Whatromantic

La sezione dedicata all'attrazione romantica e all'aromanticismo.
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Enfys
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Whatromantic

Messaggio da Enfys »

Ciao ragazzi!
Riappaio così dopo molto tempo e con un quesito che magari potrebbe confondere un po' tutti... scusate.
Beh, più che un quesito, mi piacerebbe parlare di questo argomento e sentire pareri, confrontare un po' di opinioni e magari mettere al corrente se si tratta di qualcosa di sconosciuto.

Poiché ogni tanto la domanda torna a farsi sentire, in questi giorni ho dato un'occhiata a qualche topic sulla questione aro/ace. Tra i vari topic mi sono imbattuta in questo termine che probabilmente avrò già letto in passato, ma che al momento mi sembra nuovo, come una discussione mai affrontata e di cui non mi pare avere testimonianze.
Molto simpaticamente, gli inglesi lo chiamano "WTFromantic", ma è conosciuto sia come Whatromantic, sia come Quoiromantic.
La cosa che mi porta a porre attenzione su questo è termine è il fatto di ritrovarmi a considerare veri alcuni di questi punti, ovvero
  • -essere insicur* di aver provato o meno attrazione
    -l'incapacità di comprendere l'attrazione come sentimento o concetto
    -trovare che il concetto di attrazione sia inaccessibile, inapplicabile e senza senso
    -incapacità di definire l'attrazione romantica, perciò incapacità di dire se si è provata o meno
    -difficoltà nel distinguere l'attrazione romantica dagli altri tipi di attrazione o incapacità di distinguerli tutti
    -difficoltà nel trovare un termine migliore per identificarsi, perché o è troppo complicato o nessuno di loro è indicato
    -non provare romanticismo in modo tradizionale
(Okay, gli ultimi due punti li ho tradotti male, perciò fareste prima a vedere la pagina wikia: qui)

Inconsciamente, mi son sempre chiesta cosa fosse l'attrazione romantica, cioè, come si capisse se sei effettivamente innamorat* di qualcun* o se è una cosa momentanea. La mia paura con la mia unica esperienza, infatti, era proprio quella: continuavo a domandarmi se fossi interessata davvero o se fosse un capriccio. Sono molto negativa e rigida con me stessa, quindi è possibile che io per prima abbia sminuito i miei effettivi sentimenti con una parola tanto brutta come "capriccio"; considerarli così, però, è da una parte un vantaggio, perché so perfettamente che le persone sono serie e che hanno dei sentimenti, e io non voglio ferire nessuno, soprattutto in virtù del fatto che nemmeno io so per certo come identificarmi.
Quindi, mi sono sempre chiesta se avessi provato o meno attrazione romantica. E tutt'ora, sinceramente, mi chiedo se è così e che cosa definisce un sentimento romantico. Spesso, inconsciamente, il discorso è venuto fuori mentre ne parlavo con amici, perché sapere cosa provano gli altri è interessante e mi permette di capire meglio quest'argomento molto complicato; tuttavia, non ho avuto risposte o ne ho avuto di poco esaurienti.
Il problema è che si dà per scontato che si sappia cosa si prova da innamorati, perché se non lo hai ancora provato, significa che non hai trovato la persona giusta. E' una frase che mi secca parecchio sentirmela ripetere tutte le volte e mi rattrista constatare che nessuno riesce a comprendere la mancanza di attrazione romantica e sessuale di una persona, perché pare che almeno l'ultima debba esserci in tutti e che prima o poi arrivi e ti assalga. Ciò mi porta a domandare se è davvero così inconcepibile non provare attrazione o non riuscire a distinguerne i vari tipi.
Ecco, so che è difficile, però è un po' come i sensi, no? Non tutti li hanno tutti e cinque. Siamo abituati ad averli tutti, perché abbiamo avuto quella "fortuna" che manca ad un cieco o ad un sordo e così via. Finché non si prova o non si viene a conoscenza di chi ha tali deficit, ci sembra impossibile. Però, l'esperienza ci insegna che ci sono e che è possibile trovare una persona che non sappia di che colore è il cielo o com'è la voce di una persona. Ma qui sappiamo che è venuto meno un senso, ovvero una facoltà del corpo di percepire una determinata "traccia".
Cosa "manca" in una persona che non riesce a distinguere i sentimenti o che non ne prova? Forse è proprio perché si suppone che non manchi nulla che è difficile credere che esistano questi orientamenti?
Il fatto è che non ci si dovrebbe sentire così, come se ci manca qualcosa, come se fossimo difettati...

Trovo facile paragonare un quoiromantic ad un bambino: ingenuo, incapace di distinguere nettamente dei concetti assoluti e che non si pone problemi. A dire il vero, mi è pochino chiaro come si intende che il concetto di attrazione sia " senza senso"... cioè, la mia visione è in effetti quella di vederlo tale, perché penso che anziché rimarcare a fondo delle differenze, sia meglio lottare per espandere il concetto di "Amo una persona per quello che è. Mi piace così, mi fa stare bene, perciò che importa chi o cosa è?". Un concetto utopistico, ma spero che trovi un giorno largo consenso fra la gente...


Mi piacerebbe sentire cosa ne pensate.

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Valkyrie
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Re: Whatromantic

Messaggio da Valkyrie »

mi ci ritrovo anche io per i primi punti T-T ma secondo me dovrebbe essere piuttosto normale che qualcuno ci si ritrovi un minimo O.O perché non sono poi così... "specializzati" ma possono sfociare anche in altri orientamenti nello spettro asex:3 no?

come ti sei sentita quando hai trovato questo orientamento???

J.P.Klondike
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Re: Whatromantic

Messaggio da J.P.Klondike »

Credo sia, pur non avendo molto risalto, molto comune a tutti coloro che ricadono qua e là nello spettro dell'aro. Avere sentimenti romantici così labili ed inconstistenti da non capirli o essere capaci di trattenerli.

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SoItIs
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Re: Whatromantic

Messaggio da SoItIs »

Ciao Enfys,

post interessante, hai ragione, più che un quesito il tuo è una riflessione complessa su un argomento che è tutt'altro che definibile, troppe le implicazioni soggettive che gravitano intorno ad esso, inevitabilmente, dato che ogni persona ha un proprio bagaglio di esperienze e conoscenza e può, dovrebbe, giungere criticamente a conclusioni personali, non necessariamente originali o rivoluzionarie; va tenuto conto del fatto che la maggior parte della -passami il termine- "popolazione" tenda inconsciamente ad omologarsi ad un modello che riscontra il favore della maggioranza, il fisiologico e famigerato "mainstream" (di per se non negativo, beninteso, purché frutto di una scelta consapevole scevra da condizionamenti).

