Chiara78 ha scritto:Quindi, da una parte si deve cercare di far loro capire come si è fatti, pur sapendo che probabilmente non capiranno mai davvero, e dall'altra si dovrebbe cercare di mollarli il prima possibile per vivere per fatti propri... proprio perchè quest'ultima soluzione è difficile si deve attuare la prima, per vivere almeno, se non in pace, "in tregua".
Scusa per la risposta data dopo qualche lustro...
Una cosa non esclude l'altra, si può scappare e poi tornare a vedere se le cose sono cambiate o no.
Io "scappai" di casa (in realtà non andai lontanissimo) quando avevo 25 anni, quindi relativamente tardi. In casa ero "quello imbecille", oltre che, ovviamente, il "comunista" della situazione (mai stato comunista ma tant'è...). E ancora non sapevano dell'asessualità, altrimenti ci sarebbe stato da ridere.
Cinque anni lontano da famiglia e affini, neanche la telefonata a Natale, con tutto che in casa non siamo cattolici. Giusto qualche sporadico segno di vita, per non farli stare in pensiero: "abito a 30 km, lavoro, sto bene", o due-tre visite l'anno. Stop.
Poi torni e vedi che aria tira. Nel 90% dei casi, come nel mio, ti accettano (e tu accetti loro), ed il rapporto diventa "alla pari".
Nel restante 10% "Robberti' va' a rubba', tocch'e' femmene", altrimenti finisci in manicomio davvero
Finché elemosini libertà e rispetto dai tuoi genitori, se questi non sono dello stesso avviso, puoi aspettare secoli per averli. La libertà te la devi prendere, il rispetto lo devi pretendere.