Gioco: Amo/Odio/Indifferente

[Bianca]

Credo non ci sia bisogno di dirti che innumerevoli volte abbiamo visto del nostro treno soltanto l’ultimo vagone ormai alla fine della banchina.

A volte, su consiglio di un ferroviere impietosito, abbiamo preso altri treni che ci portavano ad un certo punto del percorso e, in quella stazione sconosciuta e inospitale abbiamo atteso anche quattro ore prima che arrivasse un altro treno che ci portasse alla metà.

Una volta, durante questa attesa, la mamma scomparve.
La cercammo ovunque, anche nei gabinetti e nei sottopassaggi e poi tornammo rassegnati sulla panchina all’aperto da dove almeno vedevamo arrivare e ripartire i treni, chi saliva e chi scendeva.
Ricomparve sulla porta che dava sui binari quando il nostro treno era già arrivato e noi stavamo giusto pensando che avremmo perso anche quello.
Con un balzo conquistammo lo scompartimento e la mamma passò il resto del viaggio a raccontarci quanto era stata bella la visita alla cugina antelucana, quanto era stato interessante ripercorrere i rispettivi ricordi e quel caffè con i cioccolatini, indimenticabile.


Una volta, su un tram che andava alla stazione, andai vicino al manovratore che guidava girando una maniglia ora in un senso ora nell’altro.
Il tram sferragliava avanzando lentamente sulle rotaie...
Alzai la testa e gli dissi: scusi signore, per favore, può andare più in fretta, perché noi perdiamo il treno?!?!
Credo che il buon uomo capi il problema e si impegnó anche per migliorare ma noi perdemmo il treno lo stesso.

Alla domenica non perdevamo niente, anzi.
Verso le 12,45 papà chiedeva: a che ora si mangia?
Mamma rispondeva: preparo gli agnolotti e il sugo e ci sediamo.
Verso le 14,35 facevamo onore agli agnolotti, mentre papà tirava giù tutti i santi del cielo.


Ad un certo punto della mia vita, venne fissata una data in cui si sarebbe svolto un pranzo sul lago di Como.
Incominciammo un mese prima a predicare che avremmo dovuto partire presto, che non avremmo dovuto farci aspettare che nessun ritardo sarebbe stato tollerato e che io, se fossimo arrivati in ritardo, mi sarei buttata nel lago per non emergere mai più.
Non fu sicuramente questa minaccia che la colpì ...
Ma continuammo così tanto con i rimbrotti e gli avvertimenti che quel giorno alle 9,45 eravamo davanti al ristorante e li rimanemmo in paziente attesa fino alle 13.
Però, la puntualità fu salva.


Vedi, mia mamma aveva in testa un orologio a cui avevano dimenticato di montare l’uccellino.
Lei sapeva che ora era ma non funzionando il suono, non le arrivavano notifiche che avrebbero richiamato la sua attenzione.

Una volta uscì lasciandoci chiusi in casa, passó il pomeriggio, venne buio e mio fratello inizio una lagna senza uguali.
“Voio mamma” “voio mamma” “quando arriva mamma?”
Una rottura incredibile.
Voleva che accendessi la luce e io gli rispondevo che ce l’avevano tolta.
Ricominció con lamenti e singhiozzi e io, nella certezza di avere una madre snaturata, sentenziai: mamma non arriva più, perché è diventata cieca per la strada.

Smise immediatamente di piangere.
Quando mamma arrivó, lo spione gli riferì tutto e per poco lei non mi ammazzô di botte.
Era ancora colpa mia che ero riuscita ad inventare un diversivo che lo aveva fatto smettere di piangere?

Cresciuta in questo istituto di correzione, può sembrare strano se io per anni ho continuato ad arrivare in ritardo?

Ad un certo punto capii che dovevo correggermi, perché era in gioco la mia dignità.
Quindi attuai piccoli trucchi, escamotages a dir poco geniali, sveglie che suonavano ad ore impensate è un po’ per volta il mio modo di agire miglioró, tanto che mi misi ad arrivare sul posto con grande anticipo.
A tutt’oggi, ho tre orologi in cucina che sono tutti e tre 25 minuti avanti, quello della camera da letto 20 minuti avanti.
L’ora sul telefono viene visionata soltanto quando sono già fuori seduta in macchina.

Praticamente, vivo in un perenne auto inganno ma sarà mica colpa mia?

[Bianca]

Tutto sommato mi piacciono le persone puntigliose anche se mi fanno un po’ pena quando le vedo soffrire perché qualcosa è andato storto.
Precisi sì, accorti anche ma con un po’ di elasticità.
Non è proprio il caso di farsi venire le emicranie a grappolo.

Le cose che: meglio tenerlo, può servire.

[Athos]

Mi sono appassionato al tuo racconto come se stessi leggendo un romanzo! Mi ha fatto sorridere la tua minaccia di suicidio nelle acque del lago di Como (tra l’altro io abito in provincia!).
E dire che ritenevo me e mia mamma i numeri uno dei ritardi! Ora sto iniziando a ricredermi.

