IMPORTANTE: L'asessualità nel DSM

Per tutto ciò che riguarda l'asessualità e gli asessuali.
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ithaca
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IMPORTANTE: L'asessualità nel DSM

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Cominciamo dalla base.

Cos’è l’asessualità? È la mancanza di attrazione sessuale verso persone di qualunque sesso/genere.

Cos’è il DSM? È il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali redatto dall’American Psychiatric Association (APA), bene o male la Bibbia degli psichiatri e psicologi. La storia dell’omosessualità nel DSM è abbastanza conosciuta, e la sua rimozione dalla categoria delle malattie mentali (percorso iniziato nel 1973) ha fatto storia, così come la non rimozione della transessualità (trasformata in diagnosi con nomi diversi nel corso degli anni) continua ad essere uno dei principali problemi per la comunità LGBT, tra piccole vittorie e grandi battaglie da portare avanti.



Tante persone mi chiedono se l’asessualità sia mai stata inclusa nel DSM, e dopo aver studiato la situazione, ci tenevo a rispondere a questa domanda. Vorrei ringraziare fin da subito AndrewHinderliter, dottorando in linguistica presso l’Università dell’Illinois, che è il mio mentore per praticamente tutto ciò che so su questo argomento. Alcuni suoi scritti e conversazioni private sono alla base di questo articolo. Per questo motivo laddove indicherò le pagine di riferimento del DSM, è da tenere in considerazione che mi riferisco alla versione inglese, non avendo io personalmente accesso alla versione italiana.



Cominciamo col dire che sì, l’asessualità ha fatto e fa la sua comparsa nel DSM, e più in dettaglio possiamo guardare a due punti diversi (ma vicini) del DSM.



1- L’asessualità come orientamento sessuale… ma non per tutti!

Il capitolo “Disturbi Sessuali e dell’Identità di Genere” si apre con un’introduzione che spiega che ci sarà una suddivisione in tre sezioni. Viene anticipato che nella terza sezione, “Disturbi dell’Identità di Genere”, si rifaranno al concetto di “orientamento sessuale”, e sottolineano: <<I termini “identità di genere” e “disforia di genere” dovrebbero essere distinti dal termine orientamento sessuale, che si riferisce all’attrazione erotica verso maschi, femmine o entrambi>> (APA, 2000, pag. 535)



Si potrebbe pensare quindi che questo capitolo non avrà niente a che fare con l’asessualità. Ma non è così. Nel 1980, nel DSM-III, nella diagnosi di “transessualismo” compare il termine “asessuale”, che viene esplicitamente considerato un orientamento sessuale nel DSM-III-R (1987) per questa stessa diagnosi e per quella del “disturbo dell’identità di genere dell’adolescenza e dell’età adulta”. Si specifica che le persone con queste diagnosi possono essere sotto-classificate sulle base del loro orientamento sessuale: <<asessuale, eterosessuale, omosessuale, e non specificato>> (pag. 66,67).

Considerando la confusione sia dei pazienti che dei professionisti con questi termini (applicare il termine basato sull’identità di genere o sul sesso biologico, per esempio), il DSM-IV riscrive questa frase nel seguente modo: <<sessualmente attratti da maschi, femmine, entrambi, o nessuno>> (APA, 1994, pag. 534).



Credo sia facile notare la confusione e contraddizione che questo capitolo fa nei confronti dell’asessualità. Non è elencata come orientamento sessuale nell’introduzione, laddove una definizione di orientamento sessuale è data, ma è elencata come possibile orientamento sessuale in due specifiche diagnosi (transessualismo e disturbo dell’identità di genere nell’adolescenza e nell’età adulta). Da questo consegue che quelle persone che non sono sessualmente attratte da nessuno non hanno un orientamento sessuale, a meno che non siano transessuali, o abbiano una disforia o un disturbo di genere.



Nel DSM-V (pubblicato in inglese nel Maggio 2013, la versione italiana è prevista per i primi mesi del 2014) la sotto-classificazione delle persone transessuali e/o con disforia di genere sulla base dell’orientamento sessuale viene rimossa, e non essendo più presente alcun accenno ad orientamenti sessuali nel capitolo, anche la definizione di “orientamento sessuale” è rimossa dall’introduzione di “Disturbi Sessuali e dell’Identità di Genere”. Questa rimozione è andata a risolvere un’inspiegabile contraddizione durata più di 30 anni per quanto riguardava l’asessualità come orientamento sessuale.



