Gioco: Amo/Odio/Indifferente

[Bianca]

Mi fanno ridere e inoltre penso richiedano coraggio.

Tacco 12?

[Athos]

Non ho mai provato a camminarci, mi fanno male i piedi solo a pensarci. Però devo dire che danno un certo stile a chi li indossa, anche se io ho un debole per le ragazze con le scarpe da ginnastica!

I film d’animazione?

[Bianca]

Per la verità, non li ho mai provati neppure io...
Credo che potrei rompermi il femore...
Be, ci sono anche vie di mezzo...
Prima delle scarpe da ginnastica, c’è il tacco 4,5,6....

Li amo! Mi piace vedere i personaggi muoversi e quando parlano li bacerei!


I bambini?

[Athos]

Apprezzo alcune caratteristiche dei bambini ma non mi piace averli intorno...

Il temporale?

[Bianca]

Adoro i bambini, la loro innocenza, i loro occhi pieni di fiducia.
Non potrei tenere una scuola materna ma uno per volta Sî.

Lo amo se si scarica mentre sono sotto le coperte, meno se me lo prendo tutto.
Non uso l’ombrello, quindi, o trovo un riparo o nel giro di pochi minuti sono veramente un pulcino.

Il color turchese.

[Athos]

Mi piacciono tutte le sfumature di blu e azzurro!

I jeans?

[Bianca]

Anch’io!!! Tutte!!!

Mi piacciono molto ma soltanto addosso a chi stanno bene.

Ci sono donne che li portano malissimo e che avrebbero molto da avvantaggiarsi avvolgendosi in una gallabia lunga fino ai piedi...
Mi piacciono anche le gonne e i vestiti in jeans.

Comunque, sempre meglio i jeans che andare in giro in collants.


Il mio frezer nuovo?

[Athos]

L’ho visto di sfuggita ma mi sembra perfettamente in linea con l’arredamento!

I trenini giocattolo?

[Bianca]

Osservalo meglio...è bellissimo; ha 4 cassetti trasparenti, così posso scegliere in fretta cosa mettere in microonde.
È tutto bianco come fosse una coltre di neve, ha spie e allarmi,
Se l’aragosta tenta di scappare, i gamberoni sono programmati per mandarmi un messaggio sul telefonino.
Inginocchiamoci davanti al tecnologico.


I trenini giocattolo sono il sistema, mai tramontato, per incantare i bambini e i grandi.
Li amoooooooo!!!

Volare

[Athos]

E dei gamberoni ci si può fidare? E se dovessero reggere il gioco alla fuggiasca aragosta? O peggio ancora, potrebbero fuggire insieme!

Non ho mai volato finora, mai preso un aereo! Gli aerei mi mettono un po’ d’ansia, paradossalmente preferirei lanciarmi col paracadute.

Halloween?

[Bianca]

Mai fidarsi dei gamberoni!
È già successo che siano scappati con le aragoste per tornare al mare, mentre gli altri cibi andavano in pappetta.
È tutto nel più assoluto silenzio.

Senti, non mi parlare di quella festa che considero la più alta manifestazione di stupidità americana.

Con i cari defunti, si parla tutto l’anno, si chiede loro, che vedono da un punto privilegiato le nostre vite, di aiutarci, consigliarci, proteggerci, guidarci.
Il ridurre l’amore eterno ad una pagliacciata datata, è irrispettoso e di una superficialità indegna.

Gli orologi?

[Athos]

Dipende, quelli da polso mi hanno sempre dato fastidio. Mi piacciono quelli a cucù se sono elaborati!

Le pozzanghere?

[Bianca]

Lo sai che io ho un orologio a cucù vero con l’uccellino chiuso dentro che canta quando è ora?....ora, appunto.
Peccato che i begli orologi che abbiamo non vengano più portati quotidianamente.
Da una parte l’ora non mi interessa più granché e dall’altra, se devo sapere che ora è, per strada, per non tirar fuori il telefono dalla borsa, chiedo l’ora a qualcuno. Così, l’interpellato, tira fuori il telefonino e me la dice.
Ti devo assolutamente raccontare come venivano gestiti gli orari a casa mia ma ora, ora sono già in ritardo...

Le pozzanghere? Le odio, soprattutto quando cammini sul marciapiede e una macchina, passando, ti fa la doccia.
Vabbè, l’autista si prende pure alcune espressioni dolci e maledizioni che se non si schianta al primo incrocio è un miracolo....

La puntualità?

[Athos]

Ora sono curioso di sapere come venivano gestiti gli orari a casa tua!

La puntualità non è il mio forte ma ci sto lavorando! Essendo spesso in ritardo, non mi posso esprimere sulla puntualità degli altri.

Le persone puntigliose?

[Bianca]

Ma tu non puoi immaginartelo!
Ho sempre pensato che fossimo l’unica famiglia ad avere questa usanza.
Fin da quando ero piccolissima, ricordo che arrivavamo ovunque in ritardo.
Ricordo ingressi trionfali (faccio per dire) in luoghi in cui c’erano già tutti e mancavamo solo noi, quindi, tutti i presenti ci guardavano, sospiri di sollievo, sguardi d’intesa, manine che si agitavano.
Ricordo che arrivammo in ritardo anche ad un matrimonio, così in ritardo che gli sposi si erano già giurati amore eterno e stavano per mettere il loro impegno nero su bianco.
Successe anche a diversi funerali ma il protagonista non diede mai segni di impazienza, anche quando gli addetti venivano trattenuti a forza dai presenti, affinché non procedessero alla chiusura del feretro.
Quando arrivavamo, ci facevano spazio, io mi affacciavo in punta di piedi e rimanevo in quella posizione alcuni minuti chiedendomi chi era e ritardando oltremodo le operazioni.
Ma chi aveva il coraggio di staccare una bambina da una bara?

Mia mamma, ligia alle sette opere di misericordia, compresa quella di seppellire i morti, ci faceva partecipare anche ai funerali di chi non avevamo mai visto.
L’importante sarebbe stato arrivare puntuali ma questo non succedeva mai.
Ad un certo punto, prese l’andazzo di mandare solo me in rappresentanza della famiglia e questo risolse i problemi d’orario ma molti guardandomi con occhi tristi e pensosi, si chiedevano cosa ci facesse questa bambina sola ad un funerale e, a seconda dell’eta e del sesso del defunto, mi venivano attribuite le più incredibili parentele.
Io entravo nella parte con espressione afflitta e grande compostezza, facevo la mia bella figura e nei giorni successivi tutti si complimentavano con mia mamma per come la famiglia fosse stata degnamente rappresentata.
L’ultima volta che ebbi questo incarico, fu in occasione dei funerali di una defunta che venne cremata.
La cremazione era proibita e i funerali non si svolgevano in Chiesa.
Ma mia mamma non era a conoscenza che sarebbe stata attuata questa procedura.
Tornata a casa, venni sottoposta al solito interrogatorio..
Risposi prendendola alla larga e cominciando dall’elenco completo di tutti i partecipanti, passai ai fiori, di cui feci una descrizione minuziosa, quando arrivai all’obbligo di descrivere la tumulazione che, ovviamente non c’era stata, dissi che la defunta era stata tolta dalla bara, avvolta in un lenzuolo, messa su un carrello che scorreva su rotaie e passando tra i presenti era scomparsa dietro una tenda alzata da un angelo.
A questo punto mamma sobbalzo e disse: comeeee????
Credendo di aver sbagliato io, le dissi che comunque, avevo aiutato a spingere il carrello fino alla tenda.
Fu l’ultima volta che mi mandô da sola a queste cerimonie.
Continua.