Di solito le cose che tengo pensando che potrebbero servirmi finiscono dimenticate e abbandonate a se stesse. Quando le ritrovo mi domando sempre perché abbia deciso di tenerle e finisco per buttarle...

Gli anime?

[Bianca]

Non riuscirai mai a battere mia mamma sui ritardi, per quanto tu possa impegnarti.


Ho una vaga idea di cosa sono ma nessuna curiosità di approfondirne la conoscenza.

I puntini di sospensione?

[Athos]

Io non riesco a guardare gli anime. Non sopporto la grafica e come vengono narrate le storie che, spesso, rappresentano i sentimenti dei personaggi con una gestualità e una minima facciale da caricatura. L’unico anime che apprezzo è Heidi!

I puntini di sospensione mi lasciano un senso di vuoto, di non detto. Preferisco evitarli.

Le montagne russe?

[Bianca]

Heidi è un anime?
Robe da matti!
Ma guarda che cosa mi tocca di scoprire!
Mi è sempre piaciuta ma da un po’ di anni amo Masha, infinitamente.


Nei loro confronti ho una sorta di amoreodio.
La sola ed unica volta in cui ci andai, mi ero appena presa il mio primo bacio. Dovevo essere drogata.

Too good to go?

[Bianca]

Aspetta, devo interrompere il gioco per stendere un breve trattato sui puntini di sospensione...
Ne sento l’obbligo morale.

Puoi correggere il tuo modo di guardare ai pds in modo che non ti prenda l’ansia.

Pensa che con loro si apre un mondo in cui tu puoi vedere qualsiasi cosa.
Dietro di loro si cela l’Universo e in questo universo si trova il Mare della Speranza in cui nuotano tutti i desideri umani, tutti i sogni che uomini, donne vecchi e bambini hanno coltivato fin dalla notte dei tempi e che, con l’invenzione della stampa, ci è stata data la possibilità di intravedere dietro i pds.

Il soggetto sotto inteso non è niente al confronto!
L’anacoluto sembra una brutta parola.
La subordinata alla principale diventa una entità sottomessa.
La conclusione cvd prende le sembianze di qualcosa di finito per sempre.

I pds invece, rappresentano l’infinito a cui ciascuno di noi tende.
Quanto cambierebbe il carme I Sepolcri se Ugo ci avesse messo un po’ di pds?!

E ne I Promessi Sposi, quanti ce ne sono?
Da essi si potrebbero far nascere altri romanzi.

Le poesie d’amore ci giocano con i pds... ci nascondono baci rubati, mai dati, desiderati, sperati, abbracci interrotti, mani che si tendono e che non si incontrano mai, come quelle immortalate da Michelangelo nella Cappella Sistina, perché anche lui ha usato i pds.

Se li usi su Aven, fai capire anche i concetti più difficili, se li usi parlando, lasci spazio alla riflessione e una lettera di soli pds, diventa la più precisa e chiara che mai sia stata scritta.

Caro Athos, avrei ancora molto da scrivere sull’argomento ma per il momento mi basta pensare che forse, ti ho aperto una giornata diversa.

[Athos]

Va beh, ora non riesco più a odiare i pds dopo questa arringa! Io finora li ho usati quando volevo dare risposte antipatiche.
Io ho scoperto l’importanza dei pds e tu che Heidi è un anime!

[Athos]

Too good to go mi è nuova, l’ho cercata e la trovo un’ottima soluzione contro gli sprechi!

Fare i cestini con le bucce del mandarino?

P.S anche a me aveva fatto strano scoprire che Heidi è un anime, evidentemente non avevo mai notato il nome giapponese del regista alla fine dei titoli di coda.

[Bianca]

Un giorno, la figlia di una mia amica, mi fece su una zampogna pazzesca sulle meraviglie che aveva trovato in una borsa da € 2,90.
Due mezze teglie di pizza, un mattone di primo sale, biscotti e due baguettes.
Io avevo visto l’iniziativa e avevo scaricato l’applicazione, attirata da note pasticcerie in lista ma finora non l’ho mai usata.
Comunque, ci sono molti generi alimentari e anche diversi Carrefour.


A me sembra che in Giappone non ci siano neppure le caprette, soltanto Kobe che non fanno ciao ma conicciuà.

I cestini con le bucce dei mandarini?
Deve essere un lavoretto bellissimo....andrò a cercarlo.

Le scatole?

[Athos]

Io l’ho cercato ma non ho trovato nulla, era una cosa che faceva mio nonno tagliando la buccia dei mandarini dopo averli mangiati. Non ricordo come ma riusciva a darle la forma di un cestino con tanto di manico!

Le scatole? Solo se sono originali o giganti, per rotolarci dentro!

Carnevale?

[Bianca]

Ho capito come faceva.
Stasera provo.

Adoro le scatole, ci metto di tutto e ne lascio anche molte vuote, per ingannare i ladri.
Mi piace comunque il loro potenziale: contenere, custodire, nascondere, riservare sorprese.


Sotto certi aspetti lo odio, sotto altri, mi dà solo fastidio.
Non lo trovo più bello neppure per i bambini.


Dipingere

[Bianca]

[Bianca]

[Bianca]

Erano così?