Le parole sbagliate nei luoghi giusti e i mezzi paladini delle cause altrui

Per tutto ciò che riguarda l'asessualità e gli asessuali.
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birobì
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Le parole sbagliate nei luoghi giusti e i mezzi paladini delle cause altrui

Messaggio da birobì »

Ciao a tutti,

anche a voi capita di sentirvi infastiditi dalla gente "impegnata" sul fronte delle battaglie per i diritti civili (e che fa pressione affinché tutti supportiamo la causa, com'è in realtà giusto che sia, facendoti sentire magari un po' in colpa se non lo fai) ma che, di fatto, ignora completamente la minoranza asessuale e ci invisibilizza più di quanto faccia il resto del mondo?

Esempio: stamattina vengo coinvolta in un incontro organizzato dalla mia azienda a supporto del Pride.
Alla fine dell'incontro mi sento demotivata, contrariata e con la vaga sensazione che "stamattina era meglio se facevo altro", e vi spiego di seguito perché.

Premetto che apprezzo chi organizza e partecipa a iniziative di questo tipo, a prescindere da un più o meno autentico interesse verso la causa, perché al di là di ogni motivazione hanno un impatto positivo nei luoghi di lavoro e della socialità, promuovendo un ambiente meno discriminatorio.

Premetto anche che non sono sicura di quanto sia pertinente la mia presenza in una comunità il cui dibattito si incentra su libertà sessuale e diritti civili, dato che non sono direttamente interessata a queste tematiche, e che fondamentalmente non mi preme identificarmi in una categoria nel contesto di un argomento, il sesso, di cui non me ne può fregare di meno.

Però è anche vero che, se nella sigla di una comunità qualcuno ha inserito la "A" di "Asexual", se ne dovrà pure tener conto (in caso contrario non vedo che senso abbia lasciarla).

Ciò detto, durante questo incontro, come credo accada quasi sempre in eventi simili, vengono nominate tutte le minoranze dello spettro Lgbtq+ tranne che gli asessuali; e fin qui tutto nella norma, mi dico, perché in fin dei conti le microaggressioni che subisco io non sono paragonabili ai rischi che corrono molti gay in alcune situazioni, o alla vita di latitanza di una mia amica che rifugge casa propria da dieci anni pur di non presentare la fidanzata alla famiglia.

Però durante l'incontro viene trasmesso anche un messaggio cruciale che in sintesi suona così: "invisibilizzare le categorie minori è una microaggressione", perché "non esistono solo gli eterosessuali, ma si può essere eterosessuali, oppure gay, oppure lesbiche oppure bisessuali".
Questo, a prescindere dal fatto che io debba o possa sentirmi presa in causa o meno, mi urta per la palese contraddizione rispetto alle premesse: se mi si dice che invisibilizzare le categorie minori è una microaggressione, proprio tu, che sventoli la bandiera dell'inclusione, dovresti fare attenzione a non invisibilizzare me. E nel momento in cui, nella tua illuminata tolleranza, specifichi quali sono le categorie che ritieni essere possibili, allora dovresti menzionarle tutte oppure nessuna. Ometterne una parte, secondo la tua stessa retorica, significa invisibilizzarla ovvero "microaggredirla".
Se per il resto del mondo è di così vitale importanza ingabbiarmi in una categoria sessuale (sebbene il bisogno sessuale sia un problema solo degli altri) almeno dammi la possibilità di sentirmi rappresentata da quella che considero meno estranea alla mia natura: questo vale non tanto per la maggioranza che esclude, ma soprattutto per quella che include o che vorrebbe includere.

Oppure il discorso lascia il tempo che trova, perché in fin dei conti l'importante è che si parli di inclusione purché se ne parli, però ammettendo che in molti di questi dibattiti, che vorrebbero mostrare il lato bello dell'umanità che si impegna a migliorare il mondo, molta della bella gente che dovrebbe educare, insegnare e dare l'esempio in realtà dice una caterva di cavolate.

Espresso in altri termini: ok, il concetto di fondo non fa una piega ed è apprezzabile questa spinta verso l'apertura, ché fa sempre bene, ma... se "invisibilizzare" è una microaggressione allora anche io dovrei sentirmi microaggredita nel momento in cui la tripartizione degli individui nelle categorie sessuali mi esclude.

E qui il punto è che, se tu ometti l'esistenza di una categoria minore nel momento in cui ti ergi a paladina/o dell'inclusione, non solo ometti un'informazione ma trasmetti un'informazione fuorviante, di finta inclusione (se di fronte alla maggioranza che esclude ci si può aggrappare al "siamoTuttiSullStessaBarca", con la maggiornaza che include, nel mare dell'oblio, alla fine ci rimango solo io).
Se stamattina avessi dato davvero peso a un discorso che probabilmente era più di propaganda che di reale tensione verso le giuste cause, mi sarei sentirei esclusa e invisibilizzata.

Avrei voluto alzare la mano e intervenire per portare alla luce questa contraddizione, ma ho evitato per non generare confusione all'interno di un dibattito che è già di per sè delicato, e per non rischiare di gettare nell'ombra le buone intenzioni di fondo delle organizzatrici e degli organizzatori dell'evento.

Mi sono venute in mente tutte le volte in cui ho subito bullismo o microaggressioni da persone che come me, hanno partecipato a iniziative pro lgbtq+ o fanno addirittura parte della comunità lgbtq+ stessa. Non so quanto queste esperienze mi abbiano resa acre rispetto alla severità del mio giudizio circa quella che noto come una comune e ricorrente incoerenza di fondo.


Scusate lo sfogo, passo e chiudo.