Permetti che io rifletta concentrandomi su due aspetti:
Trovo facile paragonare un quoiromantic ad un bambino: ingenuo, incapace di distinguere nettamente dei concetti assoluti e che non si pone problemi.
Difficile, se non impossibile paragonare un bambino ad un adulto, e in certa misura, ad un adolescente: prevale nell'infanzia la spontaneità, man mano condizionata dall'esperienza acquisita e dall'educazione ricevuta; il rapimento alternato ad un subitaneo cambiamento di interesse, una fiducia incrollabile permessa dall'assenza di esperienza. Ingenuità, che secondo me però non significa di per sé non porsi problemi. Meno marcata è l'esperienza e l'educazione, più prevalgono i concetti assoluti, più immediati di quelli relativi.
Confrontando poi i punti che citi spicca l'essere insicuri, che non ritengo possa essere attribuito ad un bambino; semmai nasce col proseguo dell'età, si amplifica nell'adolescenza, scema e si assesta (in vario grado) nel corso dell'età adulta. Per il resto, i punti non possono essere riferiti ad un bambino, poiché presuppongo un bagaglio di conoscenza teorica e pratica, di più, richiedono un confronto che delinei gli estremi in cui inquadrare la questione. In questo senso, un bambino non si pone problemi, un quoiromantic, o più in generale una persona adulta, si, o meglio, dovrebbe averne coscienza ed affrontarli criticamente.
A dire il vero, mi è pochino chiaro come si intende che il concetto di attrazione sia " senza senso"... cioè, la mia visione è in effetti quella di vederlo tale, perché penso che anziché rimarcare a fondo delle differenze, sia meglio lottare per espandere il concetto di "Amo una persona per quello che è. Mi piace così, mi fa stare bene, perciò che importa chi o cosa è?". Un concetto utopistico, ma spero che trovi un giorno largo consenso fra la gente...
Scrivi che amare una persona per quello che è, sia un concetto utopistico. Il "fondersi senza confondersi" una mera chimera? Non mi trovi d'accordo, non si tratta di una chimera, perchè implicherebbe la perdita totale di spontaneità, ed un passivo-remissivo indulgere alle forzature, ai calcoli, alla continua valutazione dei pro e contro. i tratti dell'altra persona (poco cambia se amica o amata) sono importanti, a patto che non prevalgano nella nostra percezione, facendoci cadere nella trappola ferale dell'idealizzazione (forzatura), i tratti esteriori costituiscono insieme a quelli interiori la persona. Ecco perchè i rapporti umani implicano uno sforzo, senza scomodarsi o viceversa senza palesarsi non si va da nessuna parte. L'attrazione richiede spontaneità, nel senso che va vissuta, accettata, non indirizzata. Direi che è l'input che fa nascere il desiderio di conoscere quella persona, che ci fa sperare, perfino illudere. Direi che la difficoltà, man mano che cresciamo ed ampliamo la nostra esperienza, è riuscire a dare spazio alla spontaneità, accettare gli inevitabili dubbi, senza permettere che ci condizionino.

Il "senza senso" secondo me è proprio questo, mettere da parte le -spesso presunte- certezze acquisite e procedere a tentoni, o meglio, preservare la capacità nonostante tutto, di lasciarsi cadere fiduciosi che saremo presi. Questa l'attrazione come la poni tu, che appunto, è solo un punto di inizio, che da il via all'infatuazione e poi sussistono i presupposti, all'innamoramento. L'attrazione ha un suo sviluppo e condiziona il grado di innamoramento. Qua entra in gioco la manutenzione del rapporto: posto che i problemi nelle relazioni interpersonali sono fisiologici, va da se che la difficoltà da affrontare è trovare la forza di applicarsi per superarli, senza tirare i remi in barca. Ecco, forse il persistere dell'attrazione è l'incentivo ad adoperarsi ancora ed ancora, arrendendosi solo all'inevitabile. In questo senso ritengo che l'attrazione condizioni ed alimenti l'amore. L'attrazione a sua volta per persistere e svilupparsi, pur nascendo spontaneamente e traendo vantaggio dalla spontaneità, necessita di rispetto reciproco, essenziale perchè tra due persone possa svilupparsi fiducia. Senza rispetto non può esserci fiducia, senza fiducia scema l'attrazione, senza attrazione corrisposta e perdurante non può sussistere l'innamoramento. A complicare tutto è la reciprocità, nel senso che tutto questo deve necessariamente essere corrisposto e contraccambiato.

Per chiudere questo papiro, che spero non abbia contribuito a confondere, lascio una citazione:
Scialpi canta in "cigarettes and coffee" :
...l'amore prende i sensi ma senso non ne ha...
[/quote]
forse è tutto qua, riassunto in queste poche parole.
Che poi, il non provare attrazione a volte dipende dal fatto che semplicemente non siamo attratti da quella persona. Non è nulla che di per se debba essere motivo di preoccupazione. Pensa quanto peggiore è la situazione di chi procede inconsciamente idealizzando (spesso e volentieri sulla base di una mera fotografia), senza mai trovare soddisfazione, anzi, spesso cadendo negli aberranti abissi che con l'amore nulla hanno a che fare.
Ultima modifica di SoItIs il mar ago 30, 2016 3:46 pm, modificato 1 volta in totale.

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Bianca
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Re: Whatromantic

Messaggio da Bianca »

Cosa intendi per aberranti abissi che nulla hanno a che fare con l'amore?

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Enfys
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Re: Whatromantic

Messaggio da Enfys »

come ti sei sentita quando hai trovato questo orientamento???
Scoprirlo mi ha fatto pensare di non essere l'unica a sentirsi confusa. Io mi sento così, confusa, perché è difficile capire come funziona questo sentimento chiamato "amore", che io conosco per le esperienze molto "cliché" che amici, parenti, film, romanzi e quant'altro condividono. Però, appunto, io ho le mie esperienze, il mio bagaglio culturale, come dice SoItIs, e nel momento in cui vado a collocare quelle esperienze in una categoria, riscontro in questo caso che qualcosa non quadra. Quindi mi viene il dubbio: ma sono io che percepisco il sentimento in maniera diversa o non lo percepisco e mi illudo? O il mio interesse per quella persona è semplicemente un 'capriccio', una semplice voglia di attenzioni? E così iniziano i problemi: i fatti cozzano con le teorie e con le definizioni che io ho attribuito a me stessa, e c'è per questo bisogno di fare ulteriori approfondimenti e capire cosa succede.
Il senso di sollievo che ho provato leggendo la pagina scaturisce dal fatto che, come sempre, non sono l'unica persona a sentirsi spiazzata e incapace di comprendere una cosa che sembra così "scontata" e quindi mi sento a posto, perché non essere come gli altri, non trovare altre persone come me mi porta a credere che sia io ad essere sbagliata.

