Recensione di "Ace. Cosa ci rivela l’asessualità sul desiderio, la società e il significato del sesso" di Angela Chen

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tacho
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Recensione di "Ace. Cosa ci rivela l’asessualità sul desiderio, la società e il significato del sesso" di Angela Chen

Messaggio da tacho »

È uscita una recensione del testo "Ace. Cosa ci rivela l’asessualità sul desiderio, la società e il significato del sesso" di Angela Chen (trad. Giorgia Sallusti) sulla newsletter femminista Ghinea di novembre https://ghinea.substack.com/p/la-ghinea-di-novembre-e57

di Luigi Narni Mancinelli

Ho atteso l’uscita dell’edizione italiana del libro di Angela Chen con grande emozione, perché sapevo che questo saggio avrebbe parlato anche di me, della mia esperienza personale e di sentimenti che mi toccano molto nel profondo. La lettura del testo è stata progressivamente liberatoria: conoscere altre storie di tante persone sparse in ogni posto del mondo, tutte accomunate da una identità così difficile da afferrare e comprendere, mi ha dato un grande sollievo. A questo sollievo si è poi aggiunto un senso di orgoglio, quello di sentirmi parte di una comunità, quella asexual o ace, che ha pieno diritto di esistere all’interno di quella più vasta LGBTQ+. Le nostre storie, sottolinea bene Angela Chen, partono da una domanda paradossale: come è possibile accorgersi di avere o meno attrazione sessuale verso altre persone se non la si è mai sperimentata? E di conseguenza: come è possibile capire la differenza tra attrazione sessuale e pulsioni fisiche se le due cose ci sembrano così dannatamente unite e indistinguibili?

"Provare repulsione per il sesso è certamente il primo chiaro segnale di assenza dell’attrazione sessuale, ma questa assenza può essere comunque nascosta dalla performatività sociale o dall’attività sessuale nata da ragioni sentimentali, e, poiché tipi diversi di desiderio sono legati così strettamente, è molto difficile districarne i nodi. “Le persone che non hanno mai provato l’attrazione sessuale non sanno cosa si prova, e così diventa difficile riconoscere se l’hanno mai provata o meno”, scrive il ricercatore dell’asessualità Andrew C. Hinderliter in una lettera del 2009 alla redazione della rivista Archive of Sexual Behavior. Proprio così. (p.29)"

La comunità asessuale è stata chiamata anche la comunità di internet, perché il riconoscimento di questo orientamento nasce proprio attraverso i primi forum e blog online dagli inizi degli anni 2000. Migliaia di persone si sono conosciute, confrontate e riconosciute attraverso questi strumenti e hanno creato una serie di termini che potessero definire la loro condizione e costruire meglio la loro identità. Poiché l’asessualità varia su uno spettro, ci sono diverse gradazioni e orientamenti affini, da ace a gray-ace (quando si prova solo raramente attrazione sessuale), demisexual (quando c’è attrazione sessuale solo con un coinvolgimento emotivo), aromantic (orientamento affettivo che non persegue relazioni romantiche e amorose). Dal lato opposto di ace c’è l’orientamento allosexual (o semplicemente allo), quello di chi sperimenta l’attrazione sessuale.

Non è mai facile arrivare alla consapevolezza ace, forse rispetto alle altre identità queer è quella meno afferrabile e meno indagata, perché il movimento è ancora giovane e le altre comunità hanno attraversato lotte per il riconoscimento di cui si parla molto di più. Il saggio di Chen è molto chiaro a riguardo: la sessualità è un fenomeno politico ed è al centro della nostra società e il condizionamento sociale che le persone vivono per aderire agli standard di genere è fortissimo.

"Partendo da questa idea, la sessualità obbligatoria - un’idea centrale nel discorso ace – non è la convinzione che la maggior parte delle persone desideri il sesso, e che voglia fare sesso e che il sesso possa essere piacevole. La sessualità obbligatoria è un insieme di presupposti e comportamenti che sostengono l’idea che ogni persona normale sia sessuale, che non desiderare il sesso (socialmente accettato) sia innaturale e sbagliato, e che le persone a cui non interessa la sessualità si perdono un’esperienza estremamente necessaria” (p.54)

Parlando di me, l’ho vissuto per anni sulla mia pelle, riuscendo soltanto molto tardi a capire il mio orientamento. Per quanto mi riguarda, ci sono state nella mia vita due spinte convergenti, che mi chiedevano entrambe di performare il ruolo di genere grossomodo alla stessa maniera. Poiché sono cresciuto in una famiglia cattolica, mi veniva chiesto di inserirmi nella norma eterosessuale creando un nuovo nucleo familiare, per cui sono sempre stato visto con grande sospetto e delusione dai miei familiari: Luigi non ha relazioni con le donne, forse è troppo timido, forse è gay. C’è qualcosa che non va. Aspettiamo e speriamo, prima o poi troverà una brava ragazza. Uscito con grande sforzo e sofferenza da questo contesto culturale familiare, cominciando a fare attività politica nei movimenti (riassumo così tutta la stagione “no global” e le tante cose che ho fatto) mi stavo ritagliando mio malgrado un ruolo di leadership in quel contesto. Ma anche qui qualcosa non quadrava. Come mai Gigino non scopa, come mai non è interessato manco ai ragazzi? C’è qualcosa che non va. Forse beve troppo, forse fuma troppo, è troppo introverso. Ha problemi.

