La consapevolezza della solitudine

Per tutto ciò che riguarda l'asessualità e gli asessuali.
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Bianca
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Re: La consapevolezza della solitudine

Messaggio da Bianca »

Sono assolutamente d’accordo su quanto affermi Ron e sono contenta che qualcuno la pensi come me.
Su Aven, in genere, la gente assume una posizione negativa e questo non aiuta ad essere moderatamente intraprendenti e ad essere disponibili a fornire spiegazioni, con i piedi per terra ma senza un atteggiamento rassegnatamente pessimistico.

Ecco, la sincerità e l’onestà sono le caratteristiche che l’asessuale non dovrebbe mai accantonare.

Chi ha pochi anni e poca esperienza, non sa quanto sia importante L’INTESA, con sesso o senza.

Lun
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Re: La consapevolezza della solitudine

Messaggio da Lun »

Stavo leggendo qualcosa più generale del forum e sono incappata qui... Bello sapere che i miei timori e sensazioni sono sperimentati da altre persone, perlomeno non mi sento un'aliena.

Penso che meglio di Destroy_Grace non avrei saputo dire. Esattamente stessi pensieri e paure. Con la differenza che io non ho affatto un buon rapporto con la famiglia, che ho poche amiche che ormai hanno vite loro e cavoli loro e da cui mi sento sempre più lontana per esperienze, situazioni e per incapacità mia di sopportare queste differenze (ma forse Destroy_Grace ha sui 20 anni e di tutto quello che accade a 30 ignora).

Come scrive Marii pure io mi sento senza speranza e non mi illudo neanche che per me possa esserci non dico un lieto fine ma neanche una relazione decente che duri qualche anno. E questo per le mie difficoltà a conoscere gente, innamorarmi (o ritenere un ragazzo interessante da quel punto di vista), essere ricambiata, gestire una relazione. E se anche per qualche botta di #### questo dovesse accadere, se io facessi un lavoro grosso su me stessa rimarebbe comunque l'incognita sesso dove mi sento di non potermi forzare. Quindi sì alla fin fine che possibilità ci sono?! Perché illudersi?

Riguardo l'esperienza del capitan Jack (nn ricordo il nick 😅) tanto di cappello e complimenti. Purtroppo la mia di esperienza, oltre a dicerie varie, rema in tutt'altri oceani.
Ho avuto una relazione con convivenza annessa e classici progetti per il futuro durata tipo 5 anni. Lui mi ha detto chiaramente che senza sesso fatto 'per bene' ci sarebbe stato male, che ne aveva bisogno. E non è che non fosse innamorato eh (fosse stato per lui ci saremo sposati dopo un anno, sono stata io che ho dovuto convincerlo ad andare con calma), né tantomeno che fosse 'fissato' col sesso perché io mi sono presentata da subito con tutte le mie difficoltà personali e anche fisiche. E lui ha aspettato, capito, aiutato, compreso ecc. Ma a un certo punto la situazione è diventata degradante per tutti e la comprensione non ha avuto più effetto, così come piano piano la fiducia e infine pure la stima sono andate a farsi benedire.
È finita per me nel modo peggiore dopo che comunque lui ha provato a farmi capire che così non poteva andare avanti. In pratica dalle stelle alle stalle, letteralmente.

Ora onestamente posso pure capire. Io nn so se sono asessuale, se sono nello 'spettro', se ho un blocco/ un problema fisico emotivo, se non ho incontrato quello giusto ecc ecc. Non lo so, è vero. Ma ho provato in almeno 2 situazioni come si sta dal lato dei sessuali:
1 quando volevo farlo con il mio ex per non perderlo (lo so che è sbagliato ma alla fine uno prova con tutto pur di salvare qualcosa a cui tieni) e lui mi ha rifiutato. In quel caso non sentivo 'lo stimolo' in sé ma più l'idea del significato del sesso. E ci sono rimasta davvero male.
2 quando ho conosciuto il ragazzo che mi piaceva davvero tanto fisicamente e anche caratterialmente e che ricambiava pure (successo una sola volta in 32 anni eh!), lo abbiamo fatto e nonostante ansie paure ecc mi era pure piaciuto. Ecco poi nonostante il terrore di trovarmi in situazioni imbarazzanti, la paura di dover affrontare l'argomento, il giudizio, l'incapacità ecc, non vedevo l'ora di rifarlo e non potevo fare a meno di pensarci. Sarà stata una strana combinazione del soggetto, di ormoni, di rilassatezza generale non lo so ma mai successo nella mia vita dall'ultimo amore (nn ricambiato) del liceo... Quindi piu di 10 anni fa. Anche lì è durata pochi giorni questa 'attesa' ma mi è costata tanto.

Quindi alla fine capisco i 'sessuali', per loro è necessario. Capisco anche me e lo sforzo di fare qualcosa che riteniamo superfluo se non doloroso, schifoso, inutile e che cmq nn soddisfacerà loro perché se ne accorgono se fingiamo e che fa sentire noi svuotati e insinceri (fingendo).

