Bianca ha scritto:Tu sei qui per capire meglio te stessa e in altre comunità ci vai per interessi generali, se ho capito bene.
Per quanto mi riguarda, questo è l'unico argomento a cui mi dedico.
Anche per me è molto difficile capire i poliamorosi.
Io posso amare il mondo, ma c'è un amore particolare che, per me, ha indiscutibilmente, la connotazione dell'esclusività.
Eppure, queste persone che possono avere più amori, esistono.
A me piacerebbe molto conoscere una di queste persone, porle delle domande e capire come spiega questa sua caratteristica
Credimi, Bianca, non vorresti averci a che fare. Come diceva Walk Alone, sono generalmente ragazzi frivoli... posso dirlo per esperienza, purtroppo. Certo, non dovrei parlare a nome loro, ma "l'essere" che ho conosciuto, per mia grande sfortuna, affermava di poter essere interessato a più ragazze contemporaneamente e che gli bastava poco per potersi innamorare di loro.
![Crying or Very sad :cry:](./images/smilies/icon_cry.gif)
Io non riesco a legarmi sentimentalmente a qualcuno e poi devo sentire certe "confessioni" da parte di qualcuno... Ti giuro, mi ha fatto una rabbia sentire una cosa simile e avrei voluto prenderlo a schiaffi. Però, è giusto accettare questo genere di identità, solo che io, purtroppo, posso accettarlo da persone che non ci godono di questa situazione -ammesso che ci siano. Poiché la persona in questione, per quanto sincera nei miei confronti (beh, me lo ha detto dopo la mia dichiarazione, a dire il vero ), si è dimostrata alquanto "farfallona", me ne sono fatta un'idea poco buona, del tipo "In pratica, potrei tradirti con un'altra, perché io sono fatto così".
Tornando al topic principale, invece, la mia esperienza è stata alquanto traumatica...
A dire il vero, vorrei condividere questo mio pensiero con voi e capire se è solo la mia impressione, o se è davvero così: la società ci influenza troppo, o almeno molte persone lo sono, per quanto riguarda la propria identità e sessualità.
Ricordo che sin da tenera età solevo affermare la mia indipendenza e il mio desiderio di non trovarmi un'anima gemella, cosa a cui tutti rispondevano con una grassa risata, dicendo "Eh, adesso dici così, ma quando sarai più grande vedrai". Ovviamente, all'epoca non potevo comprendere le loro parole e l'idea di un mondo così complicato come quello dell'orientamento romantico/sessuale, perciò esprimevo i miei sentimenti e desideri di allora. Tra l'altro, per ovvie ragioni scientifiche era prematuro fare un discorso di attrazione sessuale, ma a livello estetico e sentimentale non avevo ancora provato interesse verso qualcuno, quindi vivevo tranquillamente la mia infanzia senza pormi il problema -ero felice così.
Tuttavia, già dopo l'inizio delle medie e soprattutto durante il periodo delle superiori, il confronto coi miei coetanei iniziava a rammentarmi che qualcosa non andava. Il primo fidanzatino, il primo bacio, insomma... le prime storielle. All'epoca, per me era già assai avere qualcuno da chiamare amico e grazie a Dio i miei genitori mi assillavano solo con la tipica domanda "Ma perché non hai una tua comitiva? Ma perché non esci mai di casa?" e così via, esortandomi a frequentare volentieri compagnie poco raccomandabili, piuttosto che stare a casa al sicuro a godermi qualche videogioco in santa pace. Beh, eviterò di commentare la mia semplicità contrapposta alla precocità dei miei coetanei (a 9 anni già guardavano Grande Fratello e sapevano le peggiori parolacce, mentre io parlavo ancora di cartoni animati), perciò continuiamo...
