Scriviamo una storia

Ludus in fabula!
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Bianca
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Re: Scriviamo una storia

Messaggio da Bianca »

Rosina riflettè a lungo sullo scritto di suo marito. L'invito di non parlarne a Ludmilla, conteneva il messaggio: Neva può aiutarti.
Nonno Benedetto aveva conosciuto bene quella nipotina, alla quale aveva dedicato attenzioni continue e insegnamenti.
In effetti Neva era intelligente e riflessiva ed ora tutti gli accadimenti potevano essere rivisti ed esaminati con l'utilizzo di nuovi mezzi e più risorse.
Quella sera, stando affacciata alla finestra, Rosina vide il gufo sul solito ramo e lo apostrofò con voce severa, intrisa di sarcasmo:
Allora, cosa ci racconti stasera Messer Uccello Notturno?!?
Dacci una mano, invece di intonare cantilene!

Il gufo girò la testa lentamente, fissò la donna, aprì le ali e sbattendole rapidamente si alzò in volo, mentre una voce simile ad una risata si spandeva per l'aria: canta canta l'usignolo, fino a che non gli fermano il volo.
Rosina indispettita, si mise a letto, mentre la sua mente andava lontano....
Le vennero in mente cose sepolte, piccoli flash, mezze frasi colte al volo, le lacrime della nonna Ada e le rughe scavate dal dolore sul viso di nonno Willy.
Si addormentò sapendo con certezza cosa avrebbe dovuto fare il giorno dopo.

Quando si incontrarono in cucina per colazione, Rosina fece a Neva un piccolo cenno di intesa che la ragazza interpretò come: a dopo.....
La mamma aveva preparato dei deliziosi muffin dolci e salati ai quali tutti fecero onore e poi scrambled eggs con bacon, fragole e mirtilli e tanto caffè.
Terminata la colazione, mamma e papa si prepararono per uscire e Ludmilla chiese a Neva di preparare dei tramezzini per pranzo con tonno, pomodori, insalata, cetrioli e prosciutto.
Quando i coniugi Billitis furono usciti, Rosina afferrò un braccio a Neva: presto! andiamo nel sottotetto!
Neva non avrebbe voluto che la nonna ci tornasse, ma non ci fu verso di farla desistere.
Arrivati su, la nonna chiese a Neva se si ricordava di quel vecchio grammofono che nonno Benedetto teneva nella biblioteca.
Come poteva Neva essersene dimenticata? Era l'unica cosa che il nonno le aveva proibito di toccare, e pur passando lei tante ore in quella stanza, non si era mai permessa neppure di avvicinarsi.
Era stato regalato a mio padre da nonno Willy, disse la nonna, che poi lo regalò a mio marito dicendogli: mi hai portato via mia figlia, puoi portarti via anche grammofono.
Questo marchingegno, aveva una grande tromba di ottone e un piatto girevole, montati su un mobiletto rettangolare in legno di noce.
Era dotato anche di due cassetti, nei quali venivano conservati i dischi, perchè il suo compito era proprio quello: riprodurre la musica incisa su dischi in vinile.
Ecco, noi dovremmo trovare questo grammofono.
Neva si guardò intorno...c'erano tanti oggetti ammassati nel sottotetto, che rappresentavano tutto ciò che si era voluto conservare quando si erano svuotate le case di famiglia dei suoi genitori.
Le due donne si aggiravano attente nel sottotetto, aprendo scatole, bauli, spostando roba, esaminando il contenuto di armadi e panche.
Quando sentirono la pendola dell'ingresso suonare mezzogiorno, non avevano ancora trovato ciò che cercavano.
Neva lanciò un urlo: nonna i tramezzini!!!
Si precipitarono giù dalla scala e fecero appena in tempo a lavarsi e a preparare il pranzo che i genitori di Neva rientrarono.

Ludmilla raccontò che, mentre era nel negozio della parrucchiera, aveva visto il dottor Atz attraversare la piazza a lunghi passi, ringraziando in cuor suo di aver evitato l'incontro.

