Anaffettività e asessualità. Rette parallele?

Per tutto ciò che riguarda l'asessualità e gli asessuali.
Papageno
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Anaffettività e asessualità. Rette parallele?

Messaggio da Papageno »

Ciao a tutti,
È da poco tempo che conosco questo forum. Per me è stato molto illuminante e conoscere tutte le sfaccettature del mondo degli asessuali mi ha permesso di ragionare meglio sul mio vissuto. Tuttavia, ho ancora dei dubbi che affliggono me e la mia vita in coppia.
Cercherò di spiegare perché sono arrivato qui e perché cerco un confronto in questa community.
Sono un non-asessuale molto attivo e vivo la mia sessualità in maniera libera, curiosa e senza pregiudizi fin dal mio primo rapporto. Adesso ho quasi 40 anni e dopo molte esperienze ritengo di essere una persona sessualmente equilibrata e disinibita.
5 anni fa ho conosciuto quella che adesso è la madre dei miei due figli. Una donna che mi è apparsa subito affascinante.
Fin da subito ho capito che si trattava di una persona distaccata e che l'unica cosa da fare per conoscerla era mostrare il mio interesse nei suoi confronti. Dopo un paio di mesi anche lei cominciava a incuriosirsi e a mostrare segni di interesse. Abitavamo in due città distanti e viversi nel quotidiano era difficile. Un paio di incontri, i primi baci, la prima volta a letto. Notai, con un pò di delusione, che stava concedendosi, piuttosto che coinvolgendosi. Sembrava pensare ad altro. Anche alla fine nessuna coccola sembrava per lei piacevole e naturale, nessuno scambio verbale, nessuno scambio emotivo. Se provavo ad abbracciarla sentivo molta freddezza e disinteresse. Io avevo iniziato ad innamorarmi e non volevo scappare via. Pensavo di dovermi dare tempo, darlo a lei, e imparare a conoscerla.
Andò avanti così per qualche altro weekend passato insieme, poi arrivarono le classiche "scuse" da manuale (mal di testa, stanchezza, il preciclo, il ciclo, il post ciclo...) e le nostre giornate assieme si riempivano di mille cose da fare invece che trovare la nostra intimità, intesa in senso lato e non solo sessuale.
Dopo qualche mese le chiesi quale fosse la verità, perché fuggisse in maniera così palese dalla nostra intimità e perché in tutto quel tempo non avesse mai preso lei l'iniziativa. La sensazione era proprio quella del "non sentirsi amati". Lei mi diceva che se non fosse stata innamorata non sarebbe stata lì, e che il suo " calo di desiderio " (Cosi lo chiamava, ma in realtà mancava fin dall'inizio) era dovuto al fatto che dovevamo prendere confidenza.
A me, ad essere sincero, suonava tutto assurdo e poco credibile. Ma ero in piena dissonanza cognitiva dovuta anche al suo girarci attorno, camuffandosi addirittura. Non so se sa di mentire a se stessa o se invece lo pensava davvero, ma lei si definiva come una che la sa lunga sul sesso a letto!
In tutto questo, lei veniva da una storia lunga anni e fatta solo di appuntamenti per lo più sessuali immagino (quel gran galantuomo era sposato). Tutto ciò messo assieme non mi dava pace. Non ero mai stato così attento come con lei, eppure temevo sempre di chiedere troppo e di essere troppo invadente se tiravo fuori l'argomento. Non riuscivo più a capire cosa desiderassi e chi in realtà avessi davanti a me.
Dai thread che ho letto qui nel forum, immagino che siamo tutti d'accordo sulla distonia che può nascere tra persone di orientamento sessuale diverso, che, nella grande maggioranza dei casi, si vive male entrambi o che una parte soffrirà inevitabilmente.
Provai a parlargliene ma ottenevo solo silenzi, qualche derisione, negazioni o sminuiva l'argomento, non facendo altro che aumentare la mia frustrazione provocando anche un progressivo allontanamento. Dopo un paio di tentativi di fuga seguiti da riavvicinamenti ero arrivato a dire basta. Dopo un mese di "chiusura" lei prese l'aereo per venire a parlare. Diceva di volermi dire "una cosa".Non ebbe molto da dire veramente, e anche se mi ero ripromesso di non cedere, finiamo a letto assieme. Fu la prima volta, e forse l'ultima, che lei prese l'iniziativa aprendo le danze. L'indomani ripartì e io continuai a non cercarla. Ma poi mi cercò lei per dirmi...che era rimasta incinta.
Corsi subito da uno psicologo, per la prima volta in vita mia, che mi ha aiutato tanto ad accettare la realtà. Non mi perdo in altri dettagli ma vi garantisco che lo shock è stato molto forte. Non avrei mai pensato né desiderato avere il mio primo figlio a queste condizioni.
Accettai volentieri l'idea di diventare papà e, dopo una gravidanza molto turbata per entrambi, convenimmo sul fatto che dovevamo darci una possibilità. Siamo stati anche in terapia di coppia per qualche mese, ma non è venuto mai fuori il vero argomento, perché in quel momento i pensieri erano rivolti al nascituro. E lei della sua sessualità non ne vuole parlare affatto.
Ora sono passati 5 anni, io ho più volte cercato di essere chiaro, onesto, sincero e limpido circa il mio malessere. E dice che vorrebbe anche lei una vita più serena. Però non è disposta a fare molti passi o semplicemente comprendere la mia posizione.
Ogni volta che le chiedo di farlo lo facciamo anche, a lei sembra pure piacere quelle poche volte che lo facciamo, ma è sempre una cosa passiva per lei. E nonostante io abbia provato a darci delle regole, degli appuntamenti, ho proposto paroline in codice per mostrare il desiderio, ma tutte le intenzioni mostrate svaniscono nel nulla nel giro di una settimana. E a me non va di essere sempre dalla parte di chi pretende qualcosa o che deve "costringere" qualcuno che ne farebbe tranquillamente a meno. Non è naturale per nessuna delle due parti, come ben sappiamo.
È una persona che ha moto di irrisoluto. Ho sempre pensato a lei come anaffettiva, poi mi ero imbattuto nell' asessualità. Avevo lasciato lì l'argomento e un pò di giorni fa è risaltato fuori mentre parlavo con un esperto di sessualità su un social network. Ho trovato questo forum, ho letto tanti thread e ho deciso di rivolgermi quindi a voi che leggete per capire meglio.
Negli ultimi giorni non ho più la lucidità per guardare bene i fatti e valutare. Però ho anche messo in conto che si possa trattare di anaffettività semplicemente, che si riversa nella sessualità. Quando pensavo alle persone anaffettive non credevo che si potesse inibire anche la loro sessualità. E invece a quanto pare è molto comune.
Perché è così importante per me dare una etichetta? Perché dopo 5 anni e due bambini sono molto molto confuso ultimamente, credo di non poter più comprendere il suo mondo interiore, di non averne più le forze e le intenzioni, anche perché lei non mi aiuta in questo e sento come l'urgenza di dover chiarirmi anche io le idee prima di decidere cosa è meglio per me, ma soprattutto per i mei figli, dei quali sono profondamente innamorato.
Mi sento in un rapporto poco chiaro, irrisolto anch'esso, che manca di profondità e reciproco ascolto e rispetto.
È giusto secondo voi che io indirizzi lei verso una strada che non ha mai pensato di intraprendere, cioè quella della definizione della sua identità sessuale? Vorrei che lei imparasse a conoscersi, ad accettarsi così com'è, senza però offenderla e farla sentire "strana".
Ultima modifica di Papageno il ven ott 09, 2020 1:15 am, modificato 1 volta in totale.