@SoItIs

Comprendo il tuo paragrafo riguardo la mia metafora e sì, in effetti pecca parecchio se teniamo conto di tutto ciò che hai detto. Io mi riferivo alla sua ingenuità di non concepire dei concetti complessi o quelle categorie che noi "adulti" ci siamo costruiti, come la differenza tra bene e male, il discorso etnico o religioso e simili. I bambini non si pongono il problema di chi si ha di fronte e troverebbero senza senso tutte quelle etichette, perché a loro interessa solo la persona che si ha di fronte e la relazione di amicizia che li lega. Traslato nel contesto del quoiromantico, personalmente mi sento allo stesso modo: perché avere tante categorie per definire un sentimento, quando ciò che conta è il sentimento stesso? E cosa marca un confine per cui non si può volere bene a tutti allo stesso modo? Supponendo che un bambino non abbia sentimenti romantici sin da piccolo (su questo in realtà sono sempre stata molto confusa, perché mi è capitato spesso di sentire di bambini della quinta elementare parlare di "fidanzatini"... :o a me è sempre parso strano, come una cosa fin troppo precoce, ma forse mi sbaglio?), gli è difficile capire tutti quei concetti.
Ad ogni modo, ho compreso il tuo punto di vista ed hai esposto una giusta motivazione. Ed è proprio quella motivazione che crea successivamente problemi. Condivido che le esperienze, e non solo, influiscano moltissimo sul modo di percepire la realtà e le situazioni che viviamo. Infatti, mi chiedo se, ignar* dei vari orientamenti e dei vari gender ed ignar* della questione sentimentale, un* ragazz* o una persona adulta percepisca tutto in maniera diversa. Ad esempio, mi domando come vivrei io se non mi fosse mai stato detto "da grande ti troverai un ragazzo, ti sposerai e avrai figli" o "e il ragazzo? quando ti fidanzi?", se mi sarei mai posta questi problemi o se avrei vissuto tranquillamente e più felicemente dedicandomi alle mie passioni. Sapere che c'è uno standard e che io non corrispondo a tale standard mi manda terribilmente in confusione, soprattutto perché se tutti mi sembrano di pari livello, cosa mi spinge poi ad avere una predilezione maggiore per qualcuno? Magari potrebbe trattarsi di quello che per definizione chiamiamo "squish" o forse non è niente, ma l'incapacità di non riuscire a distinguere tutti questi concetti, che per quanto chiari e utili, mi sembrano astrusi e inapplicabili nel mio contesto, è frustrante.
La tua frase racchiude tutto il "dramma" di un quoiromantic:
Direi che è l'input che fa nascere il desiderio di conoscere quella persona, che ci fa sperare, perfino illudere.
Scrivi che amare una persona per quello che è, sia un concetto utopistico. Il "fondersi senza confondersi" una mera chimera? Non mi trovi d'accordo, non si tratta di una chimera, perchè implicherebbe la perdita totale di spontaneità, ed un passivo-remissivo indulgere alle forzature, ai calcoli, alla continua valutazione dei pro e contro. i tratti dell'altra persona (poco cambia se amica o amata) sono importanti, a patto che prevalgano nella nostra percezione, facendoci cadere nella trappola ferale dell'idealizzazione (forzatura), i tratti esteriori costituiscono insieme a quelli interiori la persona. Ecco perchè i rapporti umani implicano uno sforzo, senza scomodarsi o viceversa senza palesarsi non si va da nessuna parte. L'attrazione richiede spontaneità, nel senso che va vissuta, accettata, non indirizzata. Direi che è l'input che fa nascere il desiderio di conoscere quella persona, che ci fa sperare, perfino illudere. Direi che la difficoltà, man mano che cresciamo ed ampliamo la nostra esperienza, è riuscire a dare spazio alla spontaneità, accettare gli inevitabili dubbi, senza permettere che ci condizionino.
Io lo definisco ancora un'utopia perché c'è gente a cui non è permesso essere omosessuale o amare una persona che non rientri in uno standard. Mi riferivo principalmente a quello, considerando che molta gente ci ha rimesso la vita, purtroppo. Ma è giusto considerare anche i casi più "quotidiani" e mi trovi d'accordo con quanto dici. Purtroppo, non è sempre così, visto che molti rapporti sono oggi condizionati dal fine e dall'utilità, ma quando mi sono trovata di fronte a persone sincere, è stato come essere partecipi della loro felicità e ho provato un senso di speranza, perché ci sono ancora sincerità e amore vero (purtroppo di esperienze negative con gente falsa ne ho avute parecchio).
Che poi, il non provare attrazione a volte dipende dal fatto che semplicemente non siamo attratti da quella persona. Non è nulla che di per se debba essere motivo di preoccupazione. Pensa quanto peggiore è la situazione di chi procede inconsciamente idealizzando (spesso e volentieri sulla base di una mera fotografia), senza mai trovare soddisfazione, anzi, spesso cadendo negli aberranti abissi che con l'amore nulla hanno a che fare.
Sì, sono d'accordo, la mancanza di attrazione non è negativa. Il caso che ha spinto me a pormi mille interrogativi è che il voler conoscere meglio una persona, vederla in un'ottica diversa rispetto agli altri (la "predilezione" che dicevo prima), dovrebbe corrispondere a qualcosa simile all'attrazione, ma che è in qualche modo diversa ed è questo che mi ha spinta a fare ricerche.
Ad ogni modo, concordo pienamente anche sull'ultima parte del messaggio.

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Re: Whatromantic

Messaggio da SoItIs »

Wow, Enfys, la tua replica merita di essere letta con la massima attenzione, cosa che farò appena possibile, per risponderti con cura. Bello confrontarsi apertamente!
Senti, questo voglio scrivertelo: il tuo post non pecca, anzi, come ho scritto è un argomento complesso ed hai posto degli spunti interessanti. Pecco semmai io, perchè ho estrapolato, pur per mancanza di tempo, solo alcuni punti.
al volo...
quando mi sono trovata di fronte a persone sincere, è stato come essere partecipi della loro felicità e ho provato un senso di speranza, perché ci sono ancora sincerità e amore vero (purtroppo di esperienze negative con gente falsa ne ho avute parecchio)
è anche il mio vissuto, sino all'esperienza debilitante di qualche anno fa con un'allumista (tra l'altro è da un pò che voglio scrivere un post proprio sulla mia esperienza "asessualità-allumismo"), questo forse spiega perchè quanto scrivi e gli spunti che dai riscontrino il mio interesse. Nonostante tutto, e forse proprio per questo, so che l'amore vero esiste, per quanto raro non è una chimera. Il mio dramma personale è che l'asessualità, o meglio, la reazione riscontrata ad essa, sinora ha sempre soffocato irrimediabilmente l'attrazione, e con essa la possibilità di un rapporto sentimentale. Sinora, perchè non ho perso la speranza, per quanto flebile essa sia.
perché avere tante categorie per definire un sentimento, quando ciò che conta è il sentimento stesso

Ecco, questo è qualcosa che un pizzico mi urta, a forza di creare tanti cassetti, per quanto funzionale e comodo sia, proprio per comodità fa si che si ragioni per opposti ed a scompartimenti stagni, senza indagare le causalità. È un peccato, perchè impedisce il confronto, inaridisce...
Ultima modifica di SoItIs il mar ago 30, 2016 3:50 pm, modificato 2 volte in totale.

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Re: Whatromantic

Messaggio da SoItIs »

Bianca ha scritto:Cosa intendi per aberranti abissi che nulla hanno a che fare con l'amore?
ciao Bianca, per aberranti abissi intendo:

- anzitutto la violenza psicologica e fisica in tutte le sue declinazioni, che possono scaturire nei rapporti interpersonali patologici; caso limite, non putroppo non raro.
- a seguire, l'idealizzazione operata da tante persone disperate, eternamente insoddisfatte, che pur di fuggire la solitudine si mettono insieme alla prima persona che capita.

