Il (mio) dilemma da asessuale

Per tutto ciò che riguarda l'asessualità e gli asessuali.
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Il (mio) dilemma da asessuale

Messaggio da SoItIs »

Traggo spunto da una recente risposta di Edward http://www.asexuality.org/it/viewtopic. ... 11#p145677 nella quale accenna alle “bugie asessuali”, alle quali io stesso in passato per insicurezza sono ricorso per accampare scuse per procrastinare il rapporto sessuale con esiti che definirei totalmente insoddisfacenti, in quanto inevitabilmente compromettevano sino alla rottura la relazione interpersonale, con rammarichi, sensi di colpa, rimpianti. Agivo senza esperienza, cozzando peraltro contro la mia convinzione che una qualsiasi relazione per poter funzionare necessiti di un iniziale credito di fiducia, contraccambiato e perpetuato, e per ciò stesso richiede sincerità (in estrema sintesi, per non divagare).

Compreso col tempo il mio sbaglio e resomi conto appieno delle implicazioni del tacere o meglio, del voler nascondere la mia asessualità, ho scelto di palesarla, in ogni contesto cogente (contesto che tipicamente, ma non esclusivamente, può essere la fase iniziale di una relazione sentimentale), tempestivamente, evitando le situazione aut-aut. Anche perché il mio orientamento non è né una scelta, né qualcosa di impostomi o indotto da esperienze negative; semplicemente è un “come sono”, qualcosa di intimamente mio che non ho motivo di ostentare né di condividere senza motivo e senza criterio. Come non lo ostento, neppure voglio nasconderlo a chi ritengo abbia diritto di sapere. Direi che la reticenza in questi casi è fuori luogo, la schiettezza indispensabile, l'umiltà da non trascurare.

Mi sono trovato così negli anni a dover fare ripetutamente i conti con quello che nel titolo ho definito “dilemma asessuale” - “mio”, per non generalizzare -. Dilemma, in quanto mi sono dovuto confrontare a ripetizione con incomprensione (sino a sentenze del tipo “non esiste”, “sei malato”, “sei fuori di testa”, ancora, le accuse di accampare una misera scusa per non ammettere il mio disinteressamento ovvero la mia insicurezza; ancora, di coprire la mia presunta omosessualità). Reazioni ricorrenti, qualche volta assurde, talune volte permeate perfino di astio; comprendo perfettamente se una persona confrontata con il concetto dell'asessualità non sappia che pesci pigliare, capisco perfino una reazione sconcertata, perplessa, delusa, la ricerca affannosa di una spiegazione di comodo, insomma, le comuni reazioni a caldo innanzi a qualcosa di nuovo, sconosciuto; quello che però mi ha sempre lasciato basito è la totale assenza di discernimento, con l'inevitabile “run away” ovvero uscita di scena con porta sbattuta, senza possibilità di appello. In definitiva, la relazione condensata in quest'unico dettaglio da cui pare debba dipendere tutto.

I termini del dilemma: “tacere, salvo mentire in caso di necessità” e “ammissione e probabile incomprensione”. Esito comune ad entrambe (verificatosi, certo non scontato): compromissione fatale della relazione interpersonale.
Relegando in un cantone il manicheismo con il suo ragionare per opposti, aggiungerei che potrei scegliere tra ulteriori opzioni: esacerbare la bugia, tacendo, mettendo da parte ogni scrupolo, e recitando una parte. Ancora, potrei evitare a priori ogni situazione che mi ponga innanzi al dilemma. Iper soluzione questa che per me sarebbe impraticabile, in quanto mi condannerebbe all'estremo dell'asocialità. La recita implicherebbe la perdita di ogni spontaneità e quindi una soffocante forzatura a cui non aspiro, l'ipocrisia mi condurrebbe a sensi di vuoto esistenziale. Altre iper soluzioni non penso debba metterle per iscritto, ognuno trova, adotta o scarta le proprie.

Conclusione: non posso che persistere nel procedere come sopra ho descritto, evitando menzogne e recite, mettendo in conto che si verifichi ancora la possibilità di restare con un nulla. Non un arrabattarsi, ma semmai un lento incedere, ben sapendo che non è un'impresa impossibile.

