Vi racconto Detroit e Cleveland
Inviato: lun set 04, 2017 6:49 pm
Diverse persone mi hanno chiesto perchè avessi scelto di vedere queste due città......
Avendo in precedenza attraversato 37 stati, avendo visitato un gran numero di città che stanno nei pressi delle tre coste e al confine nord, non avevo più molta scelta, quindi , ho puntato il dito sulla cartina e ho colpito Detroit, poi ho visto che dall'altra parte del lago Eire, Cleveland la guardava e ho pensato che due città mi avrebbero consentito un confronto.
E' stato un viaggio istruttivo, in quanto ho fatto esperienze che non avevo mai fatto prima e scoperto una realtà che non avevo mai incontrato.
Arrivo in aeroporto e affronto la prima necessità: raggiungere l'hotel che si trova nella downtown.
I taxi non hanno un loro parcheggio ma arrivano su chiamata e così anche Uber, servizio migliore in assoluto.
Lo shuttle dell'hotel doveva essere prenotato dall'Italia telefonicamente
Il servizio pubblico di buses, non si capisce bene se segue degli orari o quando arriva, arriva.
La distanza tra l'aeroporto e la downtown è di circa 36 km.
Due ragazzi si offrono di chiamarmi un taxi. Ringrazio, il taxi arriva e parto.
Fatta circa la metà del tragitto, il telefono del taxista incomincia a suonare, lui guarda lo schermo, esce dalla superstrada, si ferma davanti ad un hotel, scarica i miei due trolley e senza pronunciare verbo, se ne va.
Entro nell'hotel e chiedo gentilmente di chiamarmi un taxi.
Arriva in pochi minuti e mi accompagna fino al mio hotel.
Grandioso, confortevole, elegante: non c'è un bianco tra tutto il numerosissimo personale.
Fuori dall'hotel, il deserto.
Non capisco una parola di ciò che mi dicono alla reception e loro non capiscono me.
Ho l'impressione che non parlino in inglese/americano, ma uno slang, quindi mi sento come se in Italia tentassi di conversare con un siciliano che parla solo in dialetto.
Impiegherò tre giorni a farmi entrare nelle orecchie questa parlata che sostituisce tutte le vocali con una A aperta ma loro continueranno a non capire me e mi rideranno anche in faccia più volte.
Il panorama dalla mia camera, inquadra grattacieli vuoti, parcheggi esterni multipiano, deserti, condomini senza abitanti: una città finta.
Avendo in precedenza attraversato 37 stati, avendo visitato un gran numero di città che stanno nei pressi delle tre coste e al confine nord, non avevo più molta scelta, quindi , ho puntato il dito sulla cartina e ho colpito Detroit, poi ho visto che dall'altra parte del lago Eire, Cleveland la guardava e ho pensato che due città mi avrebbero consentito un confronto.
E' stato un viaggio istruttivo, in quanto ho fatto esperienze che non avevo mai fatto prima e scoperto una realtà che non avevo mai incontrato.
Arrivo in aeroporto e affronto la prima necessità: raggiungere l'hotel che si trova nella downtown.
I taxi non hanno un loro parcheggio ma arrivano su chiamata e così anche Uber, servizio migliore in assoluto.
Lo shuttle dell'hotel doveva essere prenotato dall'Italia telefonicamente
Il servizio pubblico di buses, non si capisce bene se segue degli orari o quando arriva, arriva.
La distanza tra l'aeroporto e la downtown è di circa 36 km.
Due ragazzi si offrono di chiamarmi un taxi. Ringrazio, il taxi arriva e parto.
Fatta circa la metà del tragitto, il telefono del taxista incomincia a suonare, lui guarda lo schermo, esce dalla superstrada, si ferma davanti ad un hotel, scarica i miei due trolley e senza pronunciare verbo, se ne va.
Entro nell'hotel e chiedo gentilmente di chiamarmi un taxi.
Arriva in pochi minuti e mi accompagna fino al mio hotel.
Grandioso, confortevole, elegante: non c'è un bianco tra tutto il numerosissimo personale.
Fuori dall'hotel, il deserto.
Non capisco una parola di ciò che mi dicono alla reception e loro non capiscono me.
Ho l'impressione che non parlino in inglese/americano, ma uno slang, quindi mi sento come se in Italia tentassi di conversare con un siciliano che parla solo in dialetto.
Impiegherò tre giorni a farmi entrare nelle orecchie questa parlata che sostituisce tutte le vocali con una A aperta ma loro continueranno a non capire me e mi rideranno anche in faccia più volte.
Il panorama dalla mia camera, inquadra grattacieli vuoti, parcheggi esterni multipiano, deserti, condomini senza abitanti: una città finta.