Nell'ottica di uno spunto costruttivo...
Inviato: sab apr 29, 2017 6:28 pm
Buon pomeriggio a tutta la comunità!
Una premessa doverosa… quello che andrò a scrivere, è meramente finalizzato ad un confronto/sprone costruttivo. Non c’è, pertanto, alcuna volontà di sollevarne polveroni come di generarne dispute “fratricide”. Se siamo qui, evidentemente, è perché siam tutti dalla stessa parte.
Al dunque…
Un mesetto fa (o comunque poco più), mi son trovato difronte ad un bivio: palesarmi/confrontarmi sul gruppo Facebook? oppure sul forum di AVEN? Ho scelto quest’ultimo.
Per una serie, per nulla marginali, di ragioni.
Essenzialmente, di primo acchito, per la rilassatezza o comunque l’elasticità/varietà inerente le “trattazioni”.
Perché sarò molto schietto: su Facebook, proprio non mi è piaciuto un certo atteggiamento dai ferrei “paletti”. Esternato, credo -spulciando un po’ la pagina-, da coloro che di AVEN ne sono un po’ i “portabandiera” o se si preferisce, da coloro che in qualche modo incarnano “un riferimento” .
Ai quali, comunque nulla toglierà il mio appunto, ai meriti (ed alla lungimiranza) nell’ aver tirato su una piattaforma che ha una sua precisa funzionalità sociale.
Nel particolare, ho colto una certa intransigenza nei confronti di chi, magari appena approdato sullo “spazio” AVEN; chiedeva lumi circa l’utilizzazione di asterischi, piuttosto che sull’adesione al movimento LGBT…
Venendo, oltretutto (e a mio personale avviso con scarso tatto), tacciato di atteggiamenti provocatori in quanto, “macchiatosi” unicamente di un deragliamento da off topic (o fuori “diktat”?).
Con conseguente “gogna” all’intera utenza.
Tutto questo, proprio non mi è piaciuto. E non vuol essere -chiaramente- , una critica sul personale. Non potrebbe esserlo. Non conosco personalmente i principali "referenti" ed anche ammesso, muovo la critica riferendola al solo “modus” con precisa finalità di costrutto.
Sempre sulla strada della franchezza… l’impressione che da “neofita” ho avvertito, è che “i riferimenti” (nelle persone degli admin), tendano in qualche maniera a tracciarne delle linee guida. Queste vanno bene, anzi benissimo, se attinenti alla “forma”, se questa è funzionale a render lo “spazio” ordinato e maggiormente fruibile/godibile nei suoi contenuti.
Un po’ meno bene, quando l’affermazione autoritaria è invece dirottata sui contenuti.
E utilizzo volutamente “l’ autoritarietà” non per sarcasmo, ma perché convinto che in capo ai “riferimenti”, ve ne derivino pure delle responsabilità. In un’ accezione che non è sicuramente gravosa come da intendersi un onere, ma che rappresenta comunque una forma di responsabilità più o meno sostanziata.
Pertanto, potendo esser in qualche modo percepita come autoritaria l’affermazione degli stessi (atteso appunto il ruolo di riferimento), da parte di chi invece degli spazi ne è avventore “ultimo”;
ritengo vi sia necessità di maggiore cautela ed equilibrio.
Spendendomi sui contenuti dei quali riferisco; la stessa adesione apriorisitica - e mi pare ampliamente “caldeggiata”-, al movimento LGBT+, ritengo sia parecchio discutibile.
Rispettabile, confrontabile, ma non di certo estendibile semplicisticamente “erga asexes”.
Come pure, non conosco le ragioni che hanno portato all’ istituzione di una sede fisica presso l’arcigay Milano…
Potrebbe esser pure che queste siano state suggerite da ragioni di “opportunità” derivanti da rapporti interpersonali che ignoro; con relativa disponibilità dei responsabili arcigay nell’offrire tale opportunità.
Ma anche così fosse, lo troverei ugualmente inopportuno.
Credo che omosessuali e comunità tutta LGBT, abbiano validissime e legittime rivendicazioni da porre in essere, e per le quali - parere personale- , dovremmo tutti accompagnarli e sostenerli. Nei pride come in altre sedi.