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Re: Anaffettività e asessualità. Rette parallele?

Messaggio da Bianca »

Non avertela a male se salto alla conclusione....
Tu vuoi una donna che non puoi avere, tu vuoi una lei che non è lei.
Soltanto se riuscirai ad amare la vera lei che hai accanto, potrai coltivare in modo “normale” l’innamoramento per i due bambini e per la loro mamma.

Ti dico un’altra cosa e più tardi ne parliamo con calma: guardami negli occhi...tutto questo interesse per rendere LEI consapevole, in realtà, non serve a te per sentirti dare la conferma della sua asessualità?
Alla fine, quello destabilizzato sei tu.
A rileggerci.

Papageno
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Re: Anaffettività e asessualità. Rette parallele?

Messaggio da Papageno »

Bianca grazie per la risposta e per il tempo dedicato. La valanga di dettagli potevo in effetti comprimerla di molto, ora che rileggo, ma sono così tante le avventure emotive di questi 5 anni...

So benissimo che devo "solo" capire se riuscirò ad amarla, e ti garantisco che se mi trovo qui a discuterne è perché vorrei provare a trovare una soluzione in una situazione dalla quale io so da tempo che non saremmo usciti incolumi. Se hai letto bene, dopo una prima fase di innamoramento,io ero già arrivato ad un capolinea, e ti dico pure che avevo preso una decisione dolorosa anche per me. Io avevo raggiunto una mia consapevolezza. Sapevo che non era fatta per me e, presuntuosamente, cercavo di farle capire che, a mio vedere, la cosa era reciproca. Io non ho mai percepito il suo amore, di qualsiasi forma. Mai un gesto di amore spontaneo e sincero. Ecco perché nel titolo pongo una domanda circa l'anaffettività. Mi chiedo quanto spesso le due cose vengono confuse da chi non sa cosa sia l'asessualità (leggo che molti asessuali non ne sono al corrente e che provano anzi un certo sollievo nel condividere il proprio modo di essere con altri).
È questo il punto cruciale. Io credo di avere il diritto di essere amato, oltre che di amare. Quello della sessualità, credimi, potrebbe essere l'ultimo dei problemi.
Io sono destabilizzato sì, e ve lo ho raccontato senza girarci attorno. Certo, avere una "etichetta" probabilmente mi solleverebbe da qualche dubbio irrisolto. Ma forse raccontarci per bene chi siamo potrebbe portarci ad una conoscenza reciproca più profonda e quindi a facilitare la strada da intraprendere. E credo che una strada per tutti sarebbe anche fondamentale per un rapporto sano con i figli.
Non mi interessa la "confessione" fine a se stessa.
Non so, mi verrebbe da dire che asessuale non è, forse grey-sexual e comunque so bene, dopo avervi letti soprattutto, che affettività e sessualità viaggiano su piani diversi. Ma rimane comunque la domanda:che fare? Come affrontare il discorso senza urtare l'altro? Ci ho provato nel tempo in tutti i modi.

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Re: Anaffettività e asessualità. Rette parallele?

