C'è ancora molta differenza tra ciò che ci si aspetta da una donna e ciò che ci si aspetta da un uomo.
Un uomo deve sempre dimostrare qualcosa e tra i vari qualcosa, è sempre compreso il dimostrarsi interessato al sesso, da qualsiasi parte arrivi e da chiunque gli venga proposto.
Ok, concetto trito e ritrito. il punto è: chi aspetta cosa da chi? Questi sottesi fumosi, queste entità astratte vuote... vediamo: il gruppo dal singolo, inevitabile, dato che vi è una fase della crescita condizionata dall'esigenza universale di aderire al comportamento del gruppo a cui sentiamo di appartenere, imitandoli e replicandoli, questo vale in particolar modo per tutto ciò che attiene alla sfera sessuale, in questo uomini e donne non differiscono.
Le aspettative: un elemento negativo indubbiamente diffuso, un condizionamento perpetuato di generazione in generazione. Se proprio vogliamo cavalcarle queste onde di pregiudizi, stringi stringi non ci siamo mossi di un millimetro dall'atavico "uomo-donna, cavaliere-prinicipessa, salvatore-salvata" (mi si passi l'estrema sintesi).
L'interesse per il sesso. Certo, per molti uomini è il pensiero ricorrente. Così come lo è per molte donne. Una differenza abissale in molti casi non è data. Lo stesso condizionamento "colpisce" indistintamente, salvo ovvie sfumature. Come spiegare altrimenti l'autoreferenzailitá digitale, culminante nella "selfie surgery", per citarne una?
Ho voluto, appositamente, centrare le difficoltà maschili a prescindere dagli interessi sentimentali, per evidenziare quanto può essere difficile per un uomo rifiutare qualcosa che sia esclusivamente sessuale.
Nulla da eccepire, salvo il fatto che "un uomo" dovrebbe essere "per alcuni uomini"; inoltre lo stesso si può sostenere anche relativamente al "alcune" donne. La litania della presunta superiorità delle donne, in quanto più virtuose, rispetto agli uomini, in quanto governati dai bassi istinti, non è altro che una generalizzazione trita e ritrita, oltre ad essere un argomento che non fa altro che creare nuove barriere, l'ennesimo "noi contro loro".
I timori che assalgono il maschio, sono di far brutta figura, di offendere, di farsi giudicare male, di contribuire a mettere in giro voci false.
Spesso, indubbiamente, sempre ad opera dei condizionamenti di cui sopra. Tralascio "il mettere in giro voci false"; non è a ben guardare quello che in parte provano anche molte donne? L'annoso, classico dilemma di molte persone sessualmente attive, allorquando conoscono una persona dell'altro sesso "farlo subito o aspettare, chissà cosa pensa di me" NON è prerogativa di un sesso rispetto all'altro. A ben guardare in molti casi la propensione a farsi meno problemi, anche mentendo, è più maschile che femminile.
Che una donna sbatta la porta in faccia ad un uomo che si approccia, può voler dire "non mi interessi neppure sotto questo aspetto", oppure "sono virtuosa"
Nessuna delle due supposizioni dà adito a pettegolezzi; anzi, il maschio si guarda bene dal riferirlo.
Esatto "può voler dire" A, B, C, D ecc., come anche un banale (in larga misura ritenuto inconcepibile) "voglio essere lasciata in pace". Curiosa la scelta di scrivere "sbattere la porta in faccia", quasi a sottendere che l'uomo non sia in grado di accettare un diniego educato scevro da melodrammi. Transeat sui pettegolezzi e sul non riferire lo smacco, può essere vero in singoli casi, ma non è certo la regola, anzi.
L'uomo che sbatte una porta in faccia, può far nascere il finimondo, inimicarsi la compagnia, sopportare rappresaglie o, quando gli va bene, essere definito mostro.
Ancora lo "sbattere la porta"... diciamo che un diniego può dare luogo ad una serie di conseguenze e reazioni, cosi come spesso non da luogo a nient'altro che cocente delusione. Lasciamo stare il "mostro", invero scelta terminologica assai infelice che lambisce la cancrena dei rapporti personali, la violenza psico-fisica. Su un piano non strettamente patologico: stesso dicasi per una donna che rifiuta di "concedersi", basta considerare il triste perpetuarsi della misoginia più meschina, ad esempio al riparo dei gruppi chiusi di FB, in cui il classico "se la tira" è ancora l'affermazione più blanda (che, aperta parentesi, è espressione del disagio provato nei confronti della maggiori diritti conquistati dalle donne)
Ne consegue che, conoscendo bene l'uomo queste consuetudini, se asessuale, può aver maggiori difficoltà di una donna ad accettare questa sua condizione, perchè lo obbligherà sempre a giocare in difesa.