Facendolo però nell’ “autonomia”di cittadini coscienti, responsabili. Non in quanto asex. E’ una solidarietà incondizionata da accordare a prescindere… ma non ci vedo neanche un rimasuglio di una qualche analogia con la sfera asessuale, eccetto il timbro di liberalità che ad ogni modo, dovrebbe accomunare tutti gli esseri con sale in zucca. Indipendentemente dai costumi sessuali.
Non me ne vogliate, ma io una rivendicazione asex proprio non riesco a trovarmela e in verità, nell’affermazione esasperata di tale orgoglio, ci vedo anche un che di irrispettoso/superficiale per quanti coloro davvero sgomitano e si trovano a dover far quadrato per ragioni e diritti ben più alti.
La rivendicazione di un orientamento sessuale? Non mi convince.
Si può essere orientanti verso chiunque, sia esso di altro sesso, del medesimo, come pure di entrambi. Non è un sugello scientifico a legittimarci.
Per alcuni l’indole è sessuale, per altri meno marcatamente sessuale, per altri ancora unicamente sentimentale. Il ventaglio è già abbastanza ampio. A noi la libertà nell’approccio.
Credo che a furia di battere ostinatamente questo relegamento da scaffale del supermarket, stiamo contribuendo a complicarcelo il mondo.
L’indole asessuale, talvolta rende difficoltosa unicamente la strada per il completamento affettivo di coppia (per chi lo nutrisse), ma eccetto questo, non ravviso particolari ostruzioni di ordine etico e socio giuridico. Non sono inoltre spinto da nessun particolare orgoglio, come pure non lo sarei se fossi una “sex machine”.
Ritengo pure, che un’ottica così esasperata dell’asessualità (con annesse logiche di “adesione”), converga più all’interno di un vicolo cieco, esclusivo ed autoindotto; piuttosto che verso l’approdo all’interno di un’“agorà” di logica inclusiva. Se poi le velleità sono di un circoletto autoreferenziale è ben altro discorso. Ma dal momento che si discorre di comunità, ragioniamo pure da comunità. Contemperiamo anche i diversi punti di vista.
Non dico di essermi imbattuto in proclamazioni perentorie del tipo: “Noi siamo affiliati ad LGBT e questo è quanto! Qui disponiamo noi. Se vi piace è bene, altrimenti “sciò”!” ma, mi ripeterò, l’indirizzo adesivo ed il caldeggiamento dello stesso, sono tangibili.
Magari non mi dispiacerebbe pure riceverne “lumi”, dal momento che dalla mia ottica, parliamo di un movimento, quello LGBT, ben più complesso e differente. Privo di analogie.
Ma tornando al principio… ci sono persone, spesso anche molto giovani, che approdano agli spazi Aven in momenti che possono pure rappresentarsi come emotivamente particolari. Per queste persone (e mi ci metto anch’io), la “corrente” battuta, può portare pure a scarsa, se non nulla, identificazione.
Al contempo, però, si potrebbe esser portati a prender l' incanalatura “per buona e giusta”. Proprio poiché promossa da coloro i quali rappresentano “il riferimento”.
La cosa, oltre a poter generare confusione, potrebbe comportare una conforme e sommaria accettazione passiva, oppure, peggio ancora, il darsi a gambe levate dalla soglia asessuale (magari dopo che nella stessa si eran trovati un sollievo, un'identificazione, un momento di condivisione fuori portata nel quotidiano… con conseguente ed ulteriore contraccolpo emotivo.
Qualsiasi sia l’opzione, non credo grosso modo rappresenti il massimo... nè per chi se ne allontana, nè per chi alla fin fine, sceglie comunque di aderirla la comunità, né tantomeno, per i “padri fondatori” che nel realizzare e premunire questo spazio, immagino fossero ispirati da ben altri propositi convergenti.
Ritengo quindi che nell’ottica di comunità, e in diretta derivazione a certe "responsabilità", l'approccio necessiti di maggior ponderazione.
Anche la stessa logica degli asterischi a strizzare l’occhio o a salvaguardia di un non ho ben capito fine, credo sia molto poco funzionale oltre che ad essere, a mio parere, cavillosamente superflua.
C’è un insieme di elementi che ritengo non faciliti nemmeno esternamente una corretta visuale sul punto di vista asessuale (semmai internamente se ne avesse interesse), e in qualche modo, ne distorca la comprensione.
Prima di additare gli altri di vilipendio, ignoranza o altro oltraggio alla "cifra" asex, domandiamoci… e se fossimo noi i fattivi contributori di un’immagine sfalsata?