Messaggio da Bianca »

Ciao Papageno!
Ho tardato a risponderti, perché era mia intenzione mettermi al pc dove ho una panoramica migliore e invece sono sul telefono ma farò attenzione a non lasciarmi sfuggire niente.

Il tuo Nick mi ricorda L’anello del nibelungo, un’opera lirica di Wagner infinita, (4 o 5 rappresentazioni ) a cui assistetti al teatro Regio.

Il racconto che tu fai della tua esperienza, è, tutto sommato, molto bello, perché alla fine spuntano i tuoi due amori che contano tanto.

Forse entrambi, per correttezza, avreste dovuto approfondire prima il vostro rapporto, affrontando il nocciolo della questione.
Non lo avete fatto, per timore, per pudore, illudendovi che aggirare l’ostacolo, sarebbe servito, per magia, a farlo sparire.

Sai cosa ti direbbe il Manzoni a questo punto?
Quello che ha detto a proposito della Monaca di Monza: avrebbe dovuto fare di necessità virtù.
Il motivo è molto semplice: ci sono due creature che hanno dei diritti da cui nascono i vostri obblighi.

Invio e continuo.

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Re: Anaffettività e asessualità. Rette parallele?

Messaggio da Bianca »

Se vuoi due figli felici, devi amare la loro mamma, accettandola così com’è.

Può darsi che l’asessualita si accompagni, un tot di volte, con l’anaffettività ma non credo sia una regola.
Forse è un atteggiamento che qualche asessuale assume per facilitarsi la vita e i rapporti con gli altri.

È il caso della tua partner?
Come si pone con i bambini?
Se ne occupa? Li cresce, li cura, dimostra interesse nei loro confronti?
I figli sono arrivati per scelta o per caso?
Se l’attivita sessuale ha avuto bisogno di spinte, incoraggiamenti, rimbrotti, musi lunghi, come è stato accolto l’arrivo dei figli che, tutto sommato, ne sono la logica conseguenza?

È probabile che lei rifiuti di parlarne perché non sa assolutamente dove sbattere la testa.
Non capisce se stessa, le sue caratteristiche; non sa valutare un desiderio quasi inesistente.
Ammettere i suoi limiti, vorrebbe dire dichiararsi sconfitta, riconoscersi inadeguata e completamente fuori dai canoni.

La maternità dovrebbe stimolarla anche ad una serena onestà nei tuoi confronti e a prendere umilmente coscienza del suo modo di essere.

Credo sia demoralizzante e faticoso dover vantare dei diritti nei rapporti sessuali.
Dovrebbe essere tutto naturale, semplice, accompagnato da un’allegria condivisa.
O, per lo meno, conoscere la presenza dell’asessualità nel partner e impostare il rapporto in modo diverso.

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Re: Anaffettività e asessualità. Rette parallele?

Messaggio da Bianca »

Se ti senti in un rapporto poco chiaro, devi riconoscere che ti ci sei messo tu.
Avrai pure mostrato disagio, avrai pure manifestato il desiderio di chiarire ma se lei da quell’orecchio non ci sente, il tuo sollecitare spiegazioni non ha sortito e continua a non sortire nessun effetto.
Indubbiamente lei si trova, almeno quanto te, in una situazione difficile da gestire ma alla fine, entrambi avete lasciato che l’acqua continuasse a scorrere sotto i ponti e che le cose accadessero, senza porre delle condizioni all’instaurarsi di un rapporto che è andato, si direbbe per inerzia, molto avanti.

Lei è anaffettiva? Può darsi.
Asessuale? Pure questo è possibile ed è possibile anche che un aspetto influenzi l’altro ma tu, nei suoi confronti, che sentimenti nutri?
Desideri una vita insieme a lei pur continuando a combattere una battaglia persa o pensi di poter accettare, con qualche sporadico compromesso, una situazione che hai capito fin dall’inizio ma che sei stato sempre convinto di poter cambiare o meglio, di avere il diritto di cambiare?

L’amore dovrebbe stimolare due persone a migliorarsi, anche per migliorare il rapporto; pensare di cambiare l’altro, invece, è sempre sbagliato e quasi sempre, fallimentare.

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Re: Anaffettività e asessualità. Rette parallele?

Messaggio da Papageno »

Ciao Bianca,

Il mio nick è quasi del tutto casuale, nessun significato intrinseco da veicolare con esso. Papageno è uno dei personaggi chiave de "Il flauto magico" di W.A. Mozart, al suo interno contiene la parola papà e la "melodia dei campanelli" è contenuta in uno dei primi audiolibri che mio figlio ha avuto tra le sue mani.
Ecco, sì, il mio amore per i piccoli è irrefrenabile e onnipresente :)
Bianca ha scritto:
ven ott 02, 2020 6:07 pm

Forse entrambi, per correttezza, avreste dovuto approfondire prima il vostro rapporto, affrontando il nocciolo della questione.
Non lo avete fatto, per timore, per pudore, illudendovi che aggirare l’ostacolo, sarebbe servito, per magia, a farlo sparire.
Se qualcuno ha voluto aggirare l'ostacolo, bè quello non sono stato io. Ho tentennato un pò per sensibilità e perché non volevo forzare la mano, ma poi, come già scritto, le ho provate tutte per far sì che lei fosse onesta e sincera. Ora mi rendo conto che forse non era questione di schiettezza e sincerità, ma solo di mancata consapevolezza. Dico "forse" perché tutt'ora mi chiedo quale delle due sia quella vera.
Le ho sempre detto che a me il sesso piace e che per me è fondamentale scambiarlo e viverlo pienamente, naturalmente, in coppia. Le ho detto che non sentivo scendere il nostro rapporto in profondità (per tante altre questioni anche). Le dicevo che non eravamo pronti per un figlio, che stava arrivando fuori dalla coppia, che avremmo dovuto prima capire in che rapporto eravamo e non il contrario, cioè fare un figlio e poi approfondire il rapporto. Io in questo credo di essere stato molto corretto.
Bianca ha scritto:
ven ott 02, 2020 6:38 pm
Se vuoi due figli felici, devi amare la loro mamma, accettandola così com’è.

