel praticare l’autoerotismo (sempre a detta loro), mentre quelle rare volte in cui lo provavo io, sentivo solo tanto dolore, così via per l’intera sfera fisico/sessuale. Più gli anni passavano, più le distanze si acuivano, mi sentivo diverso, sbagliato e sono arrivato anche a pensare di essere malato
Ho più o meno il doppio dei tuoi anni, al momento della mia adolescenza Internet e gli smartphone esistevano ed erano già una solida realtà, ma non rappresentavano la quotidianità di un ragazzo come oggi, in casa mia per esempio, non ho avuto nessun tipo di connessione ne un telefono mobile fino all’età adulta (dopo i 20), quindi non conoscevo l’isola di Aven, praticamente non avevo amici e mi vergognavo molto della mia “condizione” per parlare alla mia famiglia.
Per me, tutto è cambiato quando ho iniziato a frequentare un laboratorio facoltativo, messo a disposizione dalla mia scuola, sull’educazione sessuale. Ammetto di esserci andato prevalentemente per saltare delle ore di lezione pomeridiane
, ma anche per capire di quale malattia soffrivo e quali erano i rimedi
.
Un pomeriggio come tanti, in una lezione come tante, la psicologa sessuologa che dirigeva il laboratorio, decise di parlarci degli orientamenti sessuali alternativi all’eterosessualità, ovviamente l’intera ora venne incentrata sull’omosessualità, ma (per fortuna) su una lavagna c’erano scritte molte altre definizioni corrispondenti ad altrettanti orientamenti, fra le quali “asessualità”.
Da quando ho cercato sull’enciclopedia (sul dizionario non c’era
) il significato di quella parolina magica, tutto ha cominciato ad avere un senso. Mi ci sarebbe voluto ancora moltissimo tempo per arrivare alla consapevolezza di me, ma almeno avevo una base dalla quale partire, era come avere tutte le tessere di un puzzle sul pavimento e doverle ancora comporre, ma ora avevo la figura completa da riprodurre.
Come vedi le nostre esperienze sono estremamente simili, proprio come te mi sono sentito dire moltissime volte “sei solo confuso, non sai quello che dici”, “non è possibile non essere attratti da nessuno”, “è solo una fase, crescendo passerà”, “sei troppo giovane per sapere una cosa del genere, alla tua età anch’io ero così, ma poi si cambia”, “come fai a saperlo se non hai mai provato?” ma in particolar modo, fino allo sfinimento, la peggiore di tutte: “non hai ancora incontrato la persona giusta per te”
.
Non ho mai fatto coming out, nemmeno con la mia famiglia, (ma mia mamma lo ha capito da sola) perché credo che la nostra “bellissima società” ipersessualizzata nella quale viviamo, non sia pronta per capirci (tanto meno per accettarci), visto che solo ora, per giunta in parte, comincia a credere alla nostra esistenza
.
Mi sono, come al solito, dilungato molto, lo so. Se può farti piacere, in un altro post, potremmo confrontarci sui vari aspetti dell’asessualità, che come dici giustamente tu, compongono uno spettro molto vasto, e tutte insieme formano il nostro orientamento sessuale (valido come tutti gli altri ovviamente).
Per ora ti saluto, spero di rileggerti presto!