2- L’asessualità e il Desiderio Sessuale Ipoattivo

Siamo sempre nel 1980, ed è il DSM-III che aggiunge l’assenza di desiderio sessuale all’elenco delle malattie mentali, con il nome di “Inibizione del Desiderio Sessuale”. Nel 1987 il DSM-III-R cambia il nome in “Disturbo del Desiderio Sessuale Ipoattivo” ritenendo che “inibizione” stia troppo esplicitamente dichiarando che il desiderio sessuale è presente ma represso dalla persona per qualche motivo. “Ipoattivo” è più vago ma più neutro; e il Manuale nell’87 stima che circa il 20% della popolazione ne sia afflitto.



Viene anche distinta la diagnosi di “Disturbo da Avversione Sessuale”, laddove quest’ultima si riferisce a una reazione di tipo quasi fobico nei confronti del sesso, mentre il Desiderio Sessuale Ipoattivo riguarda una mancanza di interesse (per abbreviare, utilizzerò la sigla inglese HSDD per riferirmi al Desiderio Sessuale Ipoattivo).



Si potrebbe ovviamente dire che così, a primo impatto, non sembra si riferisca direttamente all’asessualità, ma l’HSDD viene suddiviso a sua volta in diverse categorie, una delle quali è definita, in inglese, “lifelong”, che significa “per tutta la vita”, cioè che questa assenza di desiderio è sempre stata presente nella vita dell’individuo (pag. 539). Nel DSM-IV (1994) viene aggiunto che questo è un disturbo solo se causa “notevole disagio o difficoltà interpersonali”.



Il rapporto tra “lifelong HSDD” e asessualità, e come le persone asessuali siano state influenzate dalla presenza di questo disturbo nel DSM, deve ancora essere esplorato in dettaglio. Tuttavia, la comunità asessuale ha sempre dimostrato disagio e indignazione nell’essere associata a questo “disturbo”, per vari motivi. Innanzitutto, così come per altri cosiddetti “disturbi sessuali”, il DSM non dà indicazioni riguardo a cosa sia considerato “normale” o “non patologico”, ma allo stesso tempo non manca di descrivere taluni disturbi (incluso l’HSDD) come ipo- o iper- rispetto a una norma mai definita. In secondo luogo, generalmente le persone asessuali affermano che il loro “disagio” e le loro “difficoltà interpersonali” (laddove ne abbiano) non sono dovute alla loro asessualità (che non sentono in conflitto con la loro identità), ma alle pressioni esterne di una società che presenta il sesso come valore fondamentale per una vita e relazioni soddisfacenti, e alle aspettative invadenti di familiari e amici nei confronti della loro vita romantica e sessuale. Al contrario, le persone con HSDD provano disagio e difficoltà proprio per la perdita (o il basso livello) del loro desiderio sessuale, e cercano una terapia per riportarlo a livelli con cui loro si trovino a loro agio.



Come viene “curato” l’HSDD? Generalmente, il disturbo viene notato nel contesto di una relazione di coppia, laddove un partner dimostri un minore interesse sessuale. Il terapeuta andrà a vedere se la causa è biologica/ormonale, nel qual caso una terapia farmacologica potrebbe essere sperimentata. Se il terapeuta crede che se ci sia una radice psicologica al disturbo, potrebbe consigliare la psicoterapia. Alternativamente, il trattamento potrebbe concentrarsi sul risolvere problemi relazionali e di comunicazione, o di intimità non-sessuale, o anche concentrarsi sull’educazione sessuale. Quest’ultima poiché magari uno o entrambi i partner hanno aspettative non realistiche nei confronti del sesso o attribuiscono ad esso significati diversi senza saperlo.



La sezione per il trattamento dell’HSDD è divisa a seconda che il paziente sia uomo o donna, e i rispettivi paragrafi sono stati scritti da autori diversi sulla base di impressioni cliniche, anche perché per ora sembra esserci solo un articolo sull’HSDD di tipo lifelong (Schover & LoPiccolo, 1982).



È anche da notare come la sezione per questo disturbo venga 4 pagine dopo i disturbi di identità di genere, eppure i criteri diagnostici e terapeutici sono solo per donne e per uomini, e non c’è nulla riguardo l’HSDD e le persone transgender o diagnosticate con altri DIG (senza contare l’assenza di persone intersessuali).



Nell’estate del 2008, alcuni utenti di AVEN (Asexual Visibility and Education Network, la principale comunità asessuale online) hanno fondato un piccolo gruppo denominato “AVEN DSM Taskforce” per promuovere il dialogo con gli esperti di sessualità umana riguardo la relazione tra asessualità e lifelong HSDD, e se e come fosse possibile rendere il DSM più asexual-friendly. Andrew Hinderliter, che ho presentato nell’introduzione, era a capo della ricerca per questo progetto, e scrisse buona parte delle 75 pagine del rapporto presentato al gruppo di professionisti incaricati di riscrivere quella parte del DSM che riguarda le Disfunzioni Sessuali (tra cui le dottoresse Graham e Brotto, che avevano già iniziato a studiare l’asessualità).