Qual'è la vostra esperienza? Se vi va, discutiamone apertamente.
Grazie in ogni caso per il tempo dedicatomi!!

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Bianca
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Re: Il (mio) dilemma da asessuale

Messaggio da Bianca »

Come ti spieghi bene e con quale eleganza!
Ho pensato tante volte a come mi sarei comportata io nell'adolescenza e poi nelle età successive, se avessi scoperto che in me non vi era nessuna o poca attrazione nei confronti dei ragazzi sotto l'aspetto sessuale.
Non avrei saputo darle un nome, ma sicuramente mi sarei posta mille domande, perchè per me era importante vivere un amore e anche avere dei figli.

Penso che le bugie asessuali le usino tutti, nei momenti in cui si sentono messi alle strette, quando la persona che hanno davanti aspetta delle risposte che non sono dettate da curiosità, ma da vero interesse.
Sì, qualsiasi relazione, anche di semplice amicizia, richiede lealtà.
L'altro, se pure rispettoso, se pure attento a non urtare una sensibilità che io ho percepito profonda negli asessuali, si sente perduto, si smarrisce se non riceve risposte, ha bisogno di capire e se riceve solo bugie, entra in sofferenza.

Tu hai capito che tacere è scorretto, pur avendo il diritto di non sbandierare un "come sono" con chiunque.
Dire un "io sono così", non solo è un gesto di umiltà, ma anche di grande intelligenza, perchè vuol dire che la persona ha capito di non possedere una condizione sottovalutante.
E' brutta l'uscita di scena con porta sbattuta e solo a pensarci mi viene da dire che, per evitare questa reazione, si possano perdonare tutte le bugie di questo mondo.
I commenti senza appello, le supposizioni di omosessualità, anche una sorta di disprezzo o i sentimenti di astio e profonda incomprensione, li conosciamo ormai tutti.

Dover scegliere tra il tacere, l'ammettere, ricevere incomprensioni, vivere degli addii senza appello, mentire, recitare, diventare asociali, essere ipocriti e sempre supercontrollati, penso siano tutte "soluzioni" che, forse, nell'immediato, funzionano, ma sono offensive e dolorose per chi, interessato, le riceve.

Ti ringrazio a nome di tutti i sessuali interessati ad un asessuale, se manterrai la tua decisione di essere sincero e di credere che nessuna impresa è impossibile.

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SoItIs
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Re: Il (mio) dilemma da asessuale

Messaggio da SoItIs »

Ciao Bianca, confesso di essere un pizzico imbarazzato per il complimento, diciamo che in questo lunedi uggioso sono nello stato di grazia di chi nei giorni scorsi, dedicandosi a vari lavori manuali e casalinghi, è riuscito a liberare la mente da quel guazzabuglio di pensieri indotti dalle facende quotidiane, lavoro in primis. Ecco, per me i fine settimana servono a questo: baratto la stanchezza mentale con la stanchezza fisica, l'essere online con un analogico off-line. Riesco a mettere ordine nella testa, e qualche volta in mezzo alle elucubrazioni trovo perfino l'ispirazione per qualche modesta riflessione che vale la pena condividere.
Per concludere questo piccolo o.t.: Grazie a te per i tuoi interventi, anche tu sei corretta e rispettosa e ti esprimi con eleganza, è un piacere scrivere e leggere trovando persone così, e su questo forum mi stupisco quante ce ne siano di questo stampo. Vedi, è anche per questo che sono visceralmente convinto che per ogni impresa non si debbano porre i termini "possibile-impossibile" quanto piuttosto "probabili-improbabile". Qualcuno dirà che è un sofismo, io so solo che ci sono arrivato dopo essere caduto e essermi rialzato una volta dopo l'altra; fossi andato avanti senza pormi problemi, scegliendo la via più facile, forse mi sarei risparmiato un bel po di dolore. Ma a che prezzo? Basta guardarsi intorno, affrontare la realtà come già ho scritto, senza pregiudizi, senza le lenti distorcenti dei vari "-ismi" ma con discernimento, senza paura di sporcarsi le mani, con curiosità ed empatia, senza essere invadenti, ma con voglia di imparare senza pretendere di insegnare. Se poi litigo con l'Amore... mmm, se sinora l'aspirazione ad un legame amoroso (permettimi la sintesi estrema) non ha trovato soddisfazione, a dirla con le parole di Natile Imbruglia in "Torn": "...Illusion never changed into something real", posso ritenermi fortunato con le amicizie -e queste forse non sono che una delle infinite parvenze che assume l'Amore?-; non mollo, vado avanti, senza dare spazio alla disperazione alimentata dalla atavica ma inutile paura di restare soli.
Una volta ho letto che "non si prendono le favole degli altri per farle finire male". Ecco, semplice, incisiva, una frase che racchiude in se tutto, basta saperla leggere.

