animapura ha scritto:
il rischio (e io l'ho provato in passato sulla mia pelle) è di credere che il rapporto queerplatonico che stiamo vivendo sia una "relazione di coppia anche se con modalità differente perche a noi [non] interessa la sessualitàe il romanticismo"..ebbene questo è valido per noi, non per l'altra parte.
Questo è esattamente il problema, secondo me, l'hai centrato perfettamente.
È vero che è sbagliato mettere i rapporti su una scala di importanza, ma di fatto capita, specialmente se le due parti in gioco hanno un orientamento romantico diverso e vivono le relazioni in modo diverso. Almeno, questa è la mia opinione.
La mia situazione è molto simile alla tua, ed è stato molto molto difficile per me conviverci, anche se ce l'ho messa tutta.
Ora in realtà è abbastanza passata, ma mi ricordo che sul momento il fatto che ci fosse una relazione romantica che si sviluppava parallelamente alla mia queerplatonica è stato abbastanza duro da accettare, perchè io vivevo quella relazione come una cosa già "completa" in sè, a cui non mancava nulla. Non la vedevo come una relazione sentimentale in cui mancava il sentimento amoroso o il sesso, era una relazione completa in sè.
Pensare che invece l'altro la vedesse come una cosa incompleta perchè mancavano quei due aspetti è stata una cosa brutta per me. Il messaggio io l'ho letto proprio come "non sei abbastanza".
Come ho scritto più su, per me è una persona specialissima che non voglio assolutamente perdere, quindi non ho tagliato i ponti e ho conservato l'amicizia. Ma il rapporto si è necessariamente raffreddato, perchè mi faceva stare troppo male e perchè avevo necessità di togliermi quella presenza costante dalla testa.
Diciamo che siamo passati dal sentirci 24h/24 al sentirci una volta alla settimana o un po' meno, a seconda dei periodi e dagli impegni. Sono ancora in fase di elaborazione "del lutto" diciamo, il mio augurio è che, una volta superato e accettato del tutto, le cose tornino come prima, con tutta la confidenza e il piacere di sentirci che c'erano prima.
Per rispondere alla domanda su "di cosa parlavamo", se ho capito cosa intendi, parlavamo veramente di tutto come se avessimo una mente sola. Un'affinità simile non credo la troverò più, per questo ci tengo tanto.
Ovviamente parlavamo anche dell'altra persona, anche se io sinceramente mi sentivo molto a disagio per via della mia posizione.
Anche nel mio caso è successo che lui lasciasse intendere che con la persona con cui ha la relazione romantica non ci sia la complicità mentale e il dialogo che aveva con me, ma è una cosa che non mi piace e che non voglio sentire.
Uno perchè è ingiusto verso l'altra persona farla passare per l'idiota di turno (cosa che non è) e mette me in una posizione di presunta superiorità intellettuale e di presunzione che assolutamente non voglio, e due perchè se anche fosse vero mi darebbe ancor più fastidio pensare che, se una persona dovesse scegliere tra un* con cui ha un'intesa mentale e un*altr* con cui ha un'intesa fisica, allora darebbe la precedenza a quest'ultima.
Preferisco sinceramente pensare che con me aveva solo l'intesa mentale mentre con l'altra ha entrambe, mi sento più onesta verso me stessa e verso tutti gli altri coinvolti a pensarla così.
Credo che per un asessuale sia molto pericoloso andarsi a ficcare nell'idea che il rapporto mentale che possiamo offrire sia sicuramente superiore a quello che può offrire un sessuale, si da il via a una visione distorta del mondo che ha conseguenze dannose anche per noi stessi.