Le mie poche esperienze "sentimentali" (perchè tocca anche essere sinceri, non ho poi neanche fatto così tanti tentativi!) hanno sempre avuto svolgimento ed epilogo fallimentari. Anch'io non mi sento alla ricerca di altri "esperimenti", non credo di sentirne un bisogno interiore reale.
Quindi, come dire... Il rifletterci adesso non è finalizzato a un "riuscire meglio la prossima volta", è più che altro far luce su aspetti di me che fino a pochissimo fa ignoravo.
Non riuscivo sinceramente a capire quale fosse il punto in cui mi incagliavo, dove cavolo fosse il gradino su cui mi inciampavo ogni volta, in generale a capire come mai non riuscissi a relazionarmi a un'altra persona come vedevo fare agli altri.
Ora non posso dire che tutto di me mi sia chiaro, ma comincio a capire perchè "non funzionava" mai.
Prima brancolavo nella nebbia, non capivo le richieste e le aspettative dell'altro e sinceramente non capivo neanche le mie.
Tu dirai che non cambia nulla, se starnutisci e ti cola il naso che tu sappia o no che si chiama "raffreddore" il risultato resta lo stesso (mi scuso per il paragone con un malanno, non è il massimo ma mi serve a rendere l'idea!)
Qualcuno dirà anche che, sapendolo, il risultato invece potrebbe cambiare, perchè in una futura occasione l'essere consapevoli di sè e la possibilità di parlare chiaro possono migliorare le cose, o perlomeno evitare una caduta così disastrosa. Ma non è questo il mio primo obiettivo, davvero.
Il mio orientamento non prevede che senta il bisogno di una relazione romantica, quindi so che non me la andrò a cercare.
Ma credimi, davvero mi sento più leggera a poter dare un nome e un cognome a quella sensazione nebulosa di sconforto che finiva sempre col tradursi nella domanda peggiore, ovvero "cos'ho che non va?".
Non ho nulla che non va, e non c'è nessun problema se sto bene così, e sono contenta anche di essermi fatta per anni quella domanda sbagliata, perchè in qualche modo (per vie contorte) mi ha portato a capire qualcosa di come sono
