Fuga dalla realtà
Inviato: gio set 01, 2016 5:37 pm
Ho seguito con un certo interesse, la trasmissione Vertigo: gli abissi dell'anima, che, in quella puntata, prendeva in considerazione alcuni modi per fuggire dalla realtà.
Anche noi, a volte, ci creiamo dei sostituti.
Piccole soddisfazioni che ci prendiamo per tappare buchi del cuore, lenire delusioni, compensare speranze mancate.
Sono certa che, se ci pensiamo un attimo, tutti possiamo trovare nelle nostre attività qualcosa che ci serve da placebo, nel senso che ci illudiamo che possa rimediare ad una mancanza che non riusciamo a compensare in modo reale.
La trasmissione prendeva in considerazione quattro "modi" di punta, utilizzati per riempire vuoti.
Il primo modo riguardava un ragazzo, un tempo, totalmente dedito ai videogiochi.
Ci passava più di 40 ore alla settimana, escludendo tutto quello che avrebbe potuto fare di diverso.
Chiuso in casa, senza comunicare con nessuno, se non virtualmente, con i compagni di gioco.
Vita sessuale completamente cancellata, così come qualsiasi rapporto con l'esterno.
Due anni passati così, prima di rendersi conto che aveva bisogno di essere aiutato.
Davanti all'intervistatore, ha ricomposto in 60 secondi il cubo di Rubik
Il secondo era impressionante.
Raccontavano, attraverso interviste, testimonianze da parte dei diretti interessati e di professionisti che si occupano dei casi più gravi, di molte donne e anche qualche uomo, che si procurano uno o più bambole e bambolotti, estremamente ben fatti e simili al vero, tanto che si stenta a riconoscerli e se ne occupano come se, a tutti gli effetti, fosse un figlio.
Quindi vivono la loro giornata in funzione di questo bambino a cui danno da mangiare, lo cambiano, lo lavano, gli comprano vestiti e giocattoli, lo portano a spasso, lo mettono a dormire.
Hanno fatto vedere camerette completamente arredate ed attrezzate, come dovessero ospitare un bambino vero a tutti gli effetti.
In chiusura d'argomento, hanno informato che negli USA, sorgono in continuazione clubs in cui la gente si incontra per parlare dei piccoli, scambiarsi informazioni, metterli insieme a giocare, portarli in giro sui passeggini.
Il terzo modo riguardava lo sfuggire le proprie responsabilità.
Raccontava uno dei quattro figli che quest'uomo aveva messo al mondo.
Praticamente, questo padre non si è mai occupato di loro, che avessero da mangiare, abiti, giocattoli.
Pur rimanendo in famiglia, ha sempre pensato per lui, ha sempre fatto la bella vita, andandosene in giro, ben vestito, con orologio d'oro, bella macchina, mentre i 4 bambini non avevano un piccolo dono neppure a Natale.
Il figlio che raccontava, sosteneva che suo padre, non era stato in grado di assumersi la responsabilità della famiglia, lasciando tutto in mano alla moglie, spaventato dalle incombenze di cui avrebbe dovuto farsi carico.
Il quarto modo aveva come testimone Povia che raccontava il suo passato di tossicodipendente con dieci anni di cocaina.
Diverse sue canzoni si riferiscono a quella esperienza.
Definiva la sua, una famiglia normalissima, genitori preoccupati dell'educazione dei figli, cresciuti in una zona di Milano non particolarmente a rischio.
Il suo essere inserito in un numerosissimo gruppo di amici, più o meno coetanei che, negli anni 70, sperimentavano per curiosità.
Spiegava la sua scelta e la giustificava con l'impossibilità di rifiutare delle esperienze che avrebbe portato alla perdita degli amici.
Raccontò inoltre di un'organizzazione, nata in America e arrivata in Europa che avrebbe avuto il compito di distruggere la democrazia, portando la gente ad essere degli zombi, incapaci di ragionare e di scegliere.
E voi, noi, quali sostituti ci creiamo per fuggire la realtà?
Anche noi, a volte, ci creiamo dei sostituti.
Piccole soddisfazioni che ci prendiamo per tappare buchi del cuore, lenire delusioni, compensare speranze mancate.
Sono certa che, se ci pensiamo un attimo, tutti possiamo trovare nelle nostre attività qualcosa che ci serve da placebo, nel senso che ci illudiamo che possa rimediare ad una mancanza che non riusciamo a compensare in modo reale.
La trasmissione prendeva in considerazione quattro "modi" di punta, utilizzati per riempire vuoti.
Il primo modo riguardava un ragazzo, un tempo, totalmente dedito ai videogiochi.
Ci passava più di 40 ore alla settimana, escludendo tutto quello che avrebbe potuto fare di diverso.
Chiuso in casa, senza comunicare con nessuno, se non virtualmente, con i compagni di gioco.
Vita sessuale completamente cancellata, così come qualsiasi rapporto con l'esterno.
Due anni passati così, prima di rendersi conto che aveva bisogno di essere aiutato.
Davanti all'intervistatore, ha ricomposto in 60 secondi il cubo di Rubik
Il secondo era impressionante.
Raccontavano, attraverso interviste, testimonianze da parte dei diretti interessati e di professionisti che si occupano dei casi più gravi, di molte donne e anche qualche uomo, che si procurano uno o più bambole e bambolotti, estremamente ben fatti e simili al vero, tanto che si stenta a riconoscerli e se ne occupano come se, a tutti gli effetti, fosse un figlio.
Quindi vivono la loro giornata in funzione di questo bambino a cui danno da mangiare, lo cambiano, lo lavano, gli comprano vestiti e giocattoli, lo portano a spasso, lo mettono a dormire.
Hanno fatto vedere camerette completamente arredate ed attrezzate, come dovessero ospitare un bambino vero a tutti gli effetti.
In chiusura d'argomento, hanno informato che negli USA, sorgono in continuazione clubs in cui la gente si incontra per parlare dei piccoli, scambiarsi informazioni, metterli insieme a giocare, portarli in giro sui passeggini.
Il terzo modo riguardava lo sfuggire le proprie responsabilità.
Raccontava uno dei quattro figli che quest'uomo aveva messo al mondo.
Praticamente, questo padre non si è mai occupato di loro, che avessero da mangiare, abiti, giocattoli.
Pur rimanendo in famiglia, ha sempre pensato per lui, ha sempre fatto la bella vita, andandosene in giro, ben vestito, con orologio d'oro, bella macchina, mentre i 4 bambini non avevano un piccolo dono neppure a Natale.
Il figlio che raccontava, sosteneva che suo padre, non era stato in grado di assumersi la responsabilità della famiglia, lasciando tutto in mano alla moglie, spaventato dalle incombenze di cui avrebbe dovuto farsi carico.
Il quarto modo aveva come testimone Povia che raccontava il suo passato di tossicodipendente con dieci anni di cocaina.
Diverse sue canzoni si riferiscono a quella esperienza.
Definiva la sua, una famiglia normalissima, genitori preoccupati dell'educazione dei figli, cresciuti in una zona di Milano non particolarmente a rischio.
Il suo essere inserito in un numerosissimo gruppo di amici, più o meno coetanei che, negli anni 70, sperimentavano per curiosità.
Spiegava la sua scelta e la giustificava con l'impossibilità di rifiutare delle esperienze che avrebbe portato alla perdita degli amici.
Raccontò inoltre di un'organizzazione, nata in America e arrivata in Europa che avrebbe avuto il compito di distruggere la democrazia, portando la gente ad essere degli zombi, incapaci di ragionare e di scegliere.
E voi, noi, quali sostituti ci creiamo per fuggire la realtà?