Spero di esser stato convenuto nel proposito.
Una premessa doverosa… quello che andrò a scrivere, è meramente finalizzato ad un confronto/sprone costruttivo. Non c’è, pertanto, alcuna volontà di sollevarne polveroni come di generarne dispute “fratricide”. Se siamo qui, evidentemente, è perché siam tutti dalla stessa parte.
Al dunque…
Un mesetto fa (o comunque poco più), mi son trovato difronte ad un bivio: palesarmi/confrontarmi sul gruppo Facebook? oppure sul forum di AVEN? Ho scelto quest’ultimo.
Per una serie, per nulla marginali, di ragioni.
Essenzialmente, di primo acchito, per la rilassatezza o comunque l’elasticità/varietà inerente le “trattazioni”.
Perché sarò molto schietto: su Facebook, proprio non mi è piaciuto un certo atteggiamento dai ferrei “paletti”. Esternato, credo -spulciando un po’ la pagina-, da coloro che di AVEN ne sono un po’ i “portabandiera” o se si preferisce, da coloro che in qualche modo incarnano “un riferimento” .
Ai quali, comunque nulla toglierà il mio appunto, ai meriti (ed alla lungimiranza) nell’ aver tirato su una piattaforma che ha una sua precisa funzionalità sociale.
Nel particolare, ho colto una certa intransigenza nei confronti di chi, magari appena approdato sullo “spazio” AVEN; chiedeva lumi circa l’utilizzazione di asterischi, piuttosto che sull’adesione al movimento LGBT…
Venendo, oltretutto (e a mio personale avviso con scarso tatto), tacciato di atteggiamenti provocatori in quanto, “macchiatosi” unicamente di un deragliamento da off topic (o fuori “diktat”?).
Con conseguente “gogna” all’intera utenza.
Tutto questo, proprio non mi è piaciuto. E non vuol essere -chiaramente- , una critica sul personale. Non potrebbe esserlo. Non conosco personalmente i principali "referenti" ed anche ammesso, muovo la critica riferendola al solo “modus” con precisa finalità di costrutto.
Sempre sulla strada della franchezza… l’impressione che da “neofita” ho avvertito, è che “i riferimenti” (nelle persone degli admin), tendano in qualche maniera a tracciarne delle linee guida. Queste vanno bene, anzi benissimo, se attinenti alla “forma”, se questa è funzionale a render lo “spazio” ordinato e maggiormente fruibile/godibile nei suoi contenuti.
Un po’ meno bene, quando l’affermazione autoritaria è invece dirottata sui contenuti.
E utilizzo volutamente “l’ autoritarietà” non per sarcasmo, ma perché convinto che in capo ai “riferimenti”, ve ne derivino pure delle responsabilità. In un’ accezione che non è sicuramente gravosa come da intendersi un onere, ma che rappresenta comunque una forma di responsabilità più o meno sostanziata.
Pertanto, potendo esser in qualche modo percepita come autoritaria l’affermazione degli stessi (atteso appunto il ruolo di riferimento), da parte di chi invece degli spazi ne è avventore “ultimo”;
ritengo vi sia necessità di maggiore cautela ed equilibrio.
Spendendomi sui contenuti dei quali riferisco; la stessa adesione apriorisitica - e mi pare ampliamente “caldeggiata”-, al movimento LGBT+, ritengo sia parecchio discutibile.
Rispettabile, confrontabile, ma non di certo estendibile semplicisticamente “erga asexes”.
Come pure, non conosco le ragioni che hanno portato all’ istituzione di una sede fisica presso l’arcigay Milano…
Potrebbe esser pure che queste siano state suggerite da ragioni di “opportunità” derivanti da rapporti interpersonali che ignoro; con relativa disponibilità dei responsabili arcigay nell’offrire tale opportunità.
Ma anche così fosse, lo troverei ugualmente inopportuno.
Credo che omosessuali e comunità tutta LGBT, abbiano validissime e legittime rivendicazioni da porre in essere, e per le quali - parere personale- , dovremmo tutti accompagnarli e sostenerli. Nei pride come in altre sedi.
Facendolo però nell’ “autonomia”di cittadini coscienti, responsabili. Non in quanto asex. E’ una solidarietà incondizionata da accordare a prescindere… ma non ci vedo neanche un rimasuglio di una qualche analogia con la sfera asessuale, eccetto il timbro di liberalità che ad ogni modo, dovrebbe accomunare tutti gli esseri con sale in zucca. Indipendentemente dai costumi sessuali.