Come si pone con i bambini?
Se ne occupa? Li cresce, li cura, dimostra interesse nei loro confronti?
I figli sono arrivati per scelta o per caso?
Se l’attivita sessuale ha avuto bisogno di spinte, incoraggiamenti, rimbrotti, musi lunghi, come è stato accolto l’arrivo dei figli che, tutto sommato, ne sono la logica conseguenza?

Ammettere i suoi limiti, vorrebbe dire dichiararsi sconfitta, riconoscersi inadeguata e completamente fuori dai canoni.

La maternità dovrebbe stimolarla anche ad una serena onestà nei tuoi confronti e a prendere umilmente coscienza del suo modo di essere.

Credo sia demoralizzante e faticoso dover vantare dei diritti nei rapporti sessuali.
Dovrebbe essere tutto naturale, semplice, accompagnato da un’allegria condivisa.
O, per lo meno, conoscere la presenza dell’asessualità nel partner e impostare il rapporto in modo diverso.
Ecco, per come vedo io i rapporti amorosi, quel "devi amarla" è una forzatura in termini. Non riesco ad accettare una realtà che non volevo e l'amore è un sentimento più istintivo che razionale. O meglio, la razionalità può sostenerlo così come distruggerlo.

Lei coi figli sembra essere felice anche se a tratti mi sembra poco affettuosa anche con loro. Se hanno crisi di pianto "immotivate" non riesce proprio a trovare un modo che li consoli o distragga, si limita a dei fragorosi e minacciosi "sshhh" e si altera peggiorando la situazione.
È un pò come nel rapporto con me: finché si sta tutti buoni allora lei è "serena" E non appena qualcosa va storto, o contro le sue aspettative, allora tutto si deve subito tacere per mantenere lo status, seppur precario, innescando reazioni dovute a frustrazione e incomprensione.

I figli sono arrivati per caso (ebbene sì,entrambi) , nel senso che non lo avevamo stabilito, ma in fondo credo lei lo abbia scelto senza però consultarmi, ed in particolare lo penso per il primo figlio. Mi ha sempre vietato di usare contraccettivi, anche quando il nostro rapporto era giunto a un vero e proprio termine.
Lei era contentissima di comunicarmi la gravidanza, io, che pensavo di aver concluso quella notte lì, sono piombato in un inferno emotivo.

Lei tiene molto ai canoni che tu menzioni. Dettami sociali più che traguardi individualmente desiderati. Per questo penso che lei non ammetterebbe mai il suo disinteresse per il sesso, a costo di mentire a se stessa e sforzarsi per accontentarmi, continuando a dire che anche a lei manca il sesso tra noi, che non è abituata a prendere l'iniziativa, che è un aspetto che potrà migliorare e che io sto troppo attaccato al passato. Questo non è aprirsi serenamente all'altro con onestà. Tutt'altro. È manipolazione. Né vedo margini di umile presa di coscienza.

Ed hai ragione pure tu. Io in questo rapporto sbilanciato e irrisolto mi ci sono messo da solo e mi sono anche fatto manipolare.

Anche io pensavo e speravo che la maternità portasse dei benefici, ma così non è stato.

La parte finale della tua risposta che ho citato qui sopra è quella che più mi fa male (e non è un rimprovero). Perché ho sempre creduto, e ho sempre esperito con ogni partner, una sessualità aperta, naturale, condivisa e gioiosa. E vivere così per tutto il resto della mia vita mi mette solo angoscia addosso.

Insomma mi chiedo quanto sia giusto stare insieme per amore dei figli. Io penso che fare sacrifici così grandi per essere poi infelici sia un rischio troppo grosso, bisogna considerare se ne vale veramente la pena. E se alla carenza sessuale non si contrappone neanche una intesa mentale, affettiva, emotiva, è veramente difficile e faticoso far scendere la pillola.

E poi...chi lo dice che tutti i figli di coppie "normali" siano più felici dei figli di separati? In realtà penso che crescere in ambienti privi di amore sincero e magari anche tesi, o con uno dei due genitori che vive in mestizia, sia forse più deleterio che affrontare una separazione. I bambini avvertono e assorbono tutto e in certi casi è necessario pensare alle indubbie incertezze che saranno destinati a vivere quotidianamente.
Ma questo è un altro argomento spinoso e pieno di insidie.

Comunque andrà a finire, quello che penso è che non meritavo questo, o se lo meritavo, vorrei scoprirne le ragioni. E soprattutto loro, i figli, non lo meritavano no.

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Re: Anaffettività e asessualità. Rette parallele?

Messaggio da Bianca »

I bambini, tutti, vogliono papà e mamma insieme, aldilà dei regali, dei capricci per cose materiali, della presenza dell’uno e dell’altro, del tempo che ogni genitore dedica loro.