Scrive Chen:

"Per la società, in effetti, la sessualità è centrale. Oggi in Occidente la sessualità è considerata una parte essenziale dell’identità. La sessualità non è semplicemente cosa fai, è parte di quello che sei, parte della tua innata verità. Come sostiene il filosofo Michel Foucault nel suo Storia della sessualità, l’enfasi sociale sul sesso è il risultato di forze storiche e politiche. Io non penso che debba essere così per sempre” (p.65)

Frequentavo una casa di compagn* con cui facevo politica e tutt* usavano questa casa anche per avere rapporti sessuali, si formavano e disfacevano coppie. Un giorno venni chiamato a rapporto e mi dissero: c’è qualcosa che non va bene, tu vieni qui, ti prendi il caffè, fumi… ma vuoi finalmente scopare un po’ pure tu? Avere una ragazza? Addirittura mi fu negata una vecchia amicizia, il mio atteggiamento turbava troppo questa persona e in generale causavo continue domande e perplessità. Speriamo che Gigino si trova una ragazza: praticamente, anche nel mondo “sovversivo”, risuonavano le stesse parole di mia zia suora. E io nel frattempo ci stavo male e pure pensavo che fosse una mia inadeguatezza di fondo nel non riuscire a raggiungere gli standard sociali del mio gruppo di riferimento, come non ero riuscito a farlo nel mio nucleo familiare di origine. Forse veramente bevevo troppo, forse veramente fumavo troppo, davvero non riuscivo a mettere su una relazione di coppia per troppa timidezza, per problemi di carattere. Ho sperimentato anche io quello che Angela Chen chiama la sessualità obbligatoria. E quindi le cose sono andate avanti per un po’, fino a che ho deciso di fuggire pure da quell’ambiente, perché a quei tempi l’idea di essere il classico leader di movimento mi faceva orrore. E poi, parliamoci chiaro, che leader è uno che non scopa? Ho cercato quindi di mettermi in discussione, cercando di capire in primis quali fossero i miei privilegi. Così ho incrociato il movimento femminista e soprattutto le femministe in carne e ossa, che mi hanno insegnato come fosse sbagliato, in una società patriarcale, aderire alla performatività di genere richiesta. Una volta compreso, grazie alle compagne, come il corpo sia contemporaneamente oggetto di oppressione e soggetto di liberazione, alcune parole lette distrattamente online hanno cominciato a dirmi qualcosa. Così anche io, decisamente con qualche anno di ritardo (ma esiste forse un momento prestabilito per capirsi?), mi sono iscritto al forum online di AVEN (Asexual Visibilty and Education Network), per affermare: ci sono anche io! Sono parte di questa comunità. Non ho bisogno di forzarmi e aderire a nessun ruolo che mi vogliono imporre. Ho dato così la mia risposta a quella paradossale domanda su cosa sia l’attrazione sessuale, se sia possibile avere lo stesso, senza di essa, un amore, un desiderio, anche una pulsione erotica. Piano piano ho unito quella serie di puntini e ho trovato la soluzione a tanti dubbi. Mi sembra ancora strano parlarne oggi ed è difficile anche fare coming out perché è difficile parlare di un orientamento come quello ace in una società nella quale il sesso è al centro della costruzione delle identità di genere. Ringrazio chi ha avuto l’intuizione e il coraggio di parlarne per prim*, perché ha aperto la strada a tutt* noi. Dobbiamo essere riconoscenti nei confronti di chi ha iniziato questo movimento e dato un nome a questa comunità, che viene raccontata in maniera dettagliata e chiara nel libro di Angela Chen. Finito di leggere, mi sento emozionato e commosso, perché penso alle mie ferite e a quelle di tutte le persone ace, tutte le sofferenze che abbiamo dovuto affrontare fino a poter dire questa parola: noi.

Luigi Narni Mancinelli, editor e scrittore, ha pubblicato Una partita lunga un secolo. Cent’anni della Salernitana (e di Salerno) (Albatros, 2019) e Una disperata felicità. Storie di uomini e donne in fuga (Plectica, 2014). Su Mastodon è barliario@mastodon.world.

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Bianca
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Re: Recensione di "Ace. Cosa ci rivela l’asessualità sul desiderio, la società e il significato del sesso" di Angela Che

Messaggio da Bianca »

Hai descritto con chiarezza il percorso che deve fare colui che si trova di fronte ad una realtà che non può più ignorare, ad una sessualità inesistente o scarsamente presente, a tante condizioni e a tante pressioni, anche da parte della zia suora.

Possiamo chiamarlo IL MITO DELLA BRAVA RAGAZZA. E se se ne parla tanto, questa brava ragazza dovrà pur esserci da qualche parte!

Molto importante mi pare il fatto che tu sia diventato consapevole delle tue caratteristiche ed abbia capito e accettato di essere parte di una comunità non numerosissima ma, comunque, reale.

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