L'idealizzazione viene applicata in entrambe le situazioni:
- nei rapporti patologici idealizzando la vittima, la si rende alla pari di un oggetto di cui disporre, il che elimina i labili sensi di colpa e spiana la strada alla bramosia di controllo, l'esercizio di potere anche con l'uso della forza fisica; la vittima è resa alla mercé ed alla disposizione delle velleità e della pazzia della persona patologica.
- nei rapporti disperati, pur facilitando la scelta del partner, fa si che la relazione poggi su fondamenta labili, dato che nessuna persona potrà mai raggiungere un ideale che creiamo nella nostra testa. Permette inoltre che anche in questo caso vengano soffocati i sensi di colpa, ed all'apparire delle prime inevitabili difficoltà si tirino i remi in barca, si termini la relazione addossando ovviamente la colpa all'altro/a.

Anche nel secondo caso lo definisco un abisso, non è amore corrisposto ed arreca danni, sino alla irrecuperabile perdita di fiducia nel prossimo. Purtroppo l'agire per disperazione è fin troppo diffuso.

Violenza: attenzione a non considerare mai un tipo meno pericoloso dell'altro, sia essa psicologica o fisica non è mai da sottovalutare. Ed attenzione a non giudicare mai una vittima, anche se all'apparenza il suo comportamento non appaia sensato (i vari ed assortiti "perchè mai non se ne è andata/o?" "lo sapevano tutti che era un violento", ecc. ecc. ecc.) Vale sempre la pena ricordare il principio della rana bollita: immersa nell'acqua fredda ed alzando gradualmente la temperatura, essa non percepisce il pericolo, fino a quando è troppo tardi. Per questo non deve stupire che una vittima possa amare, alimentando la speranza di poter cambiare le cose, sino a poter guarire la persona patologica.

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Re: Whatromantic

Messaggio da Bianca »

Chiarissimo, grazie.
La violenza psicologica, è, a mio parere più grave di quella fisica, perchè non lascia segni e nessuno la vede.
Agisce sull'anima , sull'autostima, indebolisce.
Mentre per usare violenza fisica, basta la forza bruta, per la violenza psicologica, bisogna essere raffinati, capaci di colpire i punti più vulnerabili della persona, agire meticolosamente e con costanza.

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Re: Whatromantic

Messaggio da SoItIs »

Ciao Enfys,
ho riletto con attenzione il tuo post e la tua risposta, provo ora a rispondere in maniera più esaustiva. Provo, dato che l'argomento è interessante al massimo, ma di una vastità unica. Temo che, per quanto cerchi di non dilungare, ne verrà fuori un papiro.

Anzitutto l'insicurezza: ad un livello non patologico penso sia inevitabile provarla, è sempre presente, non la demonizzo perché fa si che ci si interroghi costantemente sul proprio agire, evitando di procedere dando per scontato che tutto vada bene, il che è fonte di danni sicuri.
Romantico: riferendomi ad esso uso il significato generico di “modo di sentire, espressione, atteggiamento interiore”.

Nella risposta avevo accennato al fatto che l'attrazione è l'input che fa nascere il desiderio di conoscere “quella” persona (ed avevo aggiunto che ci fa sperare, perfino illudere; lo tralascio perché per il momento vorrei mettere da parte ogni „contorno“). Avevo aggiunto che l'attrazione condiziona ed alimenta l'amore.
Dunque, posso dire che tendo a considerare il prossimo come persona, genere e esteriorità sono secondarie, il che non significa che non percepisco i dettagli, ma solo che in una fase di iniziale interazione i particolari esteriori non mi “servono”. Non ho un approccio specializzato in base al genere o l'età, fatta ovviamente eccezione per i bambini.
Iniziale interazione: può spaziare da un mero scambio di sguardi (in mezzo ad una folla, per strada, al cinema, ecc.) sino ad uno scambio di dialogo più o meno lungo, funzionale ad uno scopo o di pura cortesia (ad esempio alla cassa del supermercato, con un fornitore, col benzinaio, l'edicolante, un semplice saluto, ecc.). “Iniziale” perché la persona in questo frangente mi è completamente sconosciuta.
L'interazione può concludersi in un singolo episodio o proseguire, con soluzione di continuità (dopo lo sguardo, magari ripetuto, può seguire un saluto o una conversazione) oppure a distanza di tempo (la stessa cassiera, rivista qualche giorno più tardi, il fornitore che si ripresenta per risolvere un problema, l'edicolante visto tutte le mattine, ecc.). Se ha un proseguo, se quindi l'interazione si protrae anche per pochi attimi ripetuti, acquistano maggiore rilievo i tratti esteriori percepiti, man mano completati con le informazioni che posso scambiare con la persona.
Nel momento in cui l'interazione ha un proseguo, se quindi si crea una comunicazione con una persona, inizio a delineare un concetto di essa. Scaturisce un interesse, contraccambiato o meno. Questo interesse può essere di varia natura, anche meramente funzionale e fine a se stesso. Questo è la “fase” più soggetta all'influenza negativa delle varie etichette che si appioppano a destra e manca. Sono negative perché indulgono alla superficialità, in quanto si sostituisce lo sforzo della conoscenza con la comodità di un'idea preconcetta, poco importa se imprecisa, capace di condizionare pesantemente l'intera successiva interazione. Le etichette sono intimamente connesse all'idealizzazione.

Accade poi che in mezzo a tante persone ve ne siano alcune che per svariati motivi destano un interesse più incisivo, facendo nascere la curiosità e la voglia di conoscerla meglio. Subentra, nasce qui l'attrazione. Per “conoscerla meglio” intendo semplicemente l'acquisizione di ulteriori informazioni per definire meglio il limitato concetto già formatosi (il termine “concetto” riferito ad una persona invero è riduttivo, lo uso qua per semplicità). Il limite di questo processo di conoscenza è dettato sia dal contesto, sia dal riscontro che ricevo dall'altra persona; ovviamente, anche dal rispetto reciproco.

Per comodità qua mi concentrerò sull'interazione - non patologica - sentimentale-romantica, nel mio caso con una donna.

Menzione particolare trova l'amicizia con una donna (possibile senza malintesi di sorta, sino ad arrivare al massimo grado di intimità senza coinvolgimento sessuale); questa generalmente si delinea nelle sue varie sfumature sin dal principio, oppure nasce da un interesse di diverso tipo (nel senso che si, può scaturire da un interesse di tipo amoroso, ma non può secondo me essere considerato un “amore monco”).