Al pomeriggio, mentre Neva aveva la sua lezione di violino, Rosina aveva raggiunto il guardaroba, per eseguire piccole riparazioni con l'intento di dare una mano alla figlia.
Il necessario per il cucito era riposto in un tavolino da lavoro, dotato di cassettini e di un sacchetto sfilabile in seta verde, nel quale venivano messe quelle cose che richiedevano due punti.
Cercando i fili adatti, la nonna si accorse che uno di quei cassetti non era particolarmente profondo.
Trafficò un po' e capì che il fondo del cassetto poteva essere rimosso.
Lo svuotò completamente e rimuovendo l'asse, vide che esisteva una bassa intercapedine nella quale vi era una busta.
Osservò attentamente il mobiletto e capì che qualche falegname ingegnoso e poco cultore dell'antico, aveva utilizzato la base in legno del grammofono per costituire la parte funzionale del tavolo da lavoro.
Prese la busta, lasciò il disordine che aveva creato e si dimenticò anche del motivo per cui era andata lì.
Preparò un po' in anticipo il the per la maestra Clark e glielo portò, pensando che dopo il the e due chiacchere, se ne sarebbe andata.

Infatti andò così. Quando furono sole, aprirono la busta che conteneva un vecchio disco.
Un'etichetta riportava a inchiostro, in bella scrittura: Signorina Catherine Sender - Prova - Studio Audizioni del dottor Bernard Dupraz e Figli.
Bisognava assolutamente poter ascoltare quel disco, ma come fare?
Lascia fare a me, disse la nonna, tra i miei vecchi conoscenti c'è sicuramente qualcuno che possiede ancora un grammofono.

Voce - incantevole

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Edward
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Re: Scriviamo una storia

Messaggio da Edward »

Nonna Rosina stava sfogliando la vecchia rubrica che Ludmilla teneva vicino al telefono. Era vecchia e consunta, Neva aveva sempre pensato contenesse tutti i numeri di telefono del paese, ma a quanto pare la nonna non era soddisfatta.
“Facciamo prima ad andare direttamente a casa”, disse alla nipote prendendo la borsa e facendole cenno di seguirla.
“Dove andiamo?”
“Da Nora”
“…dici sul serio?” domandò con aria stranita.
Rosina riprese subito la ragazza.
La famiglia di Nora aveva sempre subito il pregiudizio del paese a causa di una certa eccentricità tramandata tra tutti i membri, ma Rosina da ragazza era stata molto amica di Steven, il padre di Nora. Erano quasi coetanei e durante l’infanzia avevano giocato spesso insieme nella piazza del paese. Steven era diventato anche un buon amico di Benedetto e andavano spesso a caccia insieme. Purtroppo un infarto lo aveva portato via due anni prima e Rosina, che già abitava nella casa di riposo, era venuta a saperlo solo dopo il funerale.
Non frequentava più la famiglia da diverso tempo, ma voleva mantenere dei buoni rapporti e non le piaceva affatto che la sua nipotina potesse avere dei pregiudizi.
Oggi Nora si prendeva cura della nonna paterna, un’anziana di ormai novant’anni relegata al letto.
“Vedrai che la vecchia Dorothy potrà aiutarci”
“Non credo nemmeno di averla mai vista, nonna”
“Non usciva di casa già da parecchio tempo. Nora ha dovuto trasferirsi da lei perché non ne voleva sapere di lasciare la sua casa e tutti i suoi ricordi. È comprensibile. Chissà se mi riconoscerà… Se non si ricorderà di me, ricorderà senz’altro zia Catherine. Gli anziani ricordano meglio gli anni della giovinezza, mentre il presente tende a sfuggire”

