Premesso che non ho ancora ben chiaro in che zona dell'aria grigia mi colloco, posso dire di vivere questo aspetto della mia vita con serenità, anche se mi sembra sbagliato dire di esserne
felice*. Per me si tratta di
accettare o
non accettare la propria asessualità (o qualsiasi altra sfumatura grigia).
Mi riesce difficile concepire cosa significhi essere infelice del proprio orientamento, 'desiderare di desiderare', ovvero sentire la mancanza di quello che in realtà - a livello inconscio - non manca per nulla e ritenere «fantastico» qualcosa verso cui non ci si sente attratti. Si tratta probabilmente di non riuscire ad/volere accettare il proprio orientamento e riconosco come i motivi possano essere vari e (alcuni) anche molto validi. Mi spiace che per qualcuno accettarsi sia difficile, soprattutto in un ottica 'sociale'. Per un certo periodo ho avuto anche io problemi di questo tipo (dovuti però solo in parte alla storia dell'orientamento) ma quando ho imparato ad accettare pienamente ciò che ero e ho messo me davanti a tutto il resto la diversità è quasi diventata un vanto, un tratto caratteristico della mia personalità, inscindibile da me. Se non ci fosse non sarei lo stesso, non sarei
io... E io
voglio essere
io. Il mondo là fuori può benissimo pensare ciò che vuole, ma non devo assolutamente sentirmi in obbligo di cambiare per lui. Non sto dicendo «se siete infelici è colpa vostra, siete così, dovete prenderne atto punto e basta» né ho intenzione di fare una predica moralistica a chi non accetta la propria asessualità (anche perché non servirebbe a niente e non ne ho alcun diritto. Inoltre il rischio di farsi odiare e di far star peggio gli altri dicendo cosa dovrebbero fare senza conoscerli è davvero molto alto e non è mia intenzione farlo), ma vorrei solo dire che secondo me quello verso l''auto-accettazione' è un percorso personalissimo e diverso per ognuno, può essere lungo e difficoltoso ma ne vale assolutamente la pena. Alla fine dobbiamo convivere con noi stessi per tutta la vita e avere un buon coinquilino è un'ottima cosa. Tutto il resto fa da contorno.
Tornando IT, io ho accettato completamento quello che sono; l'«essere in un certo senso "tagliato fuori" dal mondo» non mi da alcun fastidio. Non ho alcun interesse a sentirmi parte di qualcosa o ad essere accettato da tutti (io stesso sono estremamente selettivo quindi non vedo perché debba per forza andare a genio agli altri). A volte è la solitudine che mi pesa, ma intesa esclusivamente come l'assenza di un''anima gemella' e la difficoltà ad incontrarla. Non è tuttavia una situazione riconducibile esclusivamente alla sfera (a)sessuale. Il mio rapporto di odio/amore con la solitudine esiste a prescindere dal mio orientamento: se fossi sessuale probabilmente sarebbe diverso, ma non assente.
*Mi scuso in anticipo per il ragionamento contorto e probabilmente inutile, ma sono ormai le 4.30, non ho sonno e sono in vena di ragionamenti inconcludenti, abbiate pietà
Ho scritto che «mi sembra sbagliato dire di esserne felice», provo a spiegarmi meglio. Prendo così, un po' a spanne, qualche tratto del sessuale medio: l'esigenza di avere rapporti sessuali e la difficoltà a sopportare l'astinenza (vi è mai capitato di sentire qualcuno dire qualcosa tipo «caz.., sono 2 settimane che non trombo, non ce la faccio più!»?), l'infinita insicurezza, le perplessità e la tensione che si presentano in prossimità della perdita della verginità, i dubbi di essere un 'buon amante', le paranoie riguardo ai gusti dell'altro sesso, a come approcciare le ragazze, come 'conquistarle', ecc.*. Ora, presa coscienza (circa) del mio orientamento, tutte le cose appena elencate mi sembrano inutili (se non addirittura assurde) e sono felice di non esserne vittima, anche se ritengo inesatta la parola felice.
Sarebbe un po' come dire «la lingua russa per me è assolutamente incomprensibile, quindi sono felice di non essere nato in Russia» → trovo incomprensibile il russo proprio perché non sono nato in Russia, quindi non ha senso dire di essere felice di non essere russo.
Analogamente «i rapporti sessuali non mi interessano, quindi sono felice di non essere sessuale» → i rapporti sessuali non mi interessano (leggasi: sono felice di non avere attrazione sessuale) proprio perché non sono sessuale, quindi non ha senso dire di essere felice di essere asessuali.
In definitiva volevo solo puntualizzare su una questione di termini: non si tratta di essere felici o meno del proprio orientamento ma solo di prenderne atto e accettarlo o no.
* in passato, prima di accettare - o capire - come fossi ci ho provato pure io, ho sprecato tempo ed energie. Mi ero detto qualcosa tipo «ok, le ragazze in genere desiderano X e sono interessate a ragazzi che sono Y quindi, se voglio una ragazza, devo fare X e essere Y, anche se non lo sono». Ovviamente non ho ottenuto assolutamente nulla, se non una maggiore frustrazione e qualche figuraccia colossale ![Laughing :lol:](./images/smilies/icon_lol.gif)