Penso che l'attrazione sentimentale, romantica, anch'essa assumente infinite sfumature, impalpabile, ma capace di condizionare anche il comportamento, ovviamente favorisce, stimola il progredire dell'interazione (posto il sussistere di rispetto e quindi di un credito di fiducia nei confronti dell'altra persona) può evolversi o scemare sino a lasciare il posto all'indifferenza, se non corrisposta. Può essere fisica, intellettuale, “completa”, reale o virtuale, può sfociare in azioni fisiche, determinando anche il modo di agire, oppure può agire unicamente a livello interiore (anche una relazione a distanza di tipo platonico sussiste a mio modo di vedere solo fintantoché sussista e perduri l'attrazione).
Scrivevo nella risposta dell'altro giorno dell'interazione tra l'attrazione, il reciproco rispetto e la fiducia, che permette il perdurare dell'innamoramento, inteso non come conservazione di uno status quo, ma del suo attivo rinnovarsi, modellarsi, adeguarsi ai cambiamenti. Questo attivo rinnovarsi è parte di quella necessaria manutenzione del rapporto. Avevo definito l'attrazione quale incentivo: mi adopero perché voglio che il rapporto persista, voglio che le difficoltà vengano superate; necessariamente insieme.

Ecco, è questo “insieme” che complica il tutto, ad iniziare dalla necessità di ricevere un feedback, un riscontro, dall'altra persona. Come insegna la pragmatica della comunicazione umana, ogni persona ad un certo punto si interroga sulla relazione in cui è coinvolta. È un'esigenza umana, e rappresenta l'unica possibilità di evitare le incomprensioni; è intrinseca ad una comunicazione sana, e richiede interazione con l'altra persona. In questo senso è intrinseca alla manutenzione. Il tuo continuare a porti domande è segno di maturità, poiché stai costruendo le tue personali competenze sociali. Se incontri difficoltà a capire se i tuoi sentimenti siano corrisposti, se non riesci ad inquadrare una relazione, o a capire se se tu sia attratta sentimentalmente-romanticamente ad una persona ricorda che hai bisogno di un riscontro da parte di questa, è imprescindibile, a meno che tu proceda per mera disperazione e stando insieme a qualcun* solo per fuggire la paura di restare sola. Senza feedback non possiamo trovare risposta ai nostri legittimi interrogativi, ai nostri fisiologici dubbi.
Gesti, atteggiamento, parole proferite dall'altra persona possono essere sufficienti per avere un riscontro che ci dia una confortante sicurezza. Qualsiasi deficit in tal senso, o equivocità, terreno fertile per le incomprensioni e pertanto da non sottovalutare, va rimosso affrontandolo apertamente, senza pregiudizi, senza accuse, comunicando, dialogando ed ascoltando. Per perdere la fiducia in una persona non serve granché, ed una volta persa difficilmente la si ritrova tal quale. Se però scema la fiducia cala, sino a scomparire, l'attrazione. Ecco perché se si tiene alla relazione non vi è altra scelta che affrontare i problemi senza sottovalutarli.
Quindi, Enfys, alla tua domanda “cosa manca in una persona che non riesce a distinguere i sentimenti o che non ne prova?” rispondo: nel primo caso, spesso un riscontro da parte del partner; nel secondo, “il non provarli”, è un pensiero indotto e riflesso da un punto di vista a noi esterno, pertanto non bollabile quale difetto, a maggior ragione se è un qualcosa che percepiamo intimamente.

L'attrazione subisce pesantemente l'influenza delle etichette preconcette, oltre all'idealizzazione. Questo perché in entrambi i casi scema per forza di cose il rispetto e non si sviluppa ovvero non è corrisposto l'indispensabile credito di fiducia.
Similmente lo standard di cui scrivi, che io assimilo ai modelli inculcati, richiedono uno sforzo incessante per non condizionare il nostro pensare ed agire. Il tuo sentirti confusa è positivo, sai, per come la vedo io, non accetti remissivamente ed acriticamente quanto ti è stato/ti viene propinato, ma hai e tuttora stai cercando di trovare le risposte ai tuoi legittimi dubbi. Ti posso solo dire che ho attraversato lo stesso dilaniante percorso, e diffido da chi si pone con eccessiva sicurezza, acriticamente. Spesso è una mera maschera, un inganno.
Ancora, hai scritto della predilezione. Il motivo per cui nasca con quella determinata persona poco conta, può essere per mera attrazione fisica, per come si pone nei nostri confronti, per come si muove nell'ambiente, per stima del suo operato, per fascino... a seconda di quel che si crede, può essere destino, fato, casualità, disegno divino e quant'altro; quello che conta è se questa predilezione sentita sia corrisposta, in caso contrario si esaurirà da sé in più o meno tempo. Quello che conta è che ci si interroghi sulle proprie intenzioni, come tu giustamente hai fatto, prima di proseguire, ammesso che vi sia corresponsione. Sbaglia chi non la fa, simulando un interesse, salvo poi defilarsi. È chiaro che le cose possano andare diversamente da come si spera e si auspica, ad ogni modo partire con le idee confuse è sempre sbagliato, in fin dei conti si cozza contro la sincerità.

Farei coincidere la “tua” predilezione con il momento dell'interesse più incisivo, nel caso di un interesse sentimentale-romantico, con l'infatuazione, precedente all'innamoramento. Cosa ci spinge a “scegliere” una persona rispetto all'altra? Per quanto mi riguarda, direi che sulla base di qualche sparuto indizio, percepisco, anzi, dato che non è un processo volontario, scatta, mossa appunto dalla iniziale attrazione, la voglia di approfondire la conoscenza, quando si dice “che una persona ci colpisce”, ecco, è così, sono colpito. Non è che segua un catalogo di preferenze, da usare a mò di check-list, direi piuttosto che seguo un canovaccio, una traccia, per cui spiccano nella mia percezione il modo con cui questa si pone nei miei confronti, il modo di parlare, di sorridere, il grado di interazione, la spontaneità, la mancanza di affettazione e di modi volgari, in una certa misura, ma non previgente l'aspetto esteriore. Appunto, è solo una traccia, ad esempio, se in genere mi colpisce di più un volto sorridente, questo non esclude che rimanga “incantato” da una espressione seria, perfino imbronciata. Riflettendoci, hanno più peso i tratti indesiderati, nel senso che con questi sono più intransigente: è il caso ad esempio, di un atteggiamento affettato, da me percepito come troppo avventato e fuori luogo. Qua entra in gioco il delicato confronto col proprio bagaglio di esperienza, con le complicazioni connesse; facile farsi fuorviare da inutili preconcetti, timori, ben più difficile riuscire a ponderare (perché alcune passate esperienze sono di vitale importanza per evitare errori) ignorando nel guazzabuglio tutto ciò che è indotto (etichette varie) o che porta ad una eccessiva prudenza. Ancora più difficile è mettere da parte ogni spartito in modo da evitare di procedere forzatamente. A rendere tutto più facile è un atteggiamento positivo e spontaneo dell'altra persona, viceversa se il riscontro è meno “aperto” di riflesso trovo più arduo riuscire ad essere spontaneo.

