Bianca ha scritto:Quando sento da voi, queste paure, queste decisioni, questa volontà di non dire, di continuare a nascondere, di continuare a recitare una parte, mi sento dall'altra parte e mi prende una specie di sofferenza, perchè so che le cose non dette, scavano solchi, dividono, impediscono persino all'amore di circolare.
Inoltre, siccome le persone che più vi amano, non sono sorde e cieche, vengono costrette dal vostro silenzio, a farsi idee imprecise, anche completamente sbagliate.
Vi invito a non sottovalutare le persone che vi stanno intorno.
Quelle davvero interessate a voi, non vi fanno domande per curiosità, indiscrezione.
Cercano soltanto di avere da voi conferme sulla vostra capacità ed intenzione a costruirvi un futuro sereno.
Se avrete con loro, graduali rivelazioni semplici e sincere, spiegazioni oneste, placherete l'ansia che non sempre manifestano, zittirete domande attraverso le quali cercano verità e certezze.
Non sempre la verità verrà accettata immediatamente e senza sofferenza, ma il vostro atteggiamento, si rivelerà per loro nel tempo, un regalo d'amore.
Hai indubbiamente ragione, Bianca, però ci son bugie a fin di bene per non creare "problemi" in una famiglia laddove, molto spesso, una "scelta" -perché oggi si ragiona ancora in termini di scelta in questo campo- diversa da quella solita non è contemplabile. Tutti si basano sul fatto -o almeno mia madre, riguardo i matrimoni omosessuali continua a rinfacciarmi questo- che nella Bibbia si parli di uomo e donna, non persone dello stesso sesso, perché l'unione viene col fine di procreare. Che poi io ci aprirei una parentesi, visto che ci imbastiscono tutto un discorso sull'unione e il sentimento d'amore e tutte quelle favole sull'amore, quando il matrimonio è semplicemente il lasciapassare per un atto che tecnicamente dovremmo compiere solo dopo il matrimonio... se la gente continua ad andare avanti con quest'idea perché millenni di storia hanno imposto questo come "normalità", non appena dici di non poter rispettare quella condizione, scatta il problema. E questo problema è sempre più grande quando appunto la famiglia pensa che "futuro sereno" = marito/moglie + figli e si aspettano che tu segua questa formula così come hanno fatto i tuoi predecessori e che i tuoi figli facciano altrettanto. Perché un'altra cosa che li spinge a mettere una certa fretta -ormai le tappe si bruciano troppo velocemente- è che desiderano avere dei nipoti, una volta terminate le "sofferenze" coi propri figli... e quindi sin dalla maggiore età iniziano a tartassarti con l'assillante domanda "E il/la fidanzat*?", domanda che per le persone non appartenenti alla sfera "tradizionale" (scusate per come suona il concetto) è un vera e propria seccatura.
Sinceramente, ho sempre detto ai miei genitori che sarei stata single, perché in passato mi ponevo proprio contro l'idea di fidanzato come presa di posizione. Non c'era un vero e proprio motivo, ma non volevo nessuno al mio fianco. Non riesco nemmeno ad immaginare il mio futuro con un uomo, stranamente, perché vedo me stessa ed un'ipotetica figlia, ma nessuna figura maschile ad affiancarmi... trovo difficile immaginarla lì accanto a me, davvero. Ovviamente, essendo una ragazzina la cosa è sempre passata come un "Sì, sì, ne riparliamo quando sarai più grande" e quando al liceo parlavo amichevolmente con qualche ragazzo, eccoli lì ad assalirmi con frasi del tipo "Ah, beh allora te lo sei trovata il ragazzo".
Non avendo idea all'epoca del concetto di asessualità e aromanticità e comunque di questi concetti vasti nel campo dei sentimenti, davo per scontato di essere un'etero sfigata: non avevo ancora trovato il ragazzo giusto, non frequentavo gli ambienti giusti... insomma, c'era una giustificazione al fatto che non avessi trovato un ragazzo.
Quando ho preso visione di quei concetti, per me è stato un sollievo e avevo un qualcosa da poter dimostrare ai miei genitori, qualcosa da spiegare anziché rispondere futilmente "non lo voglio" alla fatidica domanda. E infatti, quando ebbi l'occasione di fare "coming out" la cosa fu alquanto... "triste" sotto certi aspetti.
