Colpevoli di essere diversi (pippone)
Inviato: sab giu 18, 2022 11:42 pm
Buonasera gente di Aven, è da un po' che vorrei portare una riflessione di questo tipo, non mi è riuscito molto bene fin'ora e quindi ho pensato di proporla qui. Dunque settimana scorsa gran giorno, due ex colleghi, diciamo più conoscenti che amici, si sono sposati. Che bello il matrimonio, tappa importante all'interno di un progetto di vita (sentimentale) ben preciso: crescendo, ci si immagina di trovare una persona speciale, di costruirci una intesa unica nel suo genere, basata su tutta una serie di momenti insieme, di valori condivisi, di intimità (sotto vari aspetti), e chi più ne ha più ne metta. All'interno della coppia (quando stabile, consolidata, s'intenda) magari si crea quel senso di certezza dato dall'altra persona, un'isola di salvezza in cui potersi rifugiare "all'occorrenza".
La necessità di certezze (nel senso di sopra) si presta decisamente ad essere bisogno umano universale (insomma, a chi è che non piacerebbe?) piuttosto che un aspetto intrinseco della specifica situazione di coppia sopra. Ma allora cosa accade se si sceglie un progetto di vita diverso?
Premessa: io condivido il desidero di avere una relazione, o meglio una piccola variazione sul tema: la maggior parte degli uomini sono attratti dalle donne e (tra il resto) desiderano avere con loro rapporti sessuali, io invece sono attratto da altri uomini e non ci voglio fare sesso. Cosa cambiera mai, per così poco? Beh... la solita storia... sempre uguale: totale inesistenza (per fortuna non è così ma l'esperienza quotidiana ti trasmette esattamente questa impressione) di persone compatibili. Tra l'altro come se poi appurata la compatibilità il gioco fosse fatto.
La "scommessa" sulla relazione è solo una possibilità tra infinite, quindi... perché non modificare progetto di vita? In fondo, l'uomo libero fa quel che vuole. Cambiare significa in effetti dare priorità diverse ai vari personaggi / entità con cui si ha a che fare, parenti più o meno stretti, famiglia, amici, ambiente lavorativo, saperne bilanciare le frequentazioni, l'intensità e la natura dei rapporti sulla base delle propri fisiologici - chiamiamoli così - bisogni sociali. In particolare, allora è possibile scommettere sulle amicizie: tra tutte, cioè, desiderarne qualcuna su cui poterci contare un po' meglio.
Sorpresa (neanche più di tanto in realtà): è quasi più semplice cercarsi una relazione. Come mai? Perché le priorità non sono allineate: chi ha una relazione potrà trovarsi a voler dedicare nel tempo più momenti alla coppia, e quando poi si arriva ad avere dei figli, beh... il margine di libertà tra lavoro e famiglia può assottigliarsi a dismisura.
Quello che sto per dire non vuole assolutamente essere una critica / lamentela / sfogo nei confronti di queste situazioni. Molto semplicemente, esse andrebbero inquadrate nella maniera appropriata, per quelle che sono: delle scelte di vita che, come tali, dovrebbero essere libere e consapevoli. Curiosamente, però, questo a volte non accade. Tutto diventa ovvio.
E allora ti ritrovi quegli "amici" (ora più che mai con le virgolette) che finché c'è occasione di vedersi ci si frequenta senza problemi, tutto va alla grande, l'intesa si consolida, poi all'improvviso loro non sono più single e... tac... il quasi tutti i giorni diventa magicamente una (scarsa?) volta ogni paio di mesi. Ma è possibile che non ci sia niente di intermedio? Non è che forse qualcosa non andasse poi così bene già prima? Se poi glielo fai notare sei tu che ti sbagli.
Che poi queste relazioni che nascono così, piovendo dall'alto senza sforzo alcuno. "Amici" che ti parlano all'inverosimile di quanto desidererebbero una relazione con una persona di un certo tipo (interessi, passioni, modi di vedere le cose) perché solo così l'intesa può essere raggiunta e consolidata al meglio, ma poi iniziano frequentazioni di tutt'altro tipo. No, l'amore non è sovvenuto per miracolo. Semplicemente, perché c'è quel che basta di attrazione estetica/sessuale e il resto è per non essere più "single". Tutto poi rigorosamente giustificato "Eh, vedi che erano X anni (X=3,4,5 circa) dall'ultima relazione". "Ma scusa, io che sono single da quando mamma mi ha messo al mondo cosa dovrei fare, buttarmi dalla finestra?" "Sì, però..." ("però"... cosa esattamente?)
Perché poi se io mi lamento della situazione sono quello che fa, come da titolo, i pipponi. Quello che ha sempre cose da dire, che vuole sempre dei momenti di serietà. Colui che deve saper stare solo, perché in fondo si può fare. Solo che loro, gli "amici", proprio non ce la fanno. Ma io che devo sopportare di più cosa sarei, un essere umano inferiore? Il desidero di una relazione non può forse essere lo stesso? Praticamente i momenti insieme devono servire solo a distrarsi, ridere e scherzare. Viva la superficialità. Perché un'uscita del genere tra amici è una cosa ovvia, il rapporto messo in questo modo è "naturale" (non ho niente in contrario, bisogna saper ridere e scherzare, sarei in prima fila per questo genere di cose, ma mi piace farlo solo con chi sa anche prendermi seriamente).