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Bianca
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Re: Il (mio) dilemma da asessuale

Messaggio da Bianca »

Anche a me è capitato spesso di sostituire la stanchezza mentale con quella fisica. Anche perchè la stanchezza mentale, sovente non mi lasciava dormire, mentre quella fisica, mi faceva crollare.
Conoscevo un medico che lavorava in un reparto molto pesante.Tutto il tempo libero, lo passava a zappare nel suo orto.
Era un modo per scaricare le tensioni e non farsi travolgere dal coinvolgimento.

Dire improbabile, non è così escludente come dire impossibile e anche a me piace lasciare sempre una porta aperta.
Qualche anno fa, se mi avessero detto che avrei scritto su Aven, lo avrei ritenuto assolutamente impossibile...invece.....

Una volontà che in me non viene mai meno, è proprio quella di imparare e cerco di pormi in modo umile, nei confronti di chi penso possa insegnarmi qualcosa, perchè lo sa fare bene, anche quando è più giovane di me, anche quando non dimostra, in generale, una grande cultura.

Siccome, se io potessi, prenderei sempre le favole altrui per dar loro un felice finale, sono contenta che tu sia un guerriero, che le paure non ti abbattano, che la disperazione non prenda il sopravvento, che le amicizie riempiano la tua vita e che tu continui a vedere nell'amore una "probabile" causa di felicità.

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Re: Il (mio) dilemma da asessuale

Messaggio da SoItIs »

Già, l'orto è una manna, come tutti i lavori che ti permettono di sperimentare il rapimento tipico di quando eravamo bambini, ore passate piacevolmente senza pensieri. La mia salvezza, nel vero senso della parola. A proposito di medici: otto anni di servizio in ambulanza mi hanno aperto gli occhi, ci sono stati momenti tragici, lieti, ho visto con i miei occhi gli estremi di cui sono capaci le persone, in positivo ma anche in negativo. Anche per questo riesco ad affrontare un po meglio i problemi che inevitabilmente si presentano. Hai scritto bene, "nell'amore vedo una probabile causa di felicità". Penso sia fondamentale non focalizzarsi troppo su un obiettivo, proiettandovi i nostri desideri, fino al nostro benessere o meno. È questa idealizzazione che causa frustrazioni, la realtà mai rispecchierà l'immagine perfetta che abbiamo creato in testa. Comprenderlo è un importante passo in avanti per trovare un equilibrio. Prima ha scritto che
L'altro, se pure rispettoso, se pure attento a non urtare una sensibilità che io ho percepito profonda negli asessuali, si sente perduto, si smarrisce se non riceve risposte, ha bisogno di capire e se riceve solo bugie, entra in sofferenza
.
Vero, verissimo. In qualsiasi relazione non patologica (è importante questa distinzione) ciascuno si interroga sulla natura della relazione, ecco perchè parlo di condivisione: ciascuno ha diritto di ricevere una risposta, va da sé che questa debba essere scevra da ogni menzogna od omissione; l'agire responsabile richiede che ciascuno sia sincero e che si adoperi per evitare l'insorgere di qualsivoglia incomprensione e quindi, in ultima analisi, della rottura della relazione.

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Bianca
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Re: Il (mio) dilemma da asessuale

Messaggio da Bianca »

La condivisione è la cosa più importante.
Un legame è inesistente se non contempla la condivisione, che comprende le cose importanti, ma anche quelle piccole.
L'amore a me ha dato molto, moltissimo e io non riesco ad evitare di aspettarmi ancora tanto.

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