Probabilmente è il periodo delle superiori che mi ha segnata particolarmente. Molte mie conoscenze si ritrovavano fidanzate e, finalmente trovato un gruppo di amiche da frequentare, i miei avevano ben altro di cui lamentarsi. Ovviamente, il fidanzato. Come ho detto, ero fermamente convinta delle mie idee da single, perciò non sentivo il "bisogno" di trovarmi qualcuno. Scusate se uso la parola bisogno, ma lasciate che apra una parentesi più grande per spiegarvi la mia visione:
In molti pensano che non avere un ragazzo sia come sentirsi soli e che dunque quella persona debba colmare un vuoto. Non solo. Mia madre ha sempre spiegato la mia mancanza di interesse verso l'altro sesso (bigotta cristiana, purtroppo) come il semplice risultato del troppo affetto che la mia famiglia dimostrava nei miei confronti e che una volta venuto meno (andando a vivere da sola per esempio), avrei iniziato a cercare l'affetto di qualcuno. Detto così, a me sembra quasi che l'amore sia visto come un "bisogno", il supplemento di qualcosa che ci manca.
A questo poi vorrei aggiungere un'altra cosa che mi turba particolarmente, ovvero, il modo in cui la gente parla dei sentimenti. Dalle mie parti sono soliti dire "Ma tu vuoi...?", dove per volere si intende anche "ti piace". Ci ho ragionato per molti anni e sinceramente sono giunta ad una risposta solo in tempi recenti: la gente tende a sminuire il concetto di amore, perché non capisce cosa c'è in esso. Io, invece, preferisco suddividerlo nelle sue giuste sfumature, per una questione di chiarezza, a dire il vero. Per me esiste l'interesse inteso non come sentimento sessuale/romantico, bensì una sorta di curiosità che mi spinge a dare una maggiore attenzione a qualcuno piuttosto che un altro. Leggendo dei post su tumblr, ho scoperto che questo interesse poteva essere definito come attrazione, a sua volta suddivisa in fisica, estetica, intellettuale, ecc... cosa che io ho sempre differenziato da una cotta, da un'infatuazione o da un vero e proprio sentimento romantico. Sinceramente, credo che sia una distinzione importantissima da insegnare ai ragazzi, perché sono davvero confusi quando si tratta di "amare" qualcuno e perché loro mentono a se stessi per non rimanere soli (conosco molte persone che nonostante la propria cotta per X, non appena se ne è presentata l'occasione si sono fidanzati con Z e vi posso assicurare che si tratta di roba allucinante... non per giudicare, ma... è una questione che moralmente non riesco ad accettare, perché si trattava di palesi prese in giro, di messe in scena da parte di entrambi).
Ad ogni modo, spiegato come la vedo io, il periodo delle superiori per me è stato alquanto sofferente perché mi sentivo interessata a qualcuno per -okay, lo so, sono sciocca e comune nel dirlo...- l'aspetto fisico o intellettuale, ma quando li conoscevo meglio, quell'interesse veniva meno. Non c'era un sentimento, perciò lo considero un semplice interesse, attrazione leggera estetica/intellettuale, appunto. Ovviamente, mancando il sentimento, non mi aspettavo chissà chi, anche se -ecco che arrivano le influenze di cui parlavo all'inizio- speravo di potermi fidanzare anche io e trovarmi qualcuno che mi avrebbe resa felice, visto che non lo ero. In più, i miei si mettevano a darmi pressioni, scherzando ogni volta a riguardo quando mi vedevano parlare con un ragazzo. "Ah, ma finalmente ti sei trovata il fidanzato!" o "Mo' che mi porti il ragazzo a casa, rideremo" e cose così. Questo, più il confronto con le mie amiche che uscivano spesso portandosi il fidanzato (dando libero sfogo alle proprie effusioni) o parlavano sempre e solo del moroso, in un certo senso sono finita in un loop di pensieri alquanto tristi che mi spingevano alla ricerca di qualcuno, dandomi il chiodo fisso del "Chissà, magari anche io ho qualche ammiratore segreto, ma non ne so nulla?".
Purtroppo, è una situazione che mi porto avanti tutt'ora, tenendo conto di un altro paio di cosette.