E perciò dove sta per noi la reale possibilità di una relazione? Di una vita in coppia? Forse uno su un milione ce la fa a incontrare qualcuno di simile, gli altri? Una vita di solitudine accentuata dal fatto che a una certa si accasano tutti, gli amici spariscono, se vuoi fare qualcosa o la fai da solo o rinunci, e sei pure visto strano, non capito e dicono che 'hai scelto tu'. Ovviamente inutile spiegare come stanno le cose, nn vieni capito.

Ecco con questo sentimento come si vive se non nel ripiego e nella coscienza che il resto che si farà sarà un palliativo a questa grande assenza e non realizzazions di sé? E soprattutto cosa è meglio? Rassegnarsi e farsene una ragione che nella vita c'è di peggio (peccato che nn fai altro che sentire che l'unica cosa che permette di andare avanti sia proprio l'amore che a te è vietato) oppure sperare nel miracolo e deludersi ogni volta che non accade? Io per adesso sto nel secondo team ma non so per quanto e non so se è un bene

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Bianca
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Re: La consapevolezza della solitudine

Messaggio da Bianca »

Una vita in cui non si accetta di correre qualche rischio, è una vita piatta, senza impegno, quella che ti costringe ad entrare nel girone degli Ignavi, coloro che vissero senza infamia e senza lode, capaci soltanto di nascondersi dietro il riparo protettivo ma infamante della viltà.

Impegnarsi per qualcosa che sembra impossibile, comporta del coraggio e diventa una sfida.

Non credo che l’essere umano sia fatto per l’accettazione passiva.
Il battersi è nella sua natura, anche se il carattere, l’educazione, una paura dominante, lo porta a camminare con le stampelle quando il desiderio sarebbe quello di correre, persino di volare.

La vita è comunque difficile, anche quando non presenta grossi problemi o non mette sul nostro cammino grossi ostacoli da superare.
Riserva sorprese che destabilizzano, sia in positivo che in negativo.
Darsi per vinti a vent’anni, vuol dire perdere l’opportunità di dare una svolta alla propria esistenza anche se si possiedono aspetti difficili da gestire.

VANCE
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Re: La consapevolezza della solitudine

Messaggio da VANCE »

Si può essere ottimisti e propositivi fin che volete, ma Lun ha ragione purtroppo, le possibilità di incontrare qualcuno “come noi” sono minime, è inutile nutrirsi di false speranze, io personalmente ormai già da tempo ho preso atto della mia condizione di asessuale, non mi faccio false illusioni, sarà una vita di solitudine
Soprattutto ora che anche io, a 40 anni, vedo gli amici sposarsi e fare figli e “sparire”, avendo altre priorità

deckard
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Re: La consapevolezza della solitudine

Messaggio da deckard »

Gli ignavi sono coloro i quali non si sono assunti alcun impegno nella vita e non si sono presi alcuna responsabilità.
Loro non hanno commesso alcun peccato, ma non hanno fatto neanche niente di buono e per questo sono stati collocati nell'antiferno.
Di loro non si è interessato né Dio né il Demonio. CIT.
Battersi per quello in cui si crede comporta coraggio e diventa una sfida quotidiana, un impegno costante come quello di Linus Van Pelt nell'evitare che Snoopy gli porti via la copertina.
Mettersi da parte in questa lotta può denotare un deterioramento dell'impegno profuso, delle emozioni associate alla ricerca di una compagnia (non solo romantica, ma anche amicale, o semplicemente qualche persona con cui percorrere la strada della propria vita) o un problema di adattamento a causa delle richieste e delle aspettative sociali.
Cordiali saluti.
That's all my dear folks...
Odiare i mascalzoni è cosa nobile. Marco Fabio Quintiliano, Calahorra, 35-40 d.C. – Roma, 96 d.C.
Ingiuriare i mascalzoni con la satira è cosa nobile: a ben vedere, significa onorare gli onesti. Aristofane. I Cavalieri.

Lun
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Re: La consapevolezza della solitudine

Messaggio da Lun »

Io però scusate non capisco il discorso degli ignavi!

Ma uno che deve fare se nota che le cose così come stanno non vanno bene?

Dalle mie amicizie mi sento lontano perché ormai hanno altri scopi loro, altre esperienze, altri impegni, altri progetti. Con qualcuno ci provo pure a mantenere i contatti, a propormi di aiutare ma alla fine ho sempre rifiuti, situazioni per cui è difficile pure vedersi una volta ogni tanto.

Ecco un mio limite sono i rifiuti: faccio una fatica bestiale a 'rischiare', a chiedere, proporre, organizzare. Dopo rifiuti vari (per carità giustificabili pure dai vari contesti ma sempre rifiuti reiterati) mi passa proprio la voglia. Così come mi pesa continuare a uscire con le persone accoppiate, che si guardano languidamente, che ti giri un attimo e iniziano ad abbracciarsi e io invece che vorrei buttarmi al fiume per la mancanza di tutto ciò. E non parliamo di qualche mese ma di anni eh!

