Anzitutto, non hai sbagliato con quella tua amica, una situazione simile è capitata anche a me. Qua si scontrano la libertà della donna di vestirsi come più le aggrada (tema delicato, basta pensare che ancora oggi, nel 2017, persiste la mentalità del "se l'è cercata" solo per come si è vestita), la libertà degli astanti a sentirsi anche a disagio, con il conseguente buon senso. Ad esempio la mia amica si vestiva sempre in maniera molto succinta ed aderente, diciamo generoso, ben conscia dell'effetto, non che la cosa mi turbasse, ad infastidirmi era il fatto di essere inevitabilmente al centro della scena ovunque ci trovassimo, se per lei era naturale, per me era una situazione disagevole. Per restare sul tema luoghi comuni: in quei frangenti si percepiva palpabile l'interesse neanche tanto celate delle donne presenti indirizzato a me. Semplice reazione psicologica. Questo per abbozzare le sfumature di una situazione di per se banale. Resta il fatto che una reazione stizzita con tanto di offese è un tantino spropositata per una richiesta lecita. Forse era il tono che hai usato, forse stanchezza, forse appunto voleva fare colpo su di te, con le congetture non si va lontano, eh. Magari avete chiarito, spesso è un malinteso a generare i conflitti più insanabili.J.P.Klondike ha scritto:Avete entrambi punti a favore e contro. Bella discussione. Però su una cosa devo dare ragione a Bianca, una donna che rifiuti è norma socialmente accettata, e i maschi per ripicca e sessismo tendono come dici a chiamarle in malo modo. Ma è un comportamento che il più delle volte, per fortuna, nasce e finisce tra il gruppo di amico dove il rifiutato può sfogare la delusione in sicurezza e passare oltre.
Io però posso assicurare che un uomo che rifiuta sarà etichettato per sempre come strano, stronzo e malato. E a differenza degli uomini rifiutati, le donne non hanno problemi a sputtanarti a giro zempre e comunque, o a riversarti a dosso la loro rabbia per essere state rifiutate. Mi è successo più di una volta. Mi hanno chiamato nei peggio modi, e sparlato di me anche peggio. Sono stato oggetto di rabbia, ripicche e fastidiosissime azioni volte a "farmi stare meglio perché di sicuro te stai male". E tutto da parte di ragazze della mia età, quindi giovani, emancipate.
Questo non per dire che le donne sono più stronze e cattive, non lo dorei mai e poi mai, ma solo che anche loro sono invischiate ancora in arretrate usanze e luoghi comuni. E che questa fanfomatica emancipazione dal ruolo di femmina è ancora ben lontana.
Una volta ho fatto notare ad un'amica che non c'era bisogno di farmi vedere le tette tutte le volte che si passava la serata insieme a vedere un film, che si poteva vestire senza mostrarmi tutto. Magari con un paio di jeans e una felpa? Apriti cielo. Stronzo è stato l'appellativo più carino ricevuto, e non mi ha più parlato. Eppure ancora oggi non mk sembra di aver fatto allora una richiesta fuori dal mondo, o no? Sei mia amica, siamo qua a vedere un film, telefilm, perchè vestirsi così? E non mi si venga a dire "abiti casual". Una donna sa bene, quando si veste, cosa vuole mostrare e cosa no.
Ho sbagliato? Dovevo stare zitto e godermi lavista come altro uomo sessuale? Non so, di sicuro mi sarei risparmiato diverze offese.
Sul fatto che una donna che rifiuti sia norma socialmente accettata non ho nulla da ridire. Sostengo solo che negli ultimi anni per reazione ad una aggressività femminile percepita (ed alimentata da parte del movimento femminista, con la creazione dei blocchi contrapposti "noi-loro" "giusto-sbagliato") la ripicca maschile non si esaurisce più in uno sfogo più o meno articolato nel gruppo, nella "compagnia", ma si è spostata sul virtuale con effetti amplificati (si trova un articolo dell'Espresso al riguardo). La misoginia diffusa ha dato tra le altre cose anche l'input alla nascita del movimento pseudo-culturale-edonistico denominato "Pick-up artists" (abbreviato in PUA) in cui con tanto di corsi a pagamento si insegna a ridurre la donna ad un mero oggetto di cui disporre, un "target" da conquistare e manipolare. Altri gruppi ancora coltivano all'esasperazione la misoginia, riversando sulle donne la colpa dei propri fallimenti personali. Inutile dire che l'ambiente sconfinato di internet amplifica anche le animosità, con effetti deleteri.
Parli della tua esperienza, che ricalca anche il mio vissuto, come ho scritto, sentirmi dire tra le altre cose che sarei da curare, che è tutta una scusa, una balla per defilarmi, per paura o quant'altro, compreso il nascondere la mia presunta omosessualità, perdere un'amicizia decennale solo per aver rifiutato il "sesso consolatorio" (questo meriterebbe un thread dedicato) con seguito di polemiche, tutto questa è zavorra con la quale ho avuto e avrò il mio daffare per digerirla e superarla, per non farmi condizionare ad ogni piè sospinto l'esistenza. Ad esempio mi ci è voluto un tot per imparare a non farmi buttare giù dai ripetuti sottolineamenti al mio essere single, a non essere riuscito a trovare qualcuna con cui mettere su famiglia. Resta il fatto che a volte è una fatica, ripeto quanto ho scritto, a volte vorrei tendere alla solitudine, starmene tranquillo, ma non è nella mia natura, allora cosa resta? rimboccarsi le maniche e cercare di guardare avanti.
Questo non per dire che le donne sono più stronze e cattive, non lo direi mai e poi mai, ma solo che anche loro sono invischiate ancora in arretrate usanze e luoghi comuni. E che questa fantomatica emancipazione dal ruolo di femmina è ancora ben lontana.
Ecco, questo riassume egregiamente quanto penso: non si può imputare ad un gruppo (forse sarebbe il caso di scrivere "fazione") qualità positive o negative esclusive; vi sono delle tendenze, indubbiamente, ma nulla che possa essere assunto a criterio peculiare. Come succede spesso, gli "-ismi" portano si cambiamenti, ma poco ponderati e sopratutto quasi mai condivisi dalla maggioranza delle persone che definiscono una società, richiamando diffidenze ed antagonismi, quindi deterioramento nei rapporti interpersonali.
Ultima riflessione: non è facile per nessuno, per gli asessuali meno che meno. Che siano donne o uomini, ognuno ha le proprie battaglie da condurre. Un esempio fra tanti: arrivare ai cinquanta è oggigiorno meno traumatico per gli uomini che per le donne; lo sterotipo dominante vede l'uomo all'apice della carriera, del potere, accompagnato ad una compagna più giovane, la donna invece meno desiderabile, richiesta, messa da parte: una volta di più vale la pena volgere lo sguardo alle Star di Hollywood ed ai compensi, le attrici ultra-cinquantenni faticano il doppio dei loro colleghi per trovare ingaggi. Andare oltre alle etichette, ai pregiudizi, al tertium non datur manicheistico è più che mai essenziale, anche nel rapporto tra i sessi.