A dire il vero, verso la fine del liceo conobbi un ragazzo che sembrava provarci con me. Ci uscii per un po' -finché non iniziai la facoltà-, ma sebbene all'inizio fossi interessata, continuavano a mancare i sentimenti... tra l'altro, quest'altro "elemento" puntava implicitamente sempre a una cosa: il sesso. Quando realizzai che i suoi inviti a casa sua e il conforto (lo avevo aggiornato su una situazione di famiglia per me parecchio stressante) che voleva offrirmi avevano quel fine, iniziai a distanziarmi, anche perché mi sentivo... mm, come posso dire? Un po' impaurita e scoraggiata. Sicuramente non avevo quel genere di sentimento per lui, perché a livello fisico la prima cosa che pensavo di certo non era "Massì, uno scopamico non potrebbe fare male" e né provavo qualcosa a livello sentimentale.
Ad ogni modo, il periodo universitario è stato quello che mi ha aiutato parecchio a capire la mia identità, perché è quello in cui sono successe molte cose legate a questa tematica. In questi 3 anni ho continuato a sentire il peso di quelle influenze schiacciarmi e rammentarmi la mia condizione da "sfigata", la mancanza di qualcuno che mi volesse davvero bene e che mi sostenesse, dandomi la forza di andare avanti nei momenti difficili (per quanto non sia romantica, ho una visione piuttosto idilliaca dell'amore, a quanto pare) e al tempo stesso mi sentivo ferita dalla mia "condizione": nonostante qualcuno si fosse fatto avanti, non mi sentivo innamorata o interessata a nessuno... non so quando iniziai a pensarlo, ma ormai in me era entrato un pensiero fisso "Sarò io il problema, sarò difettosa... sono rotta". Mi sentivo, o meglio, mi sento tutt'ora in colpa per la mia condizione, perché penso che ci sia qualcosa che non va in me, ma... un momento...
Ne ho parlato con un amico carissimo, il quale mi ha detto "Non credo tu sia asessuale. Non esiste l'asessualità. Semplicemente, non è ancora giunto il momento di dare sfogo alla tua sessualità. Probabilmente, non hai ancora incontrato una persona che possa portarti a sentirti in quel modo". Non so se ha ragione lui o meno, però, dopo aver incrociato i vari termini della sfera sessuale su tumblr, ho avuto una specie di rivelazione. Penso di averci anche pianto una volta, perché finalmente mi sembrava di capire cosa stesse succedendo e di aver compreso chi fossi. Insomma, qualcuno dall'altro capo del mondo parlava di sensazioni e pensieri molto simili ai miei e finalmente riusciva a spiegarmi che non ero io il problema, bensì gli altri che non mi permettevano di accettarmi per quello che ero. E diciamo che quello avrebbe dovuto essere il mio supporto per intraprendere una filosofia di vita più allegra dalla solita. Voglio dire, se non riesco ad avere quel contatto con qualcuno, non ci posso fare niente. Ci sto male, perché tutti continuano a chiedermi quando mi darò una mossa a trovarmi un ragazzo, a maritarmi e roba simile -i miei già parlano di nipotini...-, ma non dovrei, perché non è una condizione che io posso cambiare e in me non c'è niente che non va. Posso stare da sola e non significa che non avrò esperienze... questo dipenderà dalla mia volontà, quando arriverà il momento, ma se quel momento non arriva, io non devo abbattermi per qualcosa su cui non ho potere. Perciò, la scoperta dell'asessualità mi ha aperto un mondo nuovo, come si suol dire, e mi ha aiutato a capire meglio me stessa e i miei problemi.
L'unico inghippo? E' che io sono una persona molto complessata e per quanto io dica di aver accettato la mia asessualità, non riesco ancora a non leggere una storia romantica senza pensare "Che invidia..." :/
(*a dire il vero ho omesso un evento dell'ultimo anno che non ha a che fare con l'asessualità, bensì con l'aromanticità o romanticità -ecco perché l'ho omesso-, episodio che mi ha praticamente sconvolto la mia visione del tema, perciò scusatemi...)