Non me ne vogliate, ma io una rivendicazione asex proprio non riesco a trovarmela e in verità, nell’affermazione esasperata di tale orgoglio, ci vedo anche un che di irrispettoso/superficiale per quanti coloro davvero sgomitano e si trovano a dover far quadrato per ragioni e diritti ben più alti.
La rivendicazione di un orientamento sessuale? Non mi convince.
Si può essere orientanti verso chiunque, sia esso di altro sesso, del medesimo, come pure di entrambi. Non è un sugello scientifico a legittimarci.
Per alcuni l’indole è sessuale, per altri meno marcatamente sessuale, per altri ancora unicamente sentimentale. Il ventaglio è già abbastanza ampio. A noi la libertà nell’approccio.
Credo che a furia di battere ostinatamente questo relegamento da scaffale del supermarket, stiamo contribuendo a complicarcelo il mondo.
L’indole asessuale, talvolta rende difficoltosa unicamente la strada per il completamento affettivo di coppia (per chi lo nutrisse), ma eccetto questo, non ravviso particolari ostruzioni di ordine etico e socio giuridico. Non sono inoltre spinto da nessun particolare orgoglio, come pure non lo sarei se fossi una “sex machine”.
Ritengo pure, che un’ottica così esasperata dell’asessualità (con annesse logiche di “adesione”), converga più all’interno di un vicolo cieco, esclusivo ed autoindotto; piuttosto che verso l’approdo all’interno di un’“agorà” di logica inclusiva. Se poi le velleità sono di un circoletto autoreferenziale è ben altro discorso. Ma dal momento che si discorre di comunità, ragioniamo pure da comunità. Contemperiamo anche i diversi punti di vista.
Non dico di essermi imbattuto in proclamazioni perentorie del tipo: “Noi siamo affiliati ad LGBT e questo è quanto! Qui disponiamo noi. Se vi piace è bene, altrimenti “sciò”!” ma, mi ripeterò, l’indirizzo adesivo ed il caldeggiamento dello stesso, sono tangibili.
Magari non mi dispiacerebbe pure riceverne “lumi”, dal momento che dalla mia ottica, parliamo di un movimento, quello LGBT, ben più complesso e differente. Privo di analogie.
Ma tornando al principio… ci sono persone, spesso anche molto giovani, che approdano agli spazi Aven in momenti che possono pure rappresentarsi come emotivamente particolari. Per queste persone (e mi ci metto anch’io), la “corrente” battuta, può portare pure a scarsa, se non nulla, identificazione.
Al contempo, però, si potrebbe esser portati a prender l' incanalatura “per buona e giusta”. Proprio poiché promossa da coloro i quali rappresentano “il riferimento”.
La cosa, oltre a poter generare confusione, potrebbe comportare una conforme e sommaria accettazione passiva, oppure, peggio ancora, il darsi a gambe levate dalla soglia asessuale (magari dopo che nella stessa si eran trovati un sollievo, un'identificazione, un momento di condivisione fuori portata nel quotidiano… con conseguente ed ulteriore contraccolpo emotivo.
Qualsiasi sia l’opzione, non credo grosso modo rappresenti il massimo... nè per chi se ne allontana, nè per chi alla fin fine, sceglie comunque di aderirla la comunità, né tantomeno, per i “padri fondatori” che nel realizzare e premunire questo spazio, immagino fossero ispirati da ben altri propositi convergenti.
Ritengo quindi che nell’ottica di comunità, e in diretta derivazione a certe "responsabilità", l'approccio necessiti di maggior ponderazione.
Anche la stessa logica degli asterischi a strizzare l’occhio o a salvaguardia di un non ho ben capito fine, credo sia molto poco funzionale oltre che ad essere, a mio parere, cavillosamente superflua.
C’è un insieme di elementi che ritengo non faciliti nemmeno esternamente una corretta visuale sul punto di vista asessuale (semmai internamente se ne avesse interesse), e in qualche modo, ne distorca la comprensione.
Prima di additare gli altri di vilipendio, ignoranza o altro oltraggio alla "cifra" asex, domandiamoci… e se fossimo noi i fattivi contributori di un’immagine sfalsata?
Spero di esser stato convenuto nel proposito.