Perché una donna mi colpisca e 10 altre no proprio non saprei dirtelo. Penso non sia neanche utile conoscere per filo e per segno il perché. Non penso si possa parlare di una scelta, questo processo è involontario: non è come trovarsi innanzi a due dipinti valutandoli per compiere una scelta (volontaria) sulla base delle proprie preferenze, dipendenti dal bagaglio di esperienze e conoscenze. Un dipinto è statico, finito, una persona mai, salvo la si idealizzi.
Come mi accorgo se l'interesse attivato dall'attrazione provata si è evoluto in infatuazione?
Da infatuato, provo uno stravolgimento interiore più o meno marcato, un piacevole senso di attesa alternato a malinconia, a volte anche irrazionali ansie. È difficile da descrivere la sensazione di calore diffuso in tutto il corpo, che tra l'altro nulla ha a che vedere con l'eccitazione sessuale. Insomma, una affascinante interazione di diversi ormoni, o se preferisci, tra corpo ed anima, tra testa e cuore. Il tutto in sfumature di volta in volta differenti; trattandosi di sensazioni non riesco a descriverle a parole. Posso trovarmi infatuato anche senza o prima di percepire una corresponsione dell'interesse sentimentale. Se corrisposto le sensazioni che provo gradualmente si intensificano, in caso di disinteresse scemano, sostituite da indifferenza, salvo il caso in cui l'interesse corrisposto “conduca” ad un'amicizia. Per capire se vi è una corresponsione tengo conto della miriade di piccole cose, ad esempio la “qualità” delle conversazioni e dei silenzi, l'atteggiamento nel complesso, i gesti, ecc.. Anche qua non uso una lista da spuntare.
Quel che non posso descrivere è come si evolvano e consolidino le percezioni col proseguire della conoscenza in caso di interesse sentimentale (per intenderci, il passaggio fluido dall'infatuazione all'innamoramento) ecco, mi manca un'esperienza a cui poter attingere. Il mio rapporto con l'allumista si era sviluppato, sparizioni e tempi di sospensione compresi, per una arco di tempo di 4 anni, ma non fa testo, basato com'era su un'impalcatura di bugie e falsità studiate ad arte per illudermi da parte di una persona che posso definire quale simulacro. L'altra relazione sentimentale, in età giovanile, si era esaurita nel giro di qualche mese. Negli ultimi anni, le volte in cui ho riscontrato un'attrazione e quindi un interesse più incisivo corrisposto, non sono mai riuscito a proseguire oltre lo stato di una rudimentale infatuazione, sinora troncata nel momento in cui mi sono palesato asessuale con conseguente incomprensione non seguita da un interesse a comprendere, in definitiva un troncamento senza appello, se non in alcuni casi con strascichi polemici, insomma, un dramma tragicomico. Per dirla in altre parole, fuochi di paglia subito spentisi. Tant'è. “Da capirci niente poi”.
Sinora non ho incontrato chi corrisponda pienamente i miei sentimenti; in questo senso risponderei a chi mai mi chiedesse con assertività “sai amare?” No, non so amare. Ma so che posso imparare.

Enfys, il fatto appunto che tu ti sia posta dei continui interrogativi dimostra solo l'interesse profondo che provavi nei confronti dell'altra persona, all'importanza che attribuivi alla relazione. Quindi quel che obiettivamente posso dirti è che ti sei posta il problema, ed ingenua lo sei nell'accezione di sincerità che le si attribuisce.

L'utopia: leggendo la tua replica, si, concordo con quanto scrivi. Il superamento di ogni discriminazione è, realisticamente, utopico. È strettamente connesso al superamento delle etichette appioppate a destra e manca. Utopico invero.

Un'ultima riflessione prima di chiudere questo papiro:
I bambini a ben pensarci subiscono già da piccoli una serie di condizionamenti, penso ad esempio ai cartoni animati, che in fin dei conti propongono un determinato modello, penso a Disney. L'ingenuità fa si che questi modelli non possano essere filtrati. Hai fatto l'esempio dei bambini di quinta elementare parlare di fidanzatini. Pensandoci bene, che peso ha la spontaneità e quanto influiscono nel loro agire questi modelli? O meglio, come tu stessa ti sei chiesto, quanto siamo stati influenzati da essi? Quanto siamo riusciti a superare, sostituire o anche confermare criticamente? Questo merita sicuramente un approfondimento.

Qua chiudo, come temevo ho scritto sin troppo... ci saranno punti non chiari, altri che ho lasciato da parte, non farti problemi a chiedere lumi.
Spero di averti dato qualche spunto utile.

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Bianca
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Re: Whatromantic

Messaggio da Bianca »

Ho letto attentamente le cose interessanti che hai scritto, dalle quali sicuramente scaturiscono motivi di riflessione.

"Sinora non ho incontrato chi corrisponda pienamente i miei sentimenti; in questo senso risponderei a chi mai mi chiedesse con assertività “sai amare?” No, non so amare. Ma so che posso imparare."

Che cosa dovrebbe corrispondere in pieno l'altra persona? Sentimenti che non esistono?
Non sai amare ma puoi imparare? A 40 anni?
Ad amare si impara fin da piccoli e molto presto si verifica che i propri sentimenti possono non essere corrisposti, che si desidera la persona solo per sè e che, per correggere i propri sentimenti, si può fare ben poco.

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SoItIs
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Re: Whatromantic

Messaggio da SoItIs »

Il "corrisponda pienamente" è da ascrivere al contesto: fino a quando non incontrerò chi non sa accettarmi integralmente, asessualità compresa, non potrò mai parlare di una persona che corrisponda -appunto- pienamente i miei sentimenti.
Il verbo "corrispondere" implica una bilateralità (sinonimi: somigliare, coincidere, collimare, essere conforme, collegarsi, rifarsi, riportarsi, essere in relazione...), coerentemente alla mia riflessione, nella quale ho usato più volte sia il verbo, sia il relativo sostantivo.
Una persona la accetto per quello che è, integralmente; non è che la configuro in base alle aspettative ed esigenze o ai miei vezzi, tralasciando quel che non mi aggrada. Penso sia più che lecito non pretendere, ma aspettarsi che questo sia un processo vicendevole, salvo nei rapporti patologici.
Sai, sentirmi dire, "sei malato", "vai a farti curare", "sei pazzo", "menti", "sei confuso", oltre a epiteti vari e l'accusa ricorrente "ammetti, sei gay" oppure "inventati un'altra scusa" mi ha sempre ferito, non per le offese o le gratuite accuse di aver mentito in se, ma per la repentina presa di coscienza che la "causa" era persa senza appello. Dover barattare la speranza con un'illusione è sempre un amaro risveglio. Si potrebbe dire che i miei sentimenti, in quei frangenti, sono stati unilateralmente respinti, stracciati, feriti (unilateralmente, dato che nessuna si è presa la briga di chiedere, parlare, dialogare, cadendo nella logica acritica degli "sguardi severi e dita puntate" con pregiudizi vari). Insomma, una incomprensione che, in mancanza di comunicazione, ha prodotto il suo ferale esito.

Si, Bianca, a 40 anni non posso certo affermare che so amare una donna, come potrei onestamente, affermarlo, visto i trascorsi? visto la mia mancanza di esperienza?
Si, posso imparare, certo non da autodidatta.