Nel DSM-V, il Disturbo da Avversione Sessuale (quello con reazione “fobica”, non mancanza di interesse) è stato rimosso a causa del raro utilizzo e della mancanza di ricerca a supporto della diagnosi. Tutte le disfunzioni e tutti i disturbi sessuali sono stati divisi per sesso biologico (maschile e femminile), e per le donne i disturbi di desiderio sessuale e eccitazione sessuale sono stati uniti in un unica diagnosi: il Disturbo dell’Interesse/Eccitazione Sessuale. Per l’uomo, è stato mantenuto il Disturbo da Desiderio Sessuale Ipoattivo (HSDD). Seguendo i consigli della AVEN DSM Taskforce, ad entrambi i paragrafi è stato aggiunto che “la diagnosi non dovrebbe essere applicata a persone che si identificano come asessuali”, anche se ciò è presente solo nel Manuale di supporto, e non nei Criteri Diagnostici.



Nonostante questo sia un risultato già soddisfacente per la comunità asessuale, si spera che ci sarà ancora più interesse nella ricerca sull’asessualità, incluso il rapporto tra diagnosi di lifelong HSDD e asessualità.





Fonti (oltre alle conversazioni private con Andrew Hinderliter, che mi ha mostrato passaggi del DSM e altri articoli):

http://www.asexualexplorations.net/home/HSDD.html
http://asexystuff.blogspot.it/2009/03/h ... r-and.html
http://www.asexuality.org/wiki/index.ph ... appy_Toast
http://www.dsm5.org/Documents/changes%2 ... 0dsm-5.pdf
http://en.wikipedia.org/wiki/Hypoactive ... e_disorder
http://nextstepcake.tumblr.com/post/608 ... -the-dsm-5
http://it.wikipedia.org/wiki/Manuale_di ... bi_mentali

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Sidhe
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Re: L'asessualità nel DSM

Messaggio da Sidhe »

Nel DSM-V, il Disturbo da Avversione Sessuale (quello con reazione “fobica”, non mancanza di interesse) è stato rimosso a causa del raro utilizzo e della mancanza di ricerca a supporto della diagnosi.
Questo mi dà da pensare: secondo me il disturbo da avversione sessuale esiste, ma non "a sé stante"; piuttosto, come parte o come sintomo di un problema o di una condizione più ampia della persona (ad esempio: una persona con problemi psicologici per i quali non sopporta il contratto fisico, o l'intimità con altre persone, proverà anche avversione verso il sesso come parte del suo "problema"; d'altro canto, una persona asessuale può provare avversione all'idea dell'atto sessuale, esattamente come molte persone etero provano reale avversione all'idea di fare sesso con persone del loro stesso sesso e molte persone omo provano avversione all'idea di fare sesso con persone del sesso opposto / e se è legittimo per loro non ho mai capito perché non dovesse essere legittimo per noi, solo perché questi sentimenti di avversione sessuale riguarderebbero tutta la popolazione e non solo una parte).
per le donne i disturbi di desiderio sessuale e eccitazione sessuale sono stati uniti in un unica diagnosi: il Disturbo dell’Interesse/Eccitazione Sessuale. Per l’uomo, è stato mantenuto il Disturbo da Desiderio Sessuale Ipoattivo (HSDD).
Non capisco la necessità di separare i sessi biologici in questo, ma vabbè, loro conoscono l'argomento senz'altro meglio di me. Ma che differenza c'è fra desiderio, interesse ed eccitazione?
Seguendo i consigli della AVEN DSM Taskforce, ad entrambi i paragrafi è stato aggiunto che “la diagnosi non dovrebbe essere applicata a persone che si identificano come asessuali”, anche se ciò è presente solo nel Manuale di supporto, e non nei Criteri Diagnostici.
Un bel passo verso il politically correct, ma in realtà nulla proibisce che una persona asessuale, oltre ad essere asessuale ben inteso, soffra anche di uno di quei disturbi, senza che le cose siano per forza collegate (cito a riprova la distinzione che noi facciamo tra desiderio e attrazione); tuttavia è pur vero che, per un asessuale, magari avere una bassa libido non è certo un problema (non più di quanto sarebbe, per un vegano, l'incapacità di digerire il latte).
È molto apprezzabile che abbiano inserito quel riferimento all'asessualitá, ma sarebbe più utile se in qualche punto del manuale spiegassero anche che cos'è, se no sembra un'etichetta che ci si appiccica a piacere per evitare la diagnosi dei suddetti disturbi.


Grazie per aver scritto e postato questo articolo! :)
Non ci sarò quando verrai a cercarmi nel sole... che la tua vita non è la mia, io sarò già andato via... [Angelo Branduardi, Lamento di un uomo di neve]

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