Perdonami, ma questa affermazione non solo non posso comprenderla, ma nemmeno condividerla. Parlo quale diretto interessato: se pur disinteressato al sesso sarei obbligato (qua entra nuovamente in gioco l'entità astratta) a non prendere iniziative. Scusa, ma è assurdo. Avessi scritto che i dinieghi e dolori passati possono divenire un fardello che condiziona pesantemente ogni passo del presente e futuro ti avrei dato pienamente ragione, infatti la sfida costante per me è superare questa limitazione e guardare avanti. Vedi, tendessi alla solitudine mi risparmierei diverso malessere emotivo, ma dato che non ho questa -dubbia- fortuna, non mi resta altro che procedere a capo sollevato, superando le difficoltà.
Adesso spiegami come giungi a scrivere che
A tutto ciò si aggiunge la sofferenza di non riuscire ad avere una relazione sentimentale, pur desiderandola.
Ma questo è un problema anche femminile, direi, alla pari.
se nel capoverso precedente sostieni invece che una donna asessuale è potenzialmente facilitata nell'accettare il proprio disinteresse (e tutto quel che ne consegue) rispetto ad un uomo asessuale. Non penso proprio che i dilemmi interiori, il malessere emotivo, la propensione ad un eventuale masochismo siano prerogativa di un sesso. Per fare un esempio banale: perchè mai il classico "devi farti curare" "sei malat*" dovrebbe essere colto in maniera meno invasiva-offensiva da una donna rispetto ad un uomo? o da un etero rispetto ad un omosessuale? Anche qua fuggirei a prescindere da ogni generalizzazione e da ogni manicheistico procedere.
Non basta un minimo di apertura mentale per superare certi retaggi.
Purtroppo invece si, è questo il dramma, se cosi vuoi.
Le donne sono oggi, molto più aggressive che in passato e non hanno alcun timore a manifestare ciò che desiderano.
Se non lo ricevono, possono anche incattivirsi.
Indubbiamente, e ben venga, decenni di lotte hanno portato ad una certa parità tra i sessi. Perché mai una donna non dovrebbe essere apertamente intelligente, anche spietata, dire apertamente ciò che pensa, manifestare i propri desideri ed esigenze? Certo, in alcuni casi se non ricevono ciò che vogliono/desiderano può scattare la rappresaglia. Può. Anche qui pari pari si può sostenere lo stesso per alcuni uomini, basti pensare ai tristi casi di cronaca passati ed attuali.
L'amicizia invece, di solito non mette in imbarazzo, ma può mutare e sorprendere.
L'imbarazzo è una tipica emozione sociale, anche in questo caso andrebbe superata la connotazione esclusivamente negativa a cui viene associata; in amicizia, in qualsiasi tipo di relazione sociale può in diverso grado manifestarsi. Con il "può mutare e sorprendere" intendi che dall'amicizia si può passare ad una relazione sentimentale? Fosse così denoterebbe una considerazione dell'amicizia tra persone di sesso differente ed orientamento comune quale relazione sociale inferiore, se non impossibile. Ecco, che non posso esservi amicizia "vera" tra uomo e donna è un altro retaggio che stancamente persiste.
Che un uomo, anche asessuale, appaia fisicamente un uomo, non basta a renderlo meno esposto a iniziative estemporanee da parte di una donna, anzi, le facilita e se succede, siamo da capo.[/quote]
Scusa l'irriverenza, ma questa è una tipica affermazione sessista. Che dire allora di una donna, "anche asessuale", che appaia fisicamente una donna? Che dire dell'ancora diffuso ignorare il diniego femminili, in ossequio al principio sessista che "la donna non sa cosa vuole", per cui ogni forzatura è utile?
Preconcetti, null'altro che pregiudizi, condizionamenti ancora troppo diffusi.
Non è che una persona asessuale sia marcata, di per se riconoscibile, se non si palesa. Ne consegue anche che l'asessualità non dovrebbe divenire l'ennesima comoda etichetta che sottende una pletora di comportamenti ritenuti giusti o sbagliati a prescindere. Questo per inciso vale per ogni orientamento, anche se nella pratica ancora si persiste nell'attribuire ruoli e seguire convenzioni.