Ti chiedo: quanti pensano di saper amare, magari pure si vantano ed in realtà procedono a tentoni, eternamente insoddisfatti, senza avere l'umiltà di ammetterlo? o scambiano l'intesa sessuale per amore? Costoro sanno amare?
"sai, una volta, traducendo le mie cose lessi una frase. Una frase scritta da una donna che sognava un uomo a cui chiedere senza vergogna: puoi amarmi? Un uomo che sapesse riconoscere con forza le sue fragilità e risponderle senza esitazione. Un uomo che sapesse riconoscere le gioie senza paura di perderle. Un uomo che, più semplicemente, sapesse amare." Questa citazione di alcune righe scritte da M. Bisotti forse sono più incisive della mia sintetica domanda.
Ad amare si impara fin da piccoli e molto presto si verifica che i propri sentimenti possono non essere corrisposti, che si desidera la persona solo per sè e che, per correggere i propri sentimenti, si può fare ben poco.

Questa affermazione mi è poco chiara. Nel senso, non capisco cosa intendi, riferito al contesto della mia riflessione.

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Bianca
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Re: Whatromantic

Messaggio da Bianca »

In questo senso:
Il bambino nasce innamorato della mamma.
Molto presto scopre che c'è un'altra persona che gli è altrettanto cara.
Poi capisce l'esclusività dell'amore, quando prova gelosia a causa di un fratello
Infine, deve accettare che l'amore può non essere ricambiato, o non essere ricambiato con uguale intensità, quando un genitore ha delle preferenze o quando il primo amico gli preferisce un altro.
Questo è il percorso, questo percorso costituisce la prima, rudimentale, educazione del cuore.
Il bambino infatti, continua ad amare e crescendo, sente la necessità di amare una persona in particolare, senza che tutti i sentimenti creatisi in precedenza, vengano meno.
Esiste un'educazione all'amare, che non tutti ricevono.
E succede proprio quello che dici tu: tante persone che pensano di saper amare, in realtà, sono dei perfetti egoisti, incapaci di generosità, altruismo e pazienza che sono i veri ingredienti dell'amore che non si arrende al primo ostacolo.
Scambiare l'intesa sessuale per amore, è un errore che tanti ragazzi fanno oggi. Errore che spesso si palesa in modo prepotente, quando decidono di andare a convivere.

I rapporti sessuali sono una questione di esperienza, il saper amare no.
E' la capacità di un cuore educato ad accettare un'altra persona nella propria vita e nella propria mente.

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Enfys
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Re: Whatromantic

Messaggio da Enfys »

Chiedo enormemente perdono per il ritardo. Purtroppo, sono stata indaffarata con l'università e dovevo riprendermi mentalmente per poter rispondere come si deve al tuo post, SoItIs. Comunque, non è un problema la lunghezza del post e mi è piaciuta molto la tua risposta.
Prima di iniziare, però, avrei da farti una domanda. Ho provato a cercare il sostantivo, ma non ho trovato post che dessero la definizione di allumista. Chi sarebbe, precisamente? Scusami per la domanda, ma facevo un po' fatica a comprendere la situazione da te descritta.

Comunque, hai esposto in modo molto chiaro cosa prova un romantico e ritengo che ci sia un importante collegamento con quanto dicevi successivamente:
I bambini a ben pensarci subiscono già da piccoli una serie di condizionamenti, penso ad esempio ai cartoni animati, che in fin dei conti propongono un determinato modello, penso a Disney. L'ingenuità fa si che questi modelli non possano essere filtrati. Hai fatto l'esempio dei bambini di quinta elementare parlare di fidanzatini. Pensandoci bene, che peso ha la spontaneità e quanto influiscono nel loro agire questi modelli? O meglio, come tu stessa ti sei chiesto, quanto siamo stati influenzati da essi? Quanto siamo riusciti a superare, sostituire o anche confermare criticamente? Questo merita sicuramente un approfondimento.
Ecco, trovo anch'io che sia così e che ci siano dei modelli che ci influenzano. Mi era sfuggito, ma in effetti è così ed è la stessa cosa che mi dico anche io quando penso a tutto ciò: fino a che punto sono stata influenzata dalla società? Senza quelle influenze, penserei in un certo modo, mi comporterei in quel modo o sarei più spontanea? Probabilmente. La spontaneità ci sarebbe sicuramente, ma mi chiedo se ci sarebbero state o meno altre cose. Il fatto di rapportarmi quotidianamente con romantici, mi ha sempre posto il problema dell'orientamento romantico, portandomi a confondere l'interesse con qualcos'altro. Il fatto di non essere simile ai miei coetanei anche in questo era un po' triste (ho sempre vissuto con sofferenza la diversità, perché sin da piccola ho avuto interessi per nulla simili a quelli delle bambine o delle ragazzine della mia età).
A tal proposito, hai descritto in modo molto chiaro la tua esperienza e la tua visione in generale sull'argomento e la trovo molto utile per tentare di comprendere cosa si prova e com'è per un romantico essere innamorati, oltre che per comprendere me stessa. Ti confesso che mi risulta così estraneo il fatto che una persona consideri tanti aspetti quando si invaghisce di qualcuno. Nella mia esperienza di "interesse" non ho riscontrato questa situazione e in più occasioni ho avuto modo di rifletterci, seppur tristemente. A volte mi sento persino in colpa per ciò che sono e il modo in cui il mio "corpo" reagisce agli stimoli esterni e penso che non sia giusto che io sia così... però, non penso di poter modificare con la volontà alcune cose, sinceramente. E' come tentare di forzarsi ad amare il gusto di un determinato cibo: se non ci piace e noi ci forziamo a mangiarlo, il nostro corpo potrebbe addirittura rifiutarlo.
Dicevo, nella mia esperienza la prima cosa che mi attira è generalmente l'aspetto: non so dirti se dipende da un motivo particolare o se è così e basta per me, quindi è da lì che parte maggiormente l'interesse. Mi dico tutt'ora che non va bene, perché l'aspetto fisico non è la cosa più importante in una persona, ma è più forte di me.
A peggiorare le cose mi sono state anche rivolte alcune accuse per il fatto che io provassi attrazione estetica (dovremmo definirla così, no?), quindi mi pongo ancor più problemi di prima, perché, appunto, non è l'aspetto fisico a rendere una persona migliore o peggiore. Ci sono tante persone con un carattere lodevole e degno di attenzioni, anche dal punto di vista romantico, ma a causa dell'aspetto fisico non ricevono le dovute attenzioni, facendo fioccare battute sul "Ti vedo solo come un amico" o "Eh, se i ragazzi belli fossero tutti come te...".
Perciò, per quanto io mi sforzi di non fare così e di essere più "aperta", finora mi è capitato di provare interesse per ragazzi di aspetto per me gradevole, scoprendo poi che erano interessanti anche per gli hobby, la conoscenza ed altro - ci sono stati casi minori in cui mi attirava il fatto che fossero intelligenti o avessero un qualche talento, più che l'aspetto fisico.