Che tu sia stato manipolato, trattato in modo disonesto, reso succube di una situazione che ti è stata imposta, mi sembra abbastanza strano, visto che tu non mi sembri tanto sprovveduto.
Hai anche capito che lei non ammetterebbe mai la sua asessualità, perché vorrebbe dire ammettere di essere inadeguata in un rapporto sentimentale e l’artefice unica del fallimento della vostra relazione.

Visto che a questo ci sei arrivato, cosa ti resta da fare ? Mandarla a quel paese ?
Ti piacerà non vedere quotidianamente i tuoi figli crescere?
Ti piacerà poterli incontrare solo su appuntamento?
E quando lei sbaglia nel reagire di fronte ai loro capricci, non pensi che sarebbe meglio se ci fossi anche tu ad intervenire con autorevolezza ed anche con quell’amore che, secondo te, lei non sa manifestare?

Per quanto riguarda l’evitare gravidanze fino ad aver chiarito le vostre rispettive posizioni, tu che cosa pensavi, che lei fosse sterile?
Dov’era il tuo senso di responsabilità in quel contesto?

Come ti ho detto prima, il suo e il tuo “affidiamoci al destino”, è indice del poco senso di responsabilità di entrambi ed avere coscienza di ciò, dovrebbe aiutarvi a prendere le decisioni più opportune e giuste, anche se difficili.

Papageno
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Re: Anaffettività e asessualità. Rette parallele?

Messaggio da Papageno »

Bianca non posso che darti ragione su tutte le considerazioni fatte. Anche se stiamo andando off-topic (forse avrei dovuto aprire il thread nella sezione partner, amici etc.) vorrei dirti che la questione "benessere familiare", oggigiorno, non è così netta e certa per come tu vorresti farla sembrare.
Sì è vero, tutti i bambini vorrebbero vedere i genitori assieme, ma è pur vero che con il passare degli anni, quei bambini saranno ragazzi, che magari si faranno delle domande in merito e che nel frattempo avranno vissuto in un ambiente più o meno sano, più o meno funzionale, più o meno destabilizzato. Io, ad esempio, sono uno dei tanti individui che a una certa età avrebbe preferito vedere i propri genitori separarsi. Gli psicoterapeuti specialisti in sistemi familiari vedono tanti figli di genitori mai separati che si auspicano una rottura dello status, e figli di genitori divorziati soffrire per questa condizione o viverla invece in piena serenità. Questo per dire principalmente due cose:
1. non esiste più un tipo di famiglia modello, più funzionale di altri.
2. Il benessere dei bambini passa inevitabilmente dal benessere dei genitori.

Il problema nasce quando non si è d'accordo sulla soluzione da adottare, rendendo impossibile stabilire quale possa essere la condizione migliore per il benessere di entrambi i genitori. Scegliere di preservarsi individualmente attraverso una separazione porterebbe probabilmente l'altra parte ad uno stato di malessere. E anche questo si ripercuoterebbe sulla tranquillità dei figli.
Un altro aspetto sul quale mi ritrovo spesso a riflettere è proprio cosa significherebbe lasciare i figli in balìa della sua anaffettività, ammesso che le cose stiano davvero così (o invece sono io a vederle distorte). Io non credo affatto di avere la verità assoluta, anzi mi metto spesso, e anche troppo a volte, in discussione. Ma è certo che abbiamo due modi diversi di vivere i momenti con loro e di gestire le nostre emozioni, ansie, nervosismi di fronte a loro. Com'è certo che nel rapporto con me l'anaffettività è stato piuttosto evidente, a vederlo adesso con lucidità.
Ora, a parte il fatto che una crisi di pianto notturna non è esattamente un capriccio, quello che a volte penso è che con me o senza di me, tali eventi avverrebbero lo stesso, e che a lungo andare, assistere alle scene e dover intervenire continuamente continuerebbe a farmi sentire "usato" per sopperire alla sua mancanza di energia in tal senso. Niente di più. Risultato probabile? Un padre silenzioso, frustrato, mesto, nervoso, e due genitori che non si sa se provano qualcosa l'un l'altro (come nello stato attuale).
Ad ogni modo, quello che voglio tenere a mente è appunto il rapporto tra me e lei, anche, ma non solo, nel contesto genitoriale.
Ci sono due livelli da non confondere. Quello di coppia e quello genitoriale. Questo almeno dovrebbe succedere in teoria.

Ovviamente preferirei vedere crescere i miei figli quotidianamente, senza stabilirne giorni e orari, e sono proprio tutti questi aspetti che rendono molto molto difficile vedere da che parte pende la bilancia. Sono decisioni importantissime, che in questo caso portano in sé rinunce e dispiaceri. Lo struggimento in tal senso è enorme, e credo non ci sia bisogno di spiegarlo. I figli, si sa, possono avvicinare la coppia come allontanarla. Per me l'importante e non basare le scelte su questo, rendendoli inconsapevoli responsabili del futuro familiare.

