Ciao, credo fondamentale a tal proposito sia leggere la "Storia della sessualità" (divisa in 3 volumi, ma brevi non spaventatevi
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) di Michel Foucault.
Ne riporto uno stralcio di un commento che ho trovato su internet per far capire di che si tratta:
"Anche la sessualità – e l’identità intesa come identità sessuata, come ricerca di un
vero sesso che esprima adeguatamente la realtà della persona, - si rivela costruzione della modernità e tecnica di assoggettamento dei corpi. Foucault propone un inedito rapporto tra sesso e potere: contro la visione di una natura sessuale vera, originaria, che il potere tenterebbe di reprimere e sottomettere, egli avanza l’ipotesi della loro connivenza presentandoci il concetto di sessualità come
dispositivo costruito e tenuto in vita dal potere stesso. Egli nota come in epoca moderna si assista non tanto ad un occultamento dei discorsi sul sesso – come l’ipotesi repressiva sosterrebbe: la società borghese non vuole parlare del sesso, e quando ne parla lo fa per reprimerlo, ignorando la verità naturale delle nostre pulsioni – quanto ad una loro eccezionale proliferazione, che rivela una nuova
volontà di sapere. Dalla nuova pastorale cattolica dopo il Concilio di Trento, che accelera il ritmo delle confessioni e invita a tenere in massima considerazione e a rivelare ogni insinuazione della carne ed ogni peccato connesso al piacere, s’impone l’obbligo a dire, a rivelare, a confessare a se stessi e all’altro ogni elemento che in qualche modo possa essere affine al sesso. Attraverso il regime della
confessione si comincia a sviluppare un discorso sul sesso: tra il XVIII e il XIX secolo è poi evidente la tendenza a parlare sempre di più del sesso – nella medicina, nella sociologia, nella demografia, nella psicanalisi, nella psichiatria, nella pedagogia… - fino a produrre una vera e propria
scientia sexualis, che istituisce e governa la verità sul sesso. Tutto ciò è supportato dalla convinzione che si deve
dire la verità, e che un sapere deve essere rivelato, in quanto è alla sfera sessuale che sono ricondotte la verità dell’individuo e le sue responsabilità consce e inconsce:
in fondo al sesso, la verità.
Foucault critica, dunque, l’interpretazione comune che si dà della sessualità - forza ribelle, natura recalcitrante che scalpita e freme sotto il giogo di un potere che la vuole negare e controllare; essa, vera e propria istituzione della modernità, è, al contrario, un dispositivo creato dal potere stesso nel momento in cui la costituisce come oggetto dei propri discorsi e delle proprie pratiche:
la sessualità si è costituita come campo di conoscenza a partire da relazioni di potere che l’hanno costituita come oggetto possibile. Sapere e potere rivelano così la loro immanenza, che rende illusoria sia l’idea di una ricerca scientifica e obiettiva sulla sessualità, sia qualsiasi strategia di emancipazione e liberazione sessuale, non esistendo alcuna dimensione originaria da recuperare. La sessualità diventa, anzi, uno dei nodi fondamentali nelle politiche produttive del potere, un elemento di grande strumentalità utilizzato come cardine di molteplici strategie."
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