E se ti passa la voglia di stare con certe persone e gli dici, molto schiettamente, che non vuoi uscire con loro, non va bene. Ti deve piacere tutto come a loro, le cose si fanno così e basta, devi essere esattamente come loro. Se non lo fai, sei colpevole di essere diverso. Curiosa questa cosa, siamo nel 2022 e questa nei confronti della diversità, più che ignoranza mi sembra proprio un'allergia vera e propria. La diversità è scomoda e quindi passare sopra l'identità di qualcuno che, numericamente, conta poco, è cosa evidentemente accettabile se si ha il vantaggio di uniformare il tutto.
La necessità di certezze (nel senso di sopra) si presta decisamente ad essere bisogno umano universale (insomma, a chi è che non piacerebbe?) piuttosto che un aspetto intrinseco della specifica situazione di coppia sopra. Ma allora cosa accade se si sceglie un progetto di vita diverso?
Premessa: io condivido il desidero di avere una relazione, o meglio una piccola variazione sul tema: la maggior parte degli uomini sono attratti dalle donne e (tra il resto) desiderano avere con loro rapporti sessuali, io invece sono attratto da altri uomini e non ci voglio fare sesso. Cosa cambiera mai, per così poco? Beh... la solita storia... sempre uguale: totale inesistenza (per fortuna non è così ma l'esperienza quotidiana ti trasmette esattamente questa impressione) di persone compatibili. Tra l'altro come se poi appurata la compatibilità il gioco fosse fatto.
La "scommessa" sulla relazione è solo una possibilità tra infinite, quindi... perché non modificare progetto di vita? In fondo, l'uomo libero fa quel che vuole. Cambiare significa in effetti dare priorità diverse ai vari personaggi / entità con cui si ha a che fare, parenti più o meno stretti, famiglia, amici, ambiente lavorativo, saperne bilanciare le frequentazioni, l'intensità e la natura dei rapporti sulla base delle propri fisiologici - chiamiamoli così - bisogni sociali. In particolare, allora è possibile scommettere sulle amicizie: tra tutte, cioè, desiderarne qualcuna su cui poterci contare un po' meglio.
Sorpresa (neanche più di tanto in realtà): è quasi più semplice cercarsi una relazione. Come mai? Perché le priorità non sono allineate: chi ha una relazione potrà trovarsi a voler dedicare nel tempo più momenti alla coppia, e quando poi si arriva ad avere dei figli, beh... il margine di libertà tra lavoro e famiglia può assottigliarsi a dismisura.
Quello che sto per dire non vuole assolutamente essere una critica / lamentela / sfogo nei confronti di queste situazioni. Molto semplicemente, esse andrebbero inquadrate nella maniera appropriata, per quelle che sono: delle scelte di vita che, come tali, dovrebbero essere libere e consapevoli. Curiosamente, però, questo a volte non accade. Tutto diventa ovvio.
E allora ti ritrovi quegli "amici" (ora più che mai con le virgolette) che finché c'è occasione di vedersi ci si frequenta senza problemi, tutto va alla grande, l'intesa si consolida, poi all'improvviso loro non sono più single e... tac... il quasi tutti i giorni diventa magicamente una (scarsa?) volta ogni paio di mesi. Ma è possibile che non ci sia niente di intermedio? Non è che forse qualcosa non andasse poi così bene già prima? Se poi glielo fai notare sei tu che ti sbagli.
Che poi queste relazioni che nascono così, piovendo dall'alto senza sforzo alcuno. "Amici" che ti parlano all'inverosimile di quanto desidererebbero una relazione con una persona di un certo tipo (interessi, passioni, modi di vedere le cose) perché solo così l'intesa può essere raggiunta e consolidata al meglio, ma poi iniziano frequentazioni di tutt'altro tipo. No, l'amore non è sovvenuto per miracolo. Semplicemente, perché c'è quel che basta di attrazione estetica/sessuale e il resto è per non essere più "single". Tutto poi rigorosamente giustificato "Eh, vedi che erano X anni (X=3,4,5 circa) dall'ultima relazione". "Ma scusa, io che sono single da quando mamma mi ha messo al mondo cosa dovrei fare, buttarmi dalla finestra?" "Sì, però..." ("però"... cosa esattamente?)
Perché poi se io mi lamento della situazione sono quello che fa, come da titolo, i pipponi. Quello che ha sempre cose da dire, che vuole sempre dei momenti di serietà. Colui che deve saper stare solo, perché in fondo si può fare. Solo che loro, gli "amici", proprio non ce la fanno. Ma io che devo sopportare di più cosa sarei, un essere umano inferiore? Il desidero di una relazione non può forse essere lo stesso? Praticamente i momenti insieme devono servire solo a distrarsi, ridere e scherzare. Viva la superficialità. Perché un'uscita del genere tra amici è una cosa ovvia, il rapporto messo in questo modo è "naturale" (non ho niente in contrario, bisogna saper ridere e scherzare, sarei in prima fila per questo genere di cose, ma mi piace farlo solo con chi sa anche prendermi seriamente).
E se ti passa la voglia di stare con certe persone e gli dici, molto schiettamente, che non vuoi uscire con loro, non va bene. Ti deve piacere tutto come a loro, le cose si fanno così e basta, devi essere esattamente come loro. Se non lo fai, sei colpevole di essere diverso. Curiosa questa cosa, siamo nel 2022 e questa nei confronti della diversità, più che ignoranza mi sembra proprio un'allergia vera e propria. La diversità è scomoda e quindi passare sopra l'identità di qualcuno che, numericamente, conta poco, è cosa evidentemente accettabile se si ha il vantaggio di uniformare il tutto.