Per quanto riguarda la manipolazione che dire...? non è una condizione che si realizza immediatamente, soprattutto se è sottile e se non si hanno gli strumenti necessari a vederla. E io evidentemente non li avevo. Ci ho messo due anni per rendermene conto ed era già troppo tardi, ed il percorso di consapevolezza è avvenuto anche grazie alla psicoterapia, un altro anno e mezzo, e continua tutt'ora. Premesso che ci siamo conosciuti in un momento in cui la mia autostima era ai minimi termini (senza che allora ne fossi cosciente), le dinamiche di certe relazioni si scatenano in tutti gli ambienti socio-culturali. Non sono relegate al fatto di essere sprovveduti o meno. Ma ripeto, io evidentemente lo ero, anche se,scrivendone ora con uno sguardo diverso e "freddo",potrei non sembrarlo. Tanta gente che crede di aver vissuto una vita ricca di esperienze, scopre di poter facilmente perdersi improvvisamente "in un bicchiere d'acqua", in un contesto che, visto da fuori, è palesemente destabilizzante. Ciò non fa di me una vittima passivamente succube. Nei rapporti manipolativi, ho capito, la parte manipolata ha una buona metà della responsabilità. Nessuno è esente da colpe.
E qui arriviamo al senso di responsabilità. Non ce n'è stato, è indubbio. Da parte di entrambi. Io almeno ne sono consapevole. Certi balli si danzano in due e tutti e due eravamo al contempo desiderosi e preoccupati. Lei invece, questo dubbio della responsabilità non se l'è posto e non selo pone neanche.

Quella dei figli è un'esperienza meravigliosa, ma dovrebbe essere il risultato aggiuntivo di una relazione amorosa, il suo frutto (e non il frutto verde raccolto da due stupidi irresponsabili).
Sono molto preoccupato del fatto che per me sarà difficile veicolare questo concetto verso di loro. Quanto meno sarà poco credibile. E di questo, immagino, mi rammaricherò. Ma ne usciremo bene, me lo sento. L'importante è che loro possano vivere una vita in salute, con due genitori presenti, e stimoli positivi a circondarli.

Non so, ora come ora, quale possa essere la soluzione migliore a tutto ciò. Passo passo ci si arriverà. Non ho fretta e non voglio prendere decisioni non razionali. Di istinto ho già vissuto troppo. Certo non ho voglia di continuare a vivere in questo stato di inerzia, lasciando che scorra acqua sotto i ponti per troppo tempo ancora; ed è dura con una persona che si rifiuta totalmente di vedere come stanno le cose e di parlarne. Una settimana fa le accennavo di una discussione che avremmo dovuto affrontare. Io non l'ho più aperta la discussione e lei non ha voluto sapere di cosa si trattasse (sempre stato così). Le mie preoccupazioni sono sempre state bypassate. Negli anni passati sono state tante le volte in cui mi prometteva qualcosa (una risposta a mie domande, un compromesso decisionale da rispettare, un appuntamento amoroso-sessuale di compromesso...) che puntualmente disattendeva. Alcuni episodi di affettata onestà si sono rivelati col tempo vere e proprie bugie. Non ha mai detto di amarmi e rarissimamente ha saputo dimostrarlo coi fatti. Cento risposte che ho dovuto darmi da solo, inclusa quella che mi porta a scrivere qui. È difficile fidarsi ancora. Questo è quello che significa sentirsi SOLI seppur dentro a una relazione. Darsi da solo tutte le risposte necessarie alla sopravvivenza della coppia. Dover lavorare per due. Non è semplice da spiegare, ma queste sono le parole con le quali meglio riesco ad esprimere uno stato d'animo che piacevole non è.

Grazie sempre per il tempo dedicato e perdona il lunghissimo "flusso di coscienza". In realtà quella sopra è una risposta scritta in tre pause, in tre giorni diversi. Molte tue domande hanno scatenato delle riflessioni che in buona parte però avevo già affrontato. Ad ogni modo, è sempre benefico approfondire attraverso altri punti di vista.

Chiudo, finalmente, tornando all' argomento d'origine, rispondendo anche ad un tuo passaggio. Quello asessuale è un orientamento di cui poco si sa e di cui poco si parla. Gli stessi asessuali fanno fatica ad identificarcisi. Figuriamoci quanto possa capirne chi non lo è. Io avevo tanti campanelli d'allarme (non che l'asessualità in sé debba essere un allarme, intendiamoci) ma non sapevo bene come interpretarli, e non ho mai pensato di poter cambiare lo cose (se non per un breve periodo credo) né tantomeno pensavo di avere il diritto di cambiarle. Per la cronaca, e non per giustificare la mia incapacità di discernere, era lei a dire che le cose sarebbero migliorate, che dovevo aspettare, che io potevo aiutarla ad imparare ad amare e che il desiderio lo aveva. Io ho solo rispettato e dato per vero, come è mio solito fare, quello che sentivo dirmi. E rispettavo questi presunti tempi.
Ora, dopo essermi informato meglio e aver capito meglio cosa vuol dire rientrare nella asessualità, non posso credere che a 37 anni lei non se ne sia resa conto.
È difficile capire che ora,dopo 5 anni, mi innervosirebbe sentir dire le stesse cose (anche in merito ad altri aspetti)?considerando che tutto ciò non cambierà, è meglio vivere soffrendo in silenzio per gli atteggiamenti superficiali altrui, o cercare di recuperare la propria stabilità emotiva in solitudine ed evitando di essere compartecipi e complici dell'altrui superficialità?

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Re: Anaffettività e asessualità. Rette parallele?