Poiché mia madre era in cura presso una psicologa, dopo un intervento dovuto al tumore, questa signora chiese di poter conoscere i familiari, ovvero me, mio padre e mia sorella. A quella visita c'eravamo solo noi donne, essendo mio padre a lavoro. La signora investigò un po' le nostre vite e iniziò con una certa insistenza a chiedermi se avessi un ragazzo, se avessi avuto una storiella, qualcosa di sciocco... e al mio ennesimo "no, niente" mi rispose in modo alquanto maleducato -beh, mi sono sentita ferita dalla sua insistenza- "non è che mamma ti dice niente" "sì, infatti. le ho sempre detto che è libera di fare quello che vuole" le risponde lei e la signora proseguì "quindi? proprio nulla? nessuna storiella?" Allora sbottai e le dissi "Guardi, non mi interessano i ragazzi, non sono particolarmente interessata a loro e io mi definisco asessuale." proseguendo a spiegarle le mie idee e cosa significasse. Lei fece finta di nulla, chiudendo lì la questione, mia madre sorrise... so per certo che nessuno mi credette allora.
Poiché i miei amano molto scherzare sulla questione fidanzato, ricordandomi perennemente la mia condizione da "single" o facendomi notare che è insolito per me avere un rapporto più stretto con un ragazzo (ho conosciuto in facoltà dei ragazzi con cui mi sentivo molto frequentemente), ho cercato spesso di spiegare che la mia identità è questa -per me al momento è davvero di conforto sapere che i miei "sintomi" rientrano tra quelli di un aro/ace, perché mi danno la sicurezza di non essere difettata e di essere perfettamente "sana" (contrariamente alle pippe mentali che mi sono fatta per lunghi anni sul motivo della mia condizione)- e indovina? Mi risposero molto simpaticamente "ma gli asessuali non sono piante?"
Con i miei ci ho perso la speranza... sono convinti che io debba portare a casa qualcuno, un giorno, e se dovesse succedere, non mi sforzerò minimamente di spiegare che molto probabilmente la cosa non sarà come sembra e che tra me e l'ipotetico fidanzato ci sia una specie di "contratto", un'intesa per i limiti e quant'altro, ciò che prevede la relazione. L'unica persona che invece sembra aver accettato la cosa è mia sorella, solo che la prende in maniera molto estrema. Poiché ho provato interesse per ragazzi a livello estetico e intellettuale, che per me si spegneva subito dopo averli conosciuti (diciamo che era un apprezzamento e una voglia a conoscere le persone, più che interesse in quel senso) e ho provato una specie di forte "cotta", per lei non sono un'ace/aro, bensì una che se ne va dietro al primo che capita e che non vede l'ora di sistemarsi... quindi diciamo che comprende cosa significa il concetto e che lo accetta purché alla persona stia bene, ma se lei non trova che sia così, lo farà notare per tutto il resto della vita.
Non so quali modificazioni potrebbero esserci nel mio percorso di ricerca all'identità, ma so per certo che con la mia famiglia è una battaglia persa, perché non prenderanno mai sul serio le mie decisioni e i miei pensieri. Alla fine, se non hanno compreso che la mia affermazione costituisce un'implicita richiesta -a volte espressa anche verbalmente con toni più forti e coloriti- al metter da parte la battuta sul fidanzato, perché mi irrita terribilmente, posso solo rispondere con una battuta e far finta di nulla.
Nel nucleo familiare, dunque, non ho sparso voce al riguardo, anche perché il resto della mia famiglia è stupida e già sull'omosessualità fa storie *facepalm* Con gli amici nada, ma... c'è un ragazzo, un carissimo amico, a cui ho raccontato la mia idea e sinceramente lui non trova possibile la condizione dell'aromanticità/asessualità perché crede che in tutti ci sia della libido e che questa si risvegli prima o poi. Anche lui crede che io non abbia trovato il ragazzo giusto e, poiché ha seguito da vicino le vicende della mia "forte cotta", crede che avrò bisogno di un ragazzo come questo altrettanto capace di scuotermi a livello emotivo. Sinceramente, dubito che ciò possa accadere, ma... non metto limiti alla provvidenza. Non impone la sua visione e comunque non mi fa battutine, per cui non mi crea un problema il fatto che non accetti il mio punto di vista.
A parte lui, poi, nessun altro. Tuttavia, poiché mi è capitato che dei ragazzi potessero mostrare interesse nei miei confronti, inizio a pensare che forse dovrò dar loro una giustificazione, perché qualora qualcuno dovesse dichiararsi, non posso liquidarlo con frasi strambe, bensì spiegargli che si tratta di una cosa che non dipende propriamente da me. Si tratterà di un coming out occasionale, cioè, se capita è un conto, altrimenti continuerò a non pronunciarmi, finché non mi verrà chiesto di esprimermi chiaramente. Perché non è voler tenere nascosto qualcosa, quanto tutelare se stessi da persone che non potrebbero capire e che potrebbero darti della stupida perché non possono comprendere la tua natura (mi sento provata dal contesto familiare, dove sei considerato stupido per poco...).