Preciso, per interesse qui parlo di quella che io definivo nei precedenti post "predilezione". Il modo in cui tu consideri la predilezione corrisponde all'idea che mi ero fatta anch'io, veramente. Sebbene non mi sia chiaro cosa sia effettivamente, è comunque un interesse ed è il cosiddetto input che mi spinge a voler iniziare/approfondire un rapporto. Per semplicità l'ho sempre vista come una certa "simpatia" per qualcuno, ma credo che sia ben diversa dalla "simpatia" che ci spinge ad avere un comportamento più accondiscente nei confronti di qualcuno.
Comunque, spesso l'interesse finiva dopo aver instaurato un legame di amicizia con quella persona e aver appreso che tipo di persona fosse, perciò in passato ho avuto difficoltà a classificare questo sentimento, e poiché era spesso rivolto a qualche ragazzo, finivo per considerarlo un interesse romantico e definire così anche il mio orientamento. Ho capito successivamente, però, che anche se non ero riuscita a conoscere la persona e avere occasione di esserci amica, non mi sentivo affatto dispiaciuta od altro; certo, era un peccato, ma... non cambiava più di tanto le cose. E questo mi ha spinta in passato a pormi i miei primi dubbi sui miei sentimenti, motivo per cui "ci vado coi piedi di piombo". E' stato così anche per la mia esperienza più recente, ma poi ho constatato quanto ne fossi rimasta ferita: anche se essere con la persona che mi interessava non mi faceva provare quei sentimenti così comuni per gli innamorati romantici, l'idea che mi mettesse in disparte, non mi parlasse e avesse un'intesa maggiore con le mie conoscenti anziché con me, mi creava non pochi problemi. Continuavo a sminuire i miei sentimenti, perché era evidente che mancasse l'attrazione romantica, ma l'enorme delusione e dispiacere per il modo in cui la faccenda si è poi risolta, mi dimostra che ci tenevo parecchio e che non ero da meno di chi provava l'amore romantico.
Enfys, il fatto appunto che tu ti sia posta dei continui interrogativi dimostra solo l'interesse profondo che provavi nei confronti dell'altra persona, all'importanza che attribuivi alla relazione.
Probabilmente è stato così, ma penso che in molti oggi siano arroganti e che non ammettano verità diverse dalla propria. Cito ciò che hai detto a Bianca
Ti chiedo: quanti pensano di saper amare, magari pure si vantano ed in realtà procedono a tentoni, eternamente insoddisfatti, senza avere l'umiltà di ammetterlo? o scambiano l'intesa sessuale per amore? Costoro sanno amare?
Purtroppo la realtà oggi è questa. Molti credono di amare, di potersi innamorare una volta all'interno della relazione e convinti di falsità fanno cose che non dovrebbero fare. Un po' è la paura di rimanere soli, un po' è la convinzione di essere innamorati, un po' è qualcos'altro... senza pensare che l'altro possa rimanerci ferito, si danno da fare per rendere propria la persona, senza porsi il problema che oltre un tot periodo non andrà avanti.
E' una cosa molto triste, ma attualmente non c'è verso per rimediare a questo modo di fare che dilaga tra i giovani e non. Forse, una più stretta educazione all'amore? O semplicemente insegnare agli altri ad avere rispetto per il prossimo?

Quanto alla tua esperienza...
è anche il mio vissuto, sino all'esperienza debilitante di qualche anno fa con un'allumista (tra l'altro è da un pò che voglio scrivere un post proprio sulla mia esperienza "asessualità-allumismo"), questo forse spiega perchè quanto scrivi e gli spunti che dai riscontrino il mio interesse. Nonostante tutto, e forse proprio per questo, so che l'amore vero esiste, per quanto raro non è una chimera. Il mio dramma personale è che l'asessualità, o meglio, la reazione riscontrata ad essa, sinora ha sempre soffocato irrimediabilmente l'attrazione, e con essa la possibilità di un rapporto sentimentale. Sinora, perchè non ho perso la speranza, per quanto flebile essa sia.
Negli ultimi anni, le volte in cui ho riscontrato un'attrazione e quindi un interesse più incisivo corrisposto, non sono mai riuscito a proseguire oltre lo stato di una rudimentale infatuazione, sinora troncata nel momento in cui mi sono palesato asessuale con conseguente incomprensione non seguita da un interesse a comprendere, in definitiva un troncamento senza appello, se non in alcuni casi con strascichi polemici, insomma, un dramma tragicomico.
Se posso permettermi, penso che questo atteggiamento fin troppo negativo da parte loro dipenda da un'idea molto comune fra le donne: se un uomo non vuole avere rapporti sessuali con una donna, questa è scioccata, perché nella sua mente c'è il preconcetto "uomini = sesso", preconcetto a cui segue il confronto con le amiche. Inutile dire che non ne viene nulla di buono, perché infatti loro diranno "Non vuole avere rapporti con te? Le possibilità sono o è gay o significa che non ti trova attraente". Appurato che non è la prima opzione, alla non donna rimane che pensare di non essere attraente e da qui vengono tutti i problemi di questo mondo. Aggiungici la disinformazione sull'asessualità e otterrai ostilità da parte sua.
Perdonami, non volevo giustificarle; volevo solo darti un'altra prospettiva sulla questione. Magari, se fossero informate riguardo l'asessualità e avessero coscienza che non è un qualcosa che dipende da te, proverebbero a venirti incontro...? Io penso che per amore si debba fare di tutto per mantenere il rapporto, altrimenti non si ha davvero a cuore il rapporto e la persona amata.
E' bello, comunque, vedere che non demordi e credi di poter trovare un rapporto. "La speranza è l'ultima a morire" ed è spesso ciò che ci permette di andare avanti in situazioni debilitanti. Perciò, proprio perché quella che gli aro/ace vivono è una situazione molto difficile, vedere una certa positività induce per riflesso gli altri ad essere positivi. Io mi sento positiva stando a contatto con gente che lo è.

Chiedo ancora una volta perdono per il ritardo e per la qualità della mia risposta, se non è stata buona.

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Re: Whatromantic

Messaggio da Bianca »

E' vero che la società, il mondo, la famiglia, gli amici, le persone che frequentiamo quotidianamente, influenzano i nostri comportamenti.
Basta vedere quanto influenzino il linguaggio.
Ci sono dei contesti in cui ci si esprime in un certo modo.
A me capita sovente di capire in quale contesto una persona vive e lavora, semplicemente notando come si esprime.
Purtroppo, per chi recepisce il linguaggio dell'ambiente in cui trascorre più ore, vanno a farsi benedire anche, il suo titolo di studio e il suo livello culturale.
Bisognerebbe stare attenti alle espressioni che si usano, perchè denunciano chiaramente il livello dell'ambiente in cui si vive.


Tu dici:

"Io penso che per amore si debba fare di tutto per mantenere il rapporto, altrimenti non si ha davvero a cuore il rapporto e la persona amata."

Anch'io la penso così, ma penso anche che, con tutta la superficialità che c'è in giro, bisogna aver la voglia di impegnarsi in questo senso;
non tutti gli amori hanno questa forza.
Più che impegnarsi verso l'altro, ci si vuole divertire, prendere il meglio che la relazione offre con il minimo impegno e il minimo senso di responsabilità.
Poi, vivere alla giornata, coltivando la convinzione: va finchè va.

Coltivare la speranza, può essere faticoso, ma consente di vivere meglio e come dici tu, in modo positivo.

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