Messaggio da Bianca »

Il benessere familiare ha le sue fondamenta nell’armonia che regna tra i coniugi; ciò non vuol dire che non devono mai avere discussioni da sostenere ma che sanno farlo in modo corretto e costruttivo.
Devo dirti anche che ho conosciuto molti ragazzi con i genitori separati, non ne ho mai conosciuto uno contento della situazione.
Anzi, dovevano tutti reggere una pratica che non avrebbero proprio voluto.
Qualcuno, addirittura, anche se gli anni di separazione erano ormai parecchi, continuava ad illudersi che i genitori sarebbero tornati insieme, forse perché si era stabilito tra loro un rapporto cordiale.

La famiglia modello potrebbe persino non essere mai esistita, sicuramente sono esistite ed esistono tuttora, famiglie in cui, entrambi i genitori o almeno uno dei due, sa di dover continuamente mediare per poter mantenere un clima di serenità, in cui tutti i componenti il nucleo familiare si sentano accolti, ascoltati, compresi, protetti.

A volte si tratta di un delicato equilibrio ma almeno il più forte e motivato dei due, sa reggerlo.

Ammettere di essere stato manipolato ma la colpa è, comunque, di entrambi, ammettere di non esserci stato senso di responsabilità nè da una parte, nè dall’altra, affermare di essere innamorato dei tuoi figli, mentre lei pare non amare nè te, nè loro, soffrire, fin dall’inizio, per delle aspettative tue mai soddisfatte......ma dove vivevate?

A questo punto, o tu tiri fuori una gran grinta e dici: proviamo a far funzionare questa situazione, o mettiamo le cose come non ci fossimo mai incontrati.
Non mi sembra che possa andare avanti per inerzia come pare sia andata finora.

Non hai fretta?
Tu di fretta ne devi avere e anche molta.
Nel giro di qualche anno, ti troverai due adolescenti, molto più difficili da gestire di quanto lo siano ora.

Lei dice che puoi aiutarla ad imparare ad amare?
Molto bene, inizia subito.
Intervieni con i bambini in modo positivo/propositivo.
Inizia a sostituire gli assalti sessuali con tenerezze, coccole, piccoli aiuti.
Forse, tutto questo significa soltanto dimostrare di essere un uomo e tu ci puoi provare.

Papageno
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Re: Anaffettività e asessualità. Rette parallele?

Messaggio da Papageno »

I ragazzi che hai conosciuto e di cui parli li hai incontrato per lavoro?
Non dicevo che i figli di separati ne siano felici, ma che alcuni di essi la vivono con serenità. Dipende tutto dell'armonia generale e, non da poco, dell'età dei figli, credo.
Quando dicevo di non avere fretta intendevo dire che, visto il punto in cui siamo, non pretendo una soluzione istantanea, ma che c'è bisogno di agire subito verso una soluzione, quello sì.
Il fatto che lei possa imparare ad amare è una fregnaccia che a volte diceva per mantenere lo status. L'avevo infatti inserito in un elenco di fatti deludenti, atteggiamenti per niente costruttivi che, prolungati negli anni, mi hanno dato solo un gran senso di sfiducia.

Non ti nego che il tuo continuare a dare addosso sottolineando le colpe, irresponsabilità, ingenuità passate attraverso domande sarcastiche non è utile alla causa. È la cosa peggiore da fare con chi si ritrova in difficoltà.
Accetto più di buon grado i suggerimenti per la salvaguardia della coppia e della famiglia, anche se non capisco da cosa tu possa evincere che non so praticare altro che "assalti sessuali". Per me carezze e coccole sono parte di un linguaggio ed eventualmente anche preludio al sesso.
È a lei che non piacciono i contatti fisici, non a me. Che siano coccole o sesso per lei non è molto spontaneo. Anzi, nel caso del sesso, i preliminari sembrano non interessare affatto. E poi ho già provato a farlo per molto tempo.
Ho smesso, ho proprio smesso di cercare di capire cosa le interessa,cosa pensa, cosa le va, cosa non le piace, e perché, e per come, mettermi nei suoi panni, empatizzare... È una mia modalità che devo abbandonare se non voglio ritrovarmi senza energie per me stesso. Io non so stare con una persona che si aspetta che gli altri entrino nella sua mente e senza nulla esprimere. Lei sta bene così, con due figli e un compagno afflitto, una casa assieme e un divano su cui sedersi distanti ogni sera, un lockdown passato tra panificazione, pannolini e il nulla tra noi. Io, purtroppo o per fortuna, bene così non riesco né riuscirò mai a stare. Non riesco a concepire la vita come una miscela di apparenze senza la possibilità di Essere e condividere l'Essenza.

Ti ringrazio dello scambio intercorso, ma mi pare di essere andato fuori dai temi che questo forum si ripropone di affrontare. M'avrebbe fatto piacere sentire anche il parere di qualche asessuale circa questo tipo di sessualità mancata nella coppia e dell'anaffettività che può derivarne o che la connota in origine.

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Bianca
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Re: Anaffettività e asessualità. Rette parallele?

Messaggio da Bianca »

Si, li ho incontrati per lavoro.
Con la maggior parte di loro ho avuto un rapporto cordiale.
Con molti di loro si è instaurato un legame di confidenza e affetto.
Con alcuni dura tuttora.

Da loro ho imparato molto e mi sono fatta un’esperienza vasta e variegata.

Sono d’accordo con te, lei non imparerà ad amare in modo tradizionale ma se tu lo farai, nei suoi confronti e nei confronti dei figli, potrà capire che è un’opportunità da non trascurare, un suo dovere, se l’amore può essere un dovere, almeno nei confronti dei figli.