Fuori dalla vecchia casa trovarono Nora alle prese con alcuni vasi da fiori. Rimase molto sorpresa di ricevere visite.
“Rosina, che piacere! Ormai ti si vede solo per le feste. Sarà dalla messa pasquale che non ci vediamo. Cosa ti porta da queste parti?”
“Cara Nora, volevo fare visita a nonna Dorothy e chiedere un favore, se non sono inopportuna. Ma dimmi, come va?”
“Oh, si tira avanti. La nonna non è sempre lucida, perde colpi, ma considerando l’età sta abbastanza bene, vediamo un po’ come reagirà. Ne caso non offendetevi, se dovesse dire qualcosa di sconveniente. Non volete una bella bibita fresca?”
La donna fece accomodare le sue ospiti inattese nel soggiorno pieno di suppellettili, al centro del quale troneggiava un vecchio pianoforte a coda. Vicino al camino, un cesto di vimini nel quale era stata posta una coperta, suggeriva la presenza di un animale da compagnia.
Sul tavolino basso di fronte al divano, Neva notò la fotografia di una ragazza bionda che indossava una camicia a scacchi rossi e neri: era Blanche, la famosa figlia di Nora, quella che veniva spesso portata a cattivo esempio. La ragazza era di sei anni più grande di lei e da tempo non dava più sue notizie. Ludmilla soleva dire che quella di Nora era proprio una figlia disgraziata: spesso non rientrava a casa dopo la scuola professionale e frequentava dei ragazzi di fuori, una banda di musicisti che chiunque in paese avrebbe definito poco raccomandabili. Nora non doveva aver avuto vita facile, con quella ragazza. In paese era scoppiato uno scandalo: si diceva che Blanche fosse andata via perché aspettava un bambino e la contea non avrebbe mai accettato una situazione simile.
Nora tornò dalla cucina con un vassoio, dal quale servì tre bicchieri di un intruglio non ben identificato.
“Ditemi: come mai cercate la vecchia Dottie?”
“Per alcune questioni che riguardano mia zia. Vedi, ho portato questo disco, forse Dorothy saprà dirmi qualcosa su questa registrazione e permettermi di ascoltarla… ha ancora il vecchio grammofono?”
“Certo, se cerchi un cimelio, questa è la casa giusta. Da queste parti non è mai stato buttato via nulla, questa casa è ormai povera di persone ma ricca di ricordi. Tua zia era un’allieva della nonna?”
“Sì, prendeva alcune lezioni di pianoforte, ma il suo forte era il canto. Io non ricordo bene, ero bambina, ma mio padre ha sempre definito incantevole la voce di zia Catherine, mi emozionerebbe molto poterla sentire”

Quando Nora le portò da Dorothy, la trovarono stesa sul letto, in una stanza molto ampia del pianoterra che affacciava sul giardino.
La schiena dell’anziana veniva sorretta da un paio di cuscini che le permettevano una posizione comoda. Quando vide le sue ospiti reagì in modo confuso, ma quando Rosina nominò Catherine, si placò e sorrise.
“Catherine Sender, la figlia di William e Ada… una brava allieva. Sì, era diversa dalle altre. Si prendeva molto sul serio. A quei tempi le signorine seguivano le lezioni su imposizione dei genitori, ma lei era un talento…”
L’anziana insegnante si arrestò, rimanendo con le labbra socchiuse e lo sguardo fisso su un ventaglio antico appeso alla parete di fronte: sembra inseguire qualche ricordo.
“…non era forse il mio Johnny? Fermatelo subito! Non è ancora l’ora di partire!”
Neva era confusa, ma la povera Dorothy lo era ancora di più.
“Nonna Dottie, guarda qui chi c’è. Ti ricordi di Rosina, la figlia di Frank Sender? Parlavamo di Catherine, la sorella di Frank ed Edward.”
“Oh, sì, la giovane Cathy. Era un talento, lo dicevo sempre a suo padre ma quella testa dura…”
Rosina intervenì: “Dorothy, si ricorda di quando fece l’audizione?”
“L’audizione… sì. La accompagnai, inventammo una scusa… ma non ditelo a William, ho promesso. Cathy non lo accetterebbe. Andò così bene, era un disastro su tutto, ma quando cantava diventava… faceva pace con il mondo”
“Le andrebbe di ascoltare di nuovo quella registrazione? Ho qui con me il disco”
L’anziana non disse nulla, trascorse quasi un minuto quando Nora fece un cenno a Rosina, indicando il vecchio grammofono, che di vecchio non aveva nulla: sembrava ancora nuovo. Caricarono il disco sul piatto e quando il braccio scese e la puntina incontrò la superficie incisa, si udì uno scoppiettio. Poi la musica iniziò e una voce femminile calò sulla stanza, come colasse dal soffitto per riempire la stanza.
Le tre donne rimasero immobili, fino alla fine della traccia e oltre. Sembrava che nessuna osasse proferire parola.

Segreto/i - Passato

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