Athos
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Re: Le parole sbagliate nei luoghi giusti e i mezzi paladini delle cause altrui

Messaggio da Athos »

Ciao!
Un aspetto negativo della comunità LGBTQIA è che si prefigge di essere una comunità che difende tutte le minoranze ma, di fatto, ci sono molte discriminazioni all’interno della comunità stessa. Ad esempio ci sono lesbiche che dicono apertamente che con una ragazza bisessuale non vogliono avere nulla a che fare. Poi ovviamente c’è l’asessualità che può essere mal vista da chiunque, di qualsiasi genere e orientamento sia. Questo è uno dei motivi per cui, sei fai una ricerca, fai fatica a trovare dei forum riguardanti la comunità LGBTQIA. Trovi sempre forum o per uomini gay (e bi) o per donne lesbiche (e bi) e per puro miracolo c’è questo forum per asessuali. Di forum per persone trans in italiano ne ho trovato uno di numero, facendo una fatica immane. Un tempo ne esisteva uno per tutta la comunità, il risultato? Discriminazioni interne a manetta.
In sostanza sì, la comunità LGBTQIA fa sicuramente un ottimo lavoro per quanto riguarda la sensibilizzazione di certe tematiche ma, di fatto, quello che a volte mi sembra di percepire è: «Evviva, abbiamo creato una comunità per sentirci uniti contro le persone cisgender e eterosessuali che ci discriminano… e ora festeggiamo discriminandoci a vicenda». Credo che sia un po’ quello che a volte accade fra persone vittime di razzismo. Avete presente il film “Freedom Writers”? Parla di una storia vera accaduta in una scuola californiana. Era una scuola multietnica, con una netta prevalenza di persone non bianche. Tutti questi alunni non bianchi, chiaramente, soffrivano per il razzismo che subivano dai bianchi ma a loro volta si discriminavano fra loro, spesso anche picchiandosi e/o ammazzando persone di etnia diversa. Evidentemente l’essere umano non può fare a meno di discriminare e anche fra discriminati si finisce per fare lo stesso.
Tornando a noi, non è per giustificare ma purtroppo l’asessualità è ancora molto sconosciuta, anche all’interno della comunità, quindi io confido nel fatto che piano piano divenga sempre più inclusa. Però so anche che certe persone asessuali non si considerano parte della comunità, quindi questo non aiuta perché persone non asessuali che si trovano a fare discorsi sulla comunità LGBTQIA sono sempre lì a chiedersi: «Ma quindi includiamo gli asessuali oppure no? Per loro è una cosa importante o no?». La cosa migliore sarebbe chiedere ai diretti interessati e quando si fanno incontri sulla comunità arcobaleno sarebbe più corretto far parlare i rappresentanti di ciascuna categoria di persone appartenente alla comunità. Nel tuo caso mi pare evidente che chi ha organizzato l’incontro non fosse asessuale. Da un lato penso sia meglio che non abbia parlato di asessualità non essendo direttamente coinvolto (come ho detto prima, è meglio lasciare la parola ai diretti interessati), però almeno avrebbe potuto citarla, che male non fa. Purtroppo è sempre così, alla fine pare che pure il Pride sia solo per pochi, non a caso si chiama gay Pride, come se esistessero solo i gay, il cui motto è “love is love” che non c’entra una mazza con le persone trans, ad esempio. La cosa assurda è che il Pride è nato proprio da un gruppo di donne trans di colore che protestavano contro la brutalità della polizia… peccato che nessuno lo sappia!
Ultimo sproloquio e poi chiudo… Secondo me uno dei motivi per cui si invisibilizzano certe categorie (come asessuali, trans, intersessuali) è che si vede il Pride come una lotta per ottenere dei diritti. Ma non è così, non si tratta solo di diritti ma anche di ottenere visibilità, educare le persone per eliminare i pregiudizi in modo che la qualità di vita delle persone LGBTQIA migliori. Ovviamente se si continua a vedere il Pride solo come lotta per i diritti civili ci saranno sempre categorie marginalizzate.

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Bianca
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Re: Le parole sbagliate nei luoghi giusti e i mezzi paladini delle cause altrui

Messaggio da Bianca »

Buongiorno Bi, come lo hai elaborato in tarda serata un titolo così complesso per un argomento così articolato?

E tu At, sei stato coraggioso ad addentrarti nel cuore della notte, nei meandri dell’asessualita sconosciuta e dimenticata.

Nei vostri interessanti elaborati, io vedo uno spiraglio luminoso: col tempo, ci saranno sempre più LGBT che manifesteranno, con la loro caratteristica ufficialmente riconosciuta, anche l’asessualita e ciò rappresenterà la soluzione.

Tanti aspetti sessuali che ognuno di noi manifesta, sono destinati, prima o poi, ad andare a braccetto, non lo pensate anche voi?
L’essere umano è complesso e le caratteristiche che possiede, sono difficili da mettere in fila ed ancor più da disciplinare.
Se, a parole, tanti dichiarano di difendere le minoranze, nella pratica difendono quelle che sentono più vicine, più condivisibili.
Quindi nasce l’assurdo: ci si discrimina tra discriminati.

Tanto per sfiorare una delle discriminazioni più dibattute al mondo: negli USA, gli afroamericani odiano i bianchi ma appena uno di loro riesce, per ricchezza o cultura, a salire di un cm nella scala sociale, la prima cosa che fa, abbandona la sua comunità e preme per inserirsi tra i bianchi, quindi cambierà casa, zona, lavoro, abitudini, abbigliamento, modo di esprimersi e diventerà il più severo accusatore nei confronti di quei fratelli per i quali, fino a ieri, si era battuto.

È così, io l’ho visto, l’ho constatato, l’ho anche provato sulla mia pelle, in tanti luoghi del mondo in cui esiste questo contrasto.

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