Mi presento!

Le matricole qui dentro. Presentatevi!
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Matty
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Re: Mi presento!

Messaggio da Matty »

dolciximagirl84 ha scritto:
Matty ha scritto:Uhm, non so se all'epoca avrei accettato queste spiegazioni, però in effetti il ragionamento non fa una piega!

Comunque è vero, da un certo momento è indispensabile distaccarsi un po', altrimenti si fa fatica a comprendere bene le difficoltà che la vita ci fa trovare, e quando arrivano ci trovano impreparati.
Per esempio io toglierei il coinvolgimento dei genitori nelle dinamiche scolastiche a partire dai 16/17 anni, gli ultimi due anni di superiori, perché mi sembra un po' buffo che a 17 anni i genitori debbano ancora andare a ricevimento dai professori per sapere come vanno a scuola i propri figli, o che debbano presenziare a riunioni che illustrano i programmi scolastici del nuovo anno. Dovrebbero essere un po' più responsabilizzati i figli e meno coinvolti i genitori. Cioè, voglio dire, ad un certo punto deve essere il figlio a cominciare a preoccuparsi se va male in matematica, e non la madre o il padre.
dipende sempre dalla maturità dei figli, fino ai 18 anni credo sia giusto "controllarli" e indirizzarli sulla strada giusta, oltre devono imparare da soli..
ovviamente sempre potendo contare su un supporto da parte loro in caso di necessità..
Secondo me invece sarebbe giusto farlo, per creare una situazione "ponte" tra l'adolescenza e l'età adulta, proprio per far cominciare chi è meno maturo a prendersi delle responsabilità, partendo da un contesto in cui è immerso da quando ha 5/6 anni, la scuola. A mio avviso tra quando hai 18 anni e la propria madre si preoccupa per te perché vai male a scuola e va a metterci la faccia (mentre tu magari te ne freghi altamente) e quando ne hai 19 e vai a cercarti un lavoro da solo o vai all'università e cominci a doverti gestire da solo le tue situazioni scolastiche, c'è un gradino troppo alto.
I genitori dovrebbero rimanere come riferimento, cominciare a mollare un po' i figli, poi magari mi sbaglio e sono troppo visionario.

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Bianca
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Re: Mi presento!

Messaggio da Bianca »

Vedi, io parlo in seguito ad un'esperienza un po' particolare.
Non ho mai guardato i compiti, non ho mai controllato se aveva studiato, non ho mai scritto una giustificazione, non gli ho mai detto studia, sono andata poche volte a parlare con gli insegnanti, per pura cortesia, una sola volta gli ho portato un libro a scuola che aveva dimenticato, perchè mi ha telefonato il preside, a nome suo, pregandomi di portarglielo, perchè mi avesse chiamato lui, gli avrei detto di no e avrebbe pagato le conseguenze della dimenticanza.

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Re: Mi presento!

Messaggio da Matty »

Bianca ha scritto:Penso che non si possa partire da un compleanno preciso per stabilire che il figlio può fare da solo.
I ragazzi non sono tutti uguali.
Qualcuno è responsabile a sei anni, qualcuno non lo è neppure a 40.
Il fatto che la legge dica che i ragazzi rispondono personalmente a 18 anni di quello che fanno, per i genitori resta una pura indicazione.
E' vero che i figli vanno responsabilizzati, ma non sempre ci si riesce.
Ogni individuo nasce con certe caratteristiche, come qui sappiamo bene.
Il materiale che i genitori si trovano a dover plasmare, non è sempre così malleabile.
Ci sono dei ragazzi "facili" da crescere e altri che ti fanno dannare tutta la vita.
Infatti, ma la legge non è elastica a seconda delle persone, a partire dai 18 anni se fai delle sciocchezze le paghi.
Iniziare a responsabilizzare i ragazzi prima, in un contesto ancora abbastanza protetto (in teoria) e familiare come la scuola, può dare risultati migliori secondo me, può cominciare a far capire cosa li attende dopo i 18 anni. E' ovvio che poi se uno non vuole capire non lo fa, se non vuole assumersi responsabilità non lo fa certamente perché qualcuno glielo impone, ma secondo me qualche risultato in più si può portare a casa rispetto a quello che succede ora.
Bianca ha scritto:A proposito del tuo "non so se all'epoca avrei accettato queste spiegazioni", devo dirti che, nostro figlio, obbediva.
Certamente, non avrei accettato le spiegazioni, ma mi sarei rassegnato al no.

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Bianca
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Re: Mi presento!

Messaggio da Bianca »

Quindi, nemmeno tu sei stato un figlio tanto difficile.
Anzi, avendo optato per ingegneria al posto di lettere, hai dovuto impegnarti di più.

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Re: Mi presento!

Messaggio da Matty »

Bianca ha scritto:Quindi, nemmeno tu sei stato un figlio tanto difficile.

Sì, non ho mai dato pensieri ai miei, mai combinato disastri, mai portato a casa una insufficienza a fine anno, anche se con voti non sempre alti, mai saltato scuola di nascosto, preferivo chiedere di non poterci andare (e non c'era ancora il registro elettronico, dove se saltavi il genitore lo veniva a sapere in giornata).
Di base non gli ho mai voluto dare motivo di lamentarsi per una scelta scolastica che avevo fatto io.
Agli incontri con gli insegnanti hanno smesso di andarci dopo il secondo anno, tanto vedevano che non c'erano elementi che gli facessero pensare che non mi impegnassi.
Bianca ha scritto:Anzi, avendo optato per ingegneria al posto di lettere, hai dovuto impegnarti di più.
Non so se ing. sia più impegnativa di lettere (non lo so veramente, non è che sto facendo il modesto), di sicuro per me lettere sarebbe stata più faticosa, se una cosa non ti piace fai molta più fatica a studiarla.