Amici che appena mi dicono che hanno una notizia so già che è 'mi sposo' oppure 'sono incinta' e che inevitabilmente porta me a dire 'e io?' perché a me è precluso tutto questo?!

Io nel frattempo cerco di fare del mio meglio, mi impegno a conoscere gente nuova e fare nuove esperienze ma mi ritrovo sempre a notare che costruire qualcosa è difficile, che trovare qualcuno anche solo che mi interessi è raro e quelle 2 volte che accade non è ricambiato e non funziona cmq. Anzi mi sento pure colpevole che se non fossi così a quest'ora nel gergo '' sarei già sistemata''.

Quindi in cosa sarei ignava? Quando ne ho avuto occasione ho fatto di tutto per farmi conoscere al meglio superando l' imbarazzo e la paura e in cambio ho ottenuto la sparizione del soggetgo senza neanche una motivazione (che ho dovuto capire da sola).

Alla fine si soffre da morire a continuare così

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Bianca
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Re: La consapevolezza della solitudine

Messaggio da Bianca »

Tu non fai parte degli Ignavi.
Tu non sei rassegnata.
Tu non sei una perdente.
Tu sei una combattente, vivi lottando, prendi botte e continui, senza gettare la spugna e assorbi colpi come un punchingball.

Essere come te è diverso, sai.

Ti assumi la responsabilità dei tuoi errori e quando il risultato è poca cosa, soffri ma vai avanti.

Il tuo soffrire, il tuo non arrenderti, ti rende bella, dà un senso alla tua vita, ti fa degna di biasimo ma anche di lode.

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Re: La consapevolezza della solitudine

Messaggio da VANCE »

Lun avessi scritto io non avrei probabilmente cambiato una virgola dal tuo post: hai esattamente il mio pensiero e stato d’animo

Posso solo dirti che, leggendo anche in un altro forum, non siamo i soli, questa condizione ci accomuna tutti

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Bianca
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Re: La consapevolezza della solitudine

Messaggio da Bianca »

Essere consapevoli deriva dall’esistere, essere negativi deriva da una scelta precisa, da una posizione che si prende.
Ma é una condizione che vale per tutti.

Capisco che si possano incontrare persone che una volta giunte alla consapevolezza che l’altro non é in grado di soddisfare il loro bisogno sessuale, decidano di andarsene, così come possono decidere di rimanere.

Essere negativi in partenza, non aiuta.
Incontrare propri simili ostentando la stessa negatività, non aiuta.

Ci si perde ad essere positivi?
A volte sì ma forse un po’ meno di quanto si perda ad essere negativi ad oltranza.

Si soffre ad essere positi?
Sì, perché le delusioni sono dietro l’angolo ma almeno si mantiene un atteggiamento di apertura verso gli altri che se non dà successi a raffica, almeno ci consente di conservare rapporti, coltivare amicizie, scambiare punti di vista.

Rinchiudersi nella propria conchiglia, non consente agli altri neppure di sfiorarci.

Lun
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Re: La consapevolezza della solitudine

Messaggio da Lun »

Grazie Bianca per le tue parole, sono davvero di una ricchezza speciale. Vorrei che fossi come dici tu ma in realtà non lo so.
Tu dici che ci si perde ad essere negativi e io penso sia vero. Il problema è che mi hanno abituato a pensare sempre al peggio ed ad essere negativa perché tanto c'è sempre qualcosa che va male. E io adesso non riesco a comportarmi diversamente e ho paura di chiudermi. Ultimamente mi sembra che nessuno possa capirmi veramente e che sto meglio da sola che con qualcuno attorno, anzi neanche ci provo a spiegarmi per paura di essere giudicata o fraintesa. Poi mi dico che così è peggio e che devo sforzarmi.

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Re: La consapevolezza della solitudine

Messaggio da Bianca »

Così è peggio, sì.
Ci sono dei momenti in cui stare da soli rappresenta una necessità, perché si sono accumulate delusioni, contrattempi, incomprensioni, tradimenti di vario genere e arriviamo a pensare di aver perso la capacità di comunicare e che è anche inutile provare a spiegarci, tanto nessuno ci capisce; la sensazione é quella di stare sempre nel posto sbagliato e con le persone sbagliate.

Provare, sforzarsi di essere positivi, se non altro, pone in una condizione di impegno, di apertura, di desiderio di comunicare e questa condizione mette la mente al lavoro.
Avere la mente impegnata vuol dire evitare meschinità, dare importanza a ciò che merita, valutare con maggiore obiettività.

Lasciarsi vivere, invece, crea il vuoto, induce alla trascuratezza, a non amare noi stessi e ad abbattere quel po’ di autostima che ogni tanto riesce a fare capolino.

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