Farò tesoro delle critiche che tu fai al mio modo di offrirti un aiuto e una condivisione.
Non mi sarei espressa così avessi parlato con un adolescente, anche se tutto questo sarcasmo, nel sottolineare una doverosa responsabilità, sinceramente, non ce lo vedo.
È finito per te il tempo del “è colpa dell’insegnante”, non ti pare?

Quello che tu definisci “dare addosso” come cosa peggiore che si possa fare, è perché ancora non conosci quali risoluzioni, modi e sistemi possa mettere in atto la signora, madre dei tuoi figli.

Non mi sono espressa come dici tu a proposito degli assalti sessuali; tu vuoi qualcosa a cui hai diritto e che non ricevi.
Posso supporre che tu cerchi di ottenerla?
D’altra parte, l’atteggiamento di questa signora non è mai stato diverso fin dall’inizio.
Può darsi che ti abbia manipolato ma non credo sia stata così brava dal farsi passare per una passionale amante pur non essendolo affatto.

Non credo che i tuoi argomenti siano inopportuni per Aven, anzi, credo che calzino alla perfezione.
Non sei tu il primo che si ritrova con una compagna disinteressata ai rapporti, nè, sicuramente sarai l’ultimo.

Può darsi che qualche asessuale si affacci per darti il suo parere che sarebbe opportuno e prezioso.
Personalmente, ti ho espresso il mio pensiero.
Non l’ho fatto come e nei termini che tu desideravi?
Chiedo venia ma il mio criterio nell’esprimermi, è sempre caratterizzato da sincerità e onesta, come ritengo ogni persona meriti, soprattutto se in difficoltà.
Ti auguro una buona serata.

Papageno
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Re: Anaffettività e asessualità. Rette parallele?

Messaggio da Papageno »

Mah... Se non fosse per i figli me ne importerebbe ben poco di dover dire ad una donna adulta come sarebbe opportuno, sano e piacevole vivere, da soli, con i figli e nella coppia. E ovviamente non mi riferisco all'aspetto sessuale. D'altronde ognuno decide chi essere e per cosa gli altri ci ricorderanno. E io non voglio né posso prendermi in carico tali decisioni altrui. Quello che dovevo dire l'ho detto, quello che volevo fare l'ho fatto. Molto tempo è andato e i risultati non ci sono stati e so che molte cose non potranno esserci. Siamo persone adulte. Che ognuno si prenda le proprie responsabilità senza contare sull'altro. Tutto sommato io non posso contare su alcuni cambiamenti e sforzi. Perché lei dovrebbe contare sui miei? Lei ha più diritto di me a sentirsi amata perché incompresa, inconsapevole, inadatta? Per altro lei non richiede tutte queste attenzioni, coccole, carezze. Non le mancano. Perché non sa darle, evidentemente per lei non hanno valore, quindi per lei va bene così. E io non volevo questo per i miei figli, né per me (e non dirmi "lo hai sempre saputo, non potevi pensarci prima?).
Pensare di dover ancora tentare, fare l'uomo, soppesare, dare amore, mostrare nell'agire,con una persona adulta e che si rifiuta di essere diversa, anche ora che ci sono dei figli, non fa altro che confermare il mio desiderio di dignità. Me la voglio tenere, anzi riconquistare.
Pensa in maniera meccanica, asettica, desidera solo avere l'erba del vicino di casa agendo per schemi, perché " Così si fa " dando tutto per scontato. Sono rimasto finora solo perché speravo, in fondo, che qualcosa cambiasse. Ora mi tocca fare i conti con la realtà e capire da quale tasca pagare.
È chiaro che convivere con la disistima è pericoloso, avvilente, intossicate (per tutti). Spezzare una famiglia, doloroso (per tutti).

Papageno
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Re: Anaffettività e asessualità. Rette parallele?

Messaggio da Papageno »

Bianca ha scritto:
mer ott 21, 2020 8:20 pm


Quello che tu definisci “dare addosso” come cosa peggiore che si possa fare, è perché ancora non conosci quali risoluzioni, modi e sistemi possa mettere in atto la signora, madre dei tuoi figli.
Qui non capisco cosa intendi dire.

Poi, sugli assalti sessuali: mi suggerivi di sostituire gli assalti sessuali con altro, e io ti dico che "altro" non è mai mancato ma che dopo un pò è diventato chiaro che era tutto superfluo. Questo è quello che mi è successo alla fine, sentirmi, comunque, fuori posto.
Puoi supporre che io voglia ottenere altro? Certo. Ma posso dirti tranquillamente che così non è. Non più. Prima son finite le coccole. Ora reprimo anche il desiderio.

Spero che questo thread possa davvero interessare altri ed essere utile per qualche lettore.

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Bianca
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Re: Anaffettività e asessualità. Rette parallele?

Messaggio da Bianca »

Credo proprio che possano interessare, soprattutto a chi fa grandi passi avanti pur senza aver capito a fondo con chi sta camminando.

Mi riferisco a quelle donne che, finito l’amore, diventano delle vere iene e non si fanno scrupoli nel trattare gli ex mariti con una cattiveria incredibile, mettendo in atto accuse, calunnie, ricatti e, quando vi è una qualche possibilità, spolpandoli fino al midollo.
Ti auguro di non dover mai sperimentare questo “dare addosso”.

Reprimere il desiderio non è naturale e non è giusto.

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