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Enfys
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Re: Mi presento!

Messaggio da Enfys »

dolciximagirl84 ha scritto:
Matty ha scritto:Uhm, non so se all'epoca avrei accettato queste spiegazioni, però in effetti il ragionamento non fa una piega!

Comunque è vero, da un certo momento è indispensabile distaccarsi un po', altrimenti si fa fatica a comprendere bene le difficoltà che la vita ci fa trovare, e quando arrivano ci trovano impreparati.
Per esempio io toglierei il coinvolgimento dei genitori nelle dinamiche scolastiche a partire dai 16/17 anni, gli ultimi due anni di superiori, perché mi sembra un po' buffo che a 17 anni i genitori debbano ancora andare a ricevimento dai professori per sapere come vanno a scuola i propri figli, o che debbano presenziare a riunioni che illustrano i programmi scolastici del nuovo anno. Dovrebbero essere un po' più responsabilizzati i figli e meno coinvolti i genitori. Cioè, voglio dire, ad un certo punto deve essere il figlio a cominciare a preoccuparsi se va male in matematica, e non la madre o il padre.
dipende sempre dalla maturità dei figli, fino ai 18 anni credo sia giusto "controllarli" e indirizzarli sulla strada giusta, oltre devono imparare da soli..
ovviamente sempre potendo contare su un supporto da parte loro in caso di necessità..
Esattamente, è quello il punto. Posso dirti per "esperienza" che anche a quell'età il ragazzo non ha idea di cosa combina a scuola e di come togliersi dai problemi in cui si ficca. Alcuni ragazzi, infatti, mentono ai genitori dicendo di avere dei buoni voti, ma poi andando a parlare col prof viene fuori che sono a rischio bocciatura. Se il figlio pensa che sia giusto trascurare la scuola perché "il fidanzato così, gli amici colà, ecc...", è necessario comunicare al genitore cosa succede - e credimi se ti dico che queste cose succedono.
Nel mio caso, invece, è stato un bene che mia madre potesse farsi vedere a scuola, perché i professori si facevano un'idea sbagliata di me e pensavano che fossi una di quelle che non vuole fare niente. Poi, comunque, ho avuto problemi con i professori perché sono una "testa calda" e ho litigato con qualcuno per il loro modo di fare poco professionale (ad esempio, la mia professoressa di tedesco non perdeva occasione di inviare i compiti per casa online, il giorno stesso della lezione, per mettere 2 a motore perché qualcuno non aveva fatto l'esercizio) e mia madre cercava di risolvere questi problemi.
Non hai torto ed è giusto che ragazzi più "menefreghisti" siano più responsabili, ma sia per quello che diceva Bianca -cioè, la maturità è diversa da persona a persona- che per quello che dicevo io -ci sono casi in cui, per quanto responsabile, un ragazzo avrà una parola di peso inferiore a quella di un adulto-, la presenza di un genitore è importante.
La trovata del registro elettronico è buona perché questo risparmia al genitore di andare a scuola e controllare il figlio attraverso gli insegnanti o delle chiamate, risparmia tempo.

Molte volte c'è la volontà di dimostrare che non sono i genitori a comandare sulla nostra vita, e quindi si fanno cose che sono contrarie alle loro volontà a prescindere. Gli amici spesso si tirano indietro quando c'è da criticare gli aspetti privati, penso ci sia paura di sbilanciarsi, oppure più semplicemente c'è appoggio verso queste scelte.
Sinceramente, non comprendo un discorso simile quando penso che la persona di cui parlavo ha davvero avuto tutto dalla vita. I genitori non le hanno mai detto no e ha fatto davvero tutto ciò che voleva. Se mi fossi permessa io di fare ciò che ha fatto lei, non solo le avrei prese, ma mi avrebbero tolto un sacco di libertà -ma soprattutto, mi avrebbero lasciata "stesa sul pavimento", come si suol dire da queste parti.
Io ho dei genitori che sono un po' come Bianca, forse un po' più severi. Sinceramente, il discorso del dormire a casa non l'ho compreso molto, perché lo vedo in un'ottica diversa... alla fine, per me, è solo un modo per passare più tempo con una persona che rende piacevole la compagnia. Però, Bianca ha comunque tirato fuori delle buone argomentazioni per giustificare i suoi "no". I miei, invece, sono più da "No, perché è così", o mi rifilano una motivazione diversa ogni volta che chiedi loro il "perché". Adesso comprendo che spesso avevano motivi più che validi per dirmelo e che proprio grazie a quei no ho compreso determinati "valori" e modi di pensare, tuttavia, ci sono ancora dei "perché" a cui non trovo risposta. Ad esempio, proprio perché fino alle superiori non avevo amici, mio padre si lamentava sempre del fatto che non uscissi mai e che non avessi le mie compagnie. Quando alle superiori conobbi delle ragazze che mi stavano simpatiche e che volevo frequentare, si pose contro perché queste ragazze vivevano nella città accanto, quindi questo implicava che avrebbe dovuto portarmi e venirmi a prendere e che, quindi, questo limitava la sua libertà. Certo, comprendo meglio le sue ragioni, adesso, ma trovo che questo "no" dovuto al fatto che le mie azioni influivano sulla sua libertà fosse sbagliato. Alla fine era un "no" per ripicca, non costruttivo, quindi lo trovo insensato e non metteva fine alle sue lamentele sul fatto che non uscissi mai.

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