Fuga dalla realtà

[Bianca]

Ho seguito con un certo interesse, la trasmissione Vertigo: gli abissi dell'anima, che, in quella puntata, prendeva in considerazione alcuni modi per fuggire dalla realtà.
Anche noi, a volte, ci creiamo dei sostituti.
Piccole soddisfazioni che ci prendiamo per tappare buchi del cuore, lenire delusioni, compensare speranze mancate.
Sono certa che, se ci pensiamo un attimo, tutti possiamo trovare nelle nostre attività qualcosa che ci serve da placebo, nel senso che ci illudiamo che possa rimediare ad una mancanza che non riusciamo a compensare in modo reale.

La trasmissione prendeva in considerazione quattro "modi" di punta, utilizzati per riempire vuoti.

Il primo modo riguardava un ragazzo, un tempo, totalmente dedito ai videogiochi.
Ci passava più di 40 ore alla settimana, escludendo tutto quello che avrebbe potuto fare di diverso.
Chiuso in casa, senza comunicare con nessuno, se non virtualmente, con i compagni di gioco.
Vita sessuale completamente cancellata, così come qualsiasi rapporto con l'esterno.
Due anni passati così, prima di rendersi conto che aveva bisogno di essere aiutato.
Davanti all'intervistatore, ha ricomposto in 60 secondi il cubo di Rubik

Il secondo era impressionante.
Raccontavano, attraverso interviste, testimonianze da parte dei diretti interessati e di professionisti che si occupano dei casi più gravi, di molte donne e anche qualche uomo, che si procurano uno o più bambole e bambolotti, estremamente ben fatti e simili al vero, tanto che si stenta a riconoscerli e se ne occupano come se, a tutti gli effetti, fosse un figlio.
Quindi vivono la loro giornata in funzione di questo bambino a cui danno da mangiare, lo cambiano, lo lavano, gli comprano vestiti e giocattoli, lo portano a spasso, lo mettono a dormire.
Hanno fatto vedere camerette completamente arredate ed attrezzate, come dovessero ospitare un bambino vero a tutti gli effetti.
In chiusura d'argomento, hanno informato che negli USA, sorgono in continuazione clubs in cui la gente si incontra per parlare dei piccoli, scambiarsi informazioni, metterli insieme a giocare, portarli in giro sui passeggini.

Il terzo modo riguardava lo sfuggire le proprie responsabilità.
Raccontava uno dei quattro figli che quest'uomo aveva messo al mondo.
Praticamente, questo padre non si è mai occupato di loro, che avessero da mangiare, abiti, giocattoli.
Pur rimanendo in famiglia, ha sempre pensato per lui, ha sempre fatto la bella vita, andandosene in giro, ben vestito, con orologio d'oro, bella macchina, mentre i 4 bambini non avevano un piccolo dono neppure a Natale.
Il figlio che raccontava, sosteneva che suo padre, non era stato in grado di assumersi la responsabilità della famiglia, lasciando tutto in mano alla moglie, spaventato dalle incombenze di cui avrebbe dovuto farsi carico.

Il quarto modo aveva come testimone Povia che raccontava il suo passato di tossicodipendente con dieci anni di cocaina.
Diverse sue canzoni si riferiscono a quella esperienza.
Definiva la sua, una famiglia normalissima, genitori preoccupati dell'educazione dei figli, cresciuti in una zona di Milano non particolarmente a rischio.
Il suo essere inserito in un numerosissimo gruppo di amici, più o meno coetanei che, negli anni 70, sperimentavano per curiosità.
Spiegava la sua scelta e la giustificava con l'impossibilità di rifiutare delle esperienze che avrebbe portato alla perdita degli amici.
Raccontò inoltre di un'organizzazione, nata in America e arrivata in Europa che avrebbe avuto il compito di distruggere la democrazia, portando la gente ad essere degli zombi, incapaci di ragionare e di scegliere.

E voi, noi, quali sostituti ci creiamo per fuggire la realtà?

[AnDieWelt]

Ma la realtà qual'è?
Ce la creiamo da soli, o in compagnia.

[J.P.Klondike]

Nel primo caso in Giappone si chiamano Ikikomori e/o Neet. Ovvero quelle persone che nel primo caso restano chiuse in casa, perfino si segregano nella loro stanza isolandosi dai familiari. I Neet invece sono quell'universo di persone che, pur avendo vita sociale, non studiano, non lavorano né agiscono per trovarlo. Eppure, pur essendo comportamenti completamente devianti dalla normalità, non sono casi patologici né indicatori di malessere fisico e/o psicologico.

Questi documentari spesso portano a criminalizzare questi comportamenti e creano nei soggetti senso di colpa spesso ingiustificato. Quindi sarebbe bene osteggiare questi programmi.

[Bianca]

La realtà è quella che dobbiamo vivere quotidianamente, confrontandoci e accettando i nostri limiti, che sono di ordine intellettuale, fisico, morale, economico, di relazione.
Tutto ciò che ci inventiamo per uscire da questi limiti, è una fuga dalla realtà.

[J.P.Klondike]

https://www.youtube.com/watch?v=XxjxcV0NzSQ

Ti rispondo così. Il tuo discorso va contro ad ogni idea che portiamo avanti con questo forum. La tua realtà non è universale. E' la tua visione particolare della vita.

[Bianca]

La mia realtà è quella che io vivo. Può assomigliare a quella di altre persone, ma è comunque diversa.
Lo stesso vale per te.

[AnDieWelt]

Un conto è la realtà, di cui ognuno è interprete, un conto la consapevolezza dei propri limiti in funzione alla sopravvivenza. Sicuramente importante.


Primo caso: 40 ore settimanali sono tutto sommato 5 o 6 ore al giorno.
Non so se nella trasmissione era spiegato come il ragazzo impiegasse le restanti ipotetiche 10 ore di veglia. Nulla fa dare per scontato che sia un Neet, potenzialmente potrebbe benissimo essere uno studente di successo. Dedicare un terzo della giornata alla propria passione non è mai disfunzionale, qualunque essa sia. (e mi viene da chiedermi se fosse stata un'altra sarebbe stato altrettanto "grave").

Mi viene detto:
Vita sessuale completamente cancellata. così come qualsiasi rapporto con l'esterno. - E quindi? Ancora con queste storie?
Chiuso in casa, senza comunicare con nessuno, se non virtualmente, con i compagni di gioco. - E' molto probabile la comunicazione con i suoi compagni fosse reale (attuale) e non virtuale (potenziale). Esattamente come è reale la comunicazione tra me e te in questo momento. (dando per scontato che i suoi compagni fossero umani senzienti). Parole a sproposito.

Se si è reso conto autonomamente di dover essere aiutato, avrà avuto le sue ragioni. Spero non indotte.

[Bianca]

Non c'è bisogno di fare supposizioni. Il ragazzo raccontava personalmente la sua storia: aveva abbandonato gli studi; non aveva nessun contatto/rapporto con l'esterno, se non quello esclusivamente virtuale con i compagni di gioco; non praticava nessun'altra attività.
Che avesse bisogno di aiuto, sembra evidente anche a me e meno male che anche lui se n'è accorto.

[AnDieWelt]

Non c'è bisogno di fare supposizioni. Il ragazzo raccontava personalmente la sua storia: aveva abbandonato gli studi; non aveva nessun contatto/rapporto con l'esterno, se non quello esclusivamente virtuale con i compagni di gioco; non praticava nessun'altra attività.
Che avesse bisogno di aiuto, sembra evidente anche a me e meno male che anche lui se n'è accorto.

Eppure 40 ore settimanali mi sembravano molto poche. Come impiegava il resto del tempo se non svolgeva altre attività? Saranno state il doppio o il triplo?
Quindi il problema è che ha abbandonato gli studi, ben più preoccupante del non avere una vita sessuale, ma saranno solo punti di vista..
Perché continui a chiamare virtuale il rapporto che aveva con i suoi compagni di gioco?

[Bianca]

Perchè così si è espresso lui.

[AnDieWelt]

Sarebbe stato più interessante se si fosse espresso meglio

[nome777]

Sono andato a vedere il pezzo della puntata che riguardava lo sfuggire le proprie responsabilità.
Si poteva affrontare un po' di più la personalità del padre, che può far pensare al narcisismo (il padre in giro per i fatti suoi mentre la madre è malata), che porta a pensare solo e solamente a se stessi e alla propria immagine, fregandosene altamente degli altri, cercando l'invidia altrui, volendo sembrare agli occhi del prossimo dei buoni genitori, cosa che in questo caso non è riuscita del tutto visto come andò quel Natale. Avrei voluto saperne di più. Grande forza il protagonista che ha!

Purtroppo però quelle che possono sembrare evasioni dalla realtà, possono essere risposte a certe situazioni, come ad es. il bullismo.

Per quanto riguarda me, ero parzialmente simile al primo caso, moltissimi anni fa, senza le capacità col noto cubo.
Oggi quello che vorrei come fuga dalla realtà è l'affetto di una persona amata e poterla avere vicino a dormire.

[Bianca]

Quello che tu desideri, caro nome, non è una fuga dalla realtà, ma il far divenire realtà un tuo bisogno.
Tu non cerchi un placebo, tu cerchi una presenza che curi il cuore e renda più piacevole l'esistenza.
Non è una cosa sbagliata e non è una cosa utopistica, ma estremamente umana e concreta.
Qualunque sia la tua realtà oggi, continua a credere che possa cambiare e comportati affinchè questo avvenga.

[nome777]

Sì lo so, sono confusionario e strano. Alla fine, però, è diventato un mix di placebo e di cose indispensabili, considerando che c'è più poco che mi può dare benessere.
Sono un pochino spento dai...

[Bianca]

Questo non lo devi dire.........
Perchè spegnersi?
Possono accaderti cose da farti impazzire di